Il futuro di Taiwan potrebbe dipendere dalla situazione interna della Cina

Di James Gorrie

Con l’invasione russa dell’Ucraina in corso, molte persone si chiedono quanto tempo passerà prima che la Cina attacchi Taiwan.

È ragionevole presumere che l’invasione russa dell’Ucraina possa innescare la potenziale invasione di Taiwan da parte del regime cinese. Del resto, perché no?

Una visione autoritaria condivisa del mondo

Pechino e Mosca condividono la visione di un nuovo ordine mondiale che sfida gli Stati Uniti come egemone globale, la Nato come fonte di sicurezza internazionale e la democrazia liberale come modello per il mondo.

Di conseguenza, il sostegno di Pechino all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, anche quando la Russia è globalmente condannata come aggressore, non è una sorpresa.

E non c’è dubbio che il leader cinese Xi Jinping godrà del sostegno della Russia quando, o se, darà l’ordine di attaccare Taiwan.

Entrambi i Paesi hanno rivelato questo accordo poco prima dell’inizio dei Giochi Olimpici Invernali del 2022 a Pechino. Entrambi hanno promesso che «l’amicizia tra i due Stati non ha limiti» e che «non ci sono aree di cooperazione ‘proibite’».

Non sorprende quindi che Pechino condivida la prospettiva di Mosca secondo cui gli Stati Uniti sono responsabili dello scoppio della guerra.

La Russia paga un caro prezzo

Comunque sia, la Russia sta pagando il prezzo per la sua violazione dell’Ucraina in vari modi.

Ad esempio, le principali imprese occidentali stanno tagliando i legami con la Russia. Queste attività includono Bp, Royal Dutch Shell e altre aziende multinazionali. E questo da solo equivale a miliardi di euro di mancati guadagni.

Sono poi in atto anche boicottaggi delle merci russe in Europa e altrove. Le banche russe stanno perdendo l’accesso al servizio globale Swift e l’accesso alle riserve estere del Paese da 630 miliardi di dollari è stato limitato. I mercati azionari russi sono stati chiusi, i tassi di interesse di riferimento sono raddoppiati al 20% e il rublo russo ora vale meno di un centesimo.

In Occidente, i fondi con asset russi hanno visto i loro prezzi scendere, la protesta pubblica e la condanna dei media in Europa e Nord America sono state senza sosta e l’Europa e il Canada hanno bandito gli aerei russi dal loro spazio aereo. Anche gli yacht di proprietà di oligarchi russi vengono sequestrati, il che è certamente più simbolico che strategico.

In risposta, Mosca sta cercando di rendere difficile per le aziende straniere lasciare la Russia, almeno a breve termine.

La Cina in soccorso?

Per contrastare la perdita dei mercati occidentali, la Cina ora importa grano dalla Russia (un Paese che è uno dei principali fornitori di grano). Ma anche questo si sta rivelando problematico.

E al momento, anche l’invasione dell’Ucraina presenta alcune sfide da considerare per Pechino. Una di queste è bilanciare il loro «sostegno illimitato» a Mosca con l’evitare il destino della Russia di essere disaccoppiata dal sistema finanziario globale.

Un’altra sfida è rischiare la condanna internazionale e sanzioni economiche. Ciò solleva la questione se un’invasione di Taiwan porterebbe a un risultato simile per la Cina.

Pechino valuta la potenziale risposta dell’Occidente

Non è esattamente chiaro come reagirebbero i partner commerciali occidentali a una mossa cinese contro Taiwan. Se la loro reazione avesse qualche somiglianza con l’invasione dell’Ucraina, il suo effetto sarebbe devastante. Il disaccoppiamento dal sistema globale sarebbe difficile e costoso per la Cina, così come per ogni altra nazione coinvolta, negli anni a venire.

Ma un’invasione non è l’unico modo per Pechino di raggiungere i suoi obiettivi nei confronti di Taiwan.

Ad esempio, c’è la possibilità che Taipei possa reagire alla morte e alla distruzione che stanno avvenendo in Ucraina offrendo di accettare una sorta di accordo non conflittuale con Pechino.

Un tale compromesso potrebbe assomigliare di più a Hong Kong dal 1997 al 2018 che all’Ucraina del 2022. Se una cosa simile venisse organizzata, potrebbe risparmiare alla Cina il dolore di una potenziale dislocazione economica con i suoi partner commerciali occidentali, consentendo a Taiwan un certo livello di autonomia in ambito economico.

Certo, quello scenario è nella migliore delle ipotesi dubbio, data la recente acquisizione di Hong Kong da parte di Pechino.

La Cina può permettersi di perdere l’Occidente?

Tuttavia, ciò che è chiaro è che la Cina ha profondi interessi economici in Occidente, in particolare nell’Unione Europea e negli Stati Uniti. L’effetto della perdita dell’accesso a quei mercati sarà sicuramente nelle mente della leadership del Partito Comunista Cinese (Pcc).

Ecco perché Pechino sta valutando attentamente la risposta dell’Occidente alla Russia e calcolando i potenziali costi economici che potrebbero derivare dall’invasione di Taiwan.

Tuttavia, è anche fondamentale capire che per la Cina le priorità politiche e geopolitiche hanno la precedenza sulle preoccupazioni economiche. In breve, Pechino è disposta a sopportare i costi economici per prendere il controllo di Taiwan.

Ma non è l’unica sfida.

Futuro incerto per Xi Jinping?

Ci sono indicazioni che Xi non goda del pieno sostegno del Pcc. In effetti, è degno di nota il fatto che Xi non mette piede fuori dalla Cina da più di due anni. Secondo alcuni osservatori, la ragione di ciò è che la sopravvivenza politica del «presidente a vita» cinese è in bilico.

Tuttavia, è difficile credere che Xi verrà destituito. Come la sua campagna anticorruzione di alcuni anni fa, l’attuale campagna di prosperità comune di Xi non riguarda solo il sequestro dei beni dei miliardari e l’ottenimento del sostegno popolare con la guerra di classe contro i ricchi: è anche una comoda copertura per un’epurazione politica dei suoi concorrenti di Partito.

D’altra parte, l’obiettivo sia per la Cina che per la Russia è de-dollarizzare le loro economie nel tentativo di stabilire un sistema globale post-dollaro. Il fatto che la Russia sia stata «cacciata da Swift» potrebbe accelerare i loro piani di de-dollarizzazione. Tagliarsi fuori dall’Occidente in termini statunitensi a breve termine potrebbe essere il prezzo da pagare per farlo.

Ciò potrebbe combaciare bene con il desiderio del Pcc di proteggere la propria identità dalle influenze occidentali. Se è così, conquistare Taiwan servirebbe anche a questo scopo. Non sarebbe la prima volta che la Cina sceglie una strada del genere.

Non sarebbe solo una sfida al potere degli Stati Uniti in due ambiti, ma potrebbe essere proprio ciò di cui Xi ha bisogno per rimanere al potere.

Non c’è da stupirsi che prendere Taiwan sia una priorità assoluta per lui.

 

James R. Gorrie è l’autore di «The China Crisis» (Wiley, 2013) e scrive sul suo blog, TheBananaRepublican.com. Ha sede nel sud della California.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Taiwan Action May Depend on China’s Domestic Situation

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