‘Il Grande Balzo in Avanti’ maoista: il più grande sterminio della Storia mondiale

Di Jack Phillips

Molti suppongono che l’Olocausto di Adolf Hitler, le purghe di Joseph Stalin, l’Holodomor in Ucraina, o forse il massacro dei nativi americani nel Nuovo Mondo, siano stati i peggiori omicidi di massa della storia, ma pochi sanno che Mao li ha superati tutti in quantità di morti e in un arco di tempo ancora più breve.

Nel giro di soli 4 anni, tra il 1958 e il 1962, milioni di persone sono morte a causa di quel progetto fallimentare dell’ex leader del Partito Comunista Cinese Mao Zedong, da lui chiamato ‘Il Grande Balzo in Avanti’, con il quale pensava di poter trasformare all’istante i contadini cinesi in masse collettiviste ben organizzate nelle comuni popolari, e passare così in un paio d’anni da economia feudale a grande potenza industriale, al pari dell’Inghilterra o degli Stati Uniti.

Lo storico Frank Dikötter, noto per i suoi studi sul ‘Grande Balzo in Avanti’, ha affermato che recentemente il Partito Comunista Cinese sta rendendo pubblici sempre più documenti che descrivono la carestia e gli spargimenti di sangue di quell’epoca.

Secondo lo storico, autore di La Grande Carestia di Mao, il Grande Balzo in Avanti avrebbe ucciso circa 45 milioni di persone.

L’autore afferma che questo progetto si è rivelato un disastro, uccidendo decine di milioni di persone per fame, ma che non è stata solo la fame a lasciare innumerevoli morti, perché i nuovi dati mostrano che nello stesso arco di tempo diversi milioni di persone sono state torturate a morte o giustiziate sommariamente.

Per esempio, «un ragazzo rubò una manciata di grano in un villaggio dello Hunan e il capo locale Xiong Dechang costrinse suo padre a seppellirlo vivo»; il padre morì pochi giorni dopo a causa del trauma e del dolore.

In un altro caso persino più brutale, un uomo di nome Wang Ziyou era stato accusato di aver dissotterrato una patata; per punizione i funzionari gli hanno tagliato un orecchio, «le gambe gli sono state legate con un filo di ferro, una pietra di dieci chili è stata fatta cadere sulla sua schiena e poi è stato marchiato con uno strumento sfrigolante».

Conteporaneamente, durante ‘Il Grande Balzo in Avanti’, la carenza di cibo è stata usata come mezzo per eliminare molte persone.
Scrive Dikötter: «In tutto il Paese, coloro che erano troppo malati per lavorare venivano regolarmente tagliati fuori dalle forniture di cibo. I malati, le persone vulnerabili e gli anziani erano banditi dalla mensa, poiché i quadri trovavano ispirazione nel motto di Lenin: “Chi non lavora non mangia”».

Secondo i resoconti storici delle riunioni dei dirigenti del Partito Comunista Cinese, Mao era pienamente consapevole di quello che stava accadendo (una carestia senza precedenti nella storia della Cina), ma nonostante questo scelse di andare avanti con il suo piano.

Dikötter ha trovato anche nuove prove di abusi da parte del Pcc nei primi anni ’50. In molti villaggi cinesi, i capi locali della zona furono torturati, umiliati e giustiziati mentre la loro terra veniva ridistribuita agli attivisti del Pcc, che usavano contadini e teppisti per compiere le loro brutalità. Lo stesso Liu Shaoqi, il secondo in comando del Partito Comunista Cinese, notando che la violenza stava andando fuori controllo, scrisse: «Quanto ai modi in cui le persone vengono uccise, alcune sono sepolte vive, altre sono giustiziate, altre sono fatte a pezzi, e tra coloro che vengono strangolati o massacrati a morte, alcuni dei corpi sono appesi agli alberi o alle porte».

Qualche anno dopo, in reazione al fallimento del Grande Balzo in Avanti e alla conseguente crisi economica, Mao avrebbe lanciato la sua devastante ‘Rivoluzione culturale’, che durò dal 1966 al 1976, portando al massimo livello il culto della sua persona con la scusa di «schiacciare le persone autorevoli che stanno prendendo la strada del capitalismo»; il vero intento era quello di eliminare ogni oppositore all’interno del Partito e spazzare via la cultura tradizionale cinese.

Secondo Dikötter, durante la Rivoluzione Culturale sono morte almeno due milioni di persone, mentre diversi milioni di cinesi sono stati imprigionati, ma gli omicidi di massa non sono stati la cosa peggiore durante la rivoluzione culturale; nel maggio 2016 lo scrittore ha dichiarato alla National Public Radio: «Rispetto alla ‘Grande Carestia di Mao’, avvenuta dal ’58 al ’62, questa sembra essere una cifra piuttosto bassa [due milioni di morti, ndr]. Ma il punto è che non è tanto la morte a caratterizzare la Rivoluzione culturale, quanto il trauma. Il modo in cui le persone sono state messe l’una contro l’altra; erano obbligate a denunciare i membri della propria famiglia, i colleghi, gli amici. Si trattava di perdita, perdita di fiducia, perdita di amicizia, perdita di fiducia negli altri esseri umani, perdita di prevedibilità nelle relazioni sociali. E questo è davvero il marchio che la Rivoluzione culturale ha lasciato».

Decenni dopo la Rivoluzione Culturale e Mao, la scia di sangue e morte che il Pcc ha lasciato dietro di sé non si è interrotta. Infatti, a giugno 2019, una sentenza del China Tribunal ha stabilito all’unanimità che in Cina i prigionieri di coscienza sono stati e continuano a essere uccisi per i loro organi «su scala significativa». La giuria ha concluso inoltre che i praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata in Cina, sono stati una delle principali fonti di organi.

 

Articolo in inglese:  The Worst Mass Murder of All Time

Per saperne di più:

 
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