Il futuro del lavoro e la guerra tra uomo e macchina

I progressi nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale hanno reso le macchine più intelligenti e capaci di sostituire gli umani in attività sempre più complesse. Ancor di più, quindi, imperversa l’infinito dibattito tra chi sostiene che i robot stiano togliendo il lavoro agli umani e chi no.
Ma se la storia può dirci qualcosa, il futuro non ci riserva una mera sostituzione del lavoro umano per via dell’aumento della macchine.

Mehdi Miremadi, partner di McKinsey & Co, afferma: «Se guardiamo alla storia dell’ automazione e al suo impatto sulla società negli ultimi quattro o cinque anni, ci rendiamo conto che si tratta di una storia molto più complessa di quanto viene spesso detto».

L’automazione, ovviamente, può cancellare molti posti di lavoro, ma allo stesso tempo crea anche nuove opportunità: per esempio, interi nuovi settori non sarebbero mai esistiti senza i robot. Per valutare complessivamente l’impatto delle macchine, è necessario pensare a quali nuovi settori possano venirsi a formare grazie alla loro presenza.

Per esempio, l’impiego massiccio degli Atm negli anni ’90 non ha eliminato i cassieri bancari come molti prevedevano. Al contrario i cassieri sono costantemente aumentati in particolare dopo il 2000, come ha detto l’economista e autore James Bessen in un recente podcast. Semplicemente, da allora i cassieri svolgono quasi esclusivamente i lavori complessi che le macchine non possono fare.

MISURAZIONE DELL’IMPATTO

È luogo comune immaginare l’automazione come una battaglia tra uomini e robot, e difatti numerose ricerche suggeriscono che metterà a rischio il mercato del lavoro.

Nel 2013, in una delle previsioni più allarmanti, Carl Frey e Micheal Osborne, ricercatori dell’Università di Oxford, hanno stimato che circa il 47 percento dei posti di lavoro negli USA fossero a rischo a causa dell’automazione.
Tuttavia, Frey e Osborne hanno ipotizzato che i mestieri in questione siano interamente svolti dalle macchine invece di considerare le singole attività o mansioni, il che fa dubitare che il loro metodo di calcolo sia valido. Nel 2016, l’Organizzazione di Cooperazione Economica e Sviluppo ha presentato una stima molto più bassa, mostrando che solo il 9 per cento dei posti di lavoro negli USA sono a rischio. Hanno fatto i loro calcoli considerando le singole mansioni piuttosto che i mestieri.

Un altro studio, dalla società di consulenza McKinsey and Co., focalizzato sulle attività lavorative, piuttosto che sui mestieri o sulle mansioni, ha preso in esame 2 mila attività lavorative in 800 mestieri.
Secondo McKinsey, il 46 per cento delle attività lavorative negli Stati Uniti sono potenzialmente automatizzabili impiegando la tecnologia attuale, attività che corrispondono a circa 2 miliardi e 700 milioni in salari.

Recentemente, la società di contabilità PwC ha riferito che il 38 per cento dei posti di lavoro negli Stati Uniti potrebbe essere potenzialmente ad alto rischio di automazione dall’inizio del 2030, una percentuale più alta di quella del Regno Unito (30 per cento), della Germania (35 per cento) e del Giappone (21 per cento).

Uno dei risultati sorprendenti dello studio del PwC è che il settore finanziario e assicurativo americano sarebbe quasi due volte più automatizzabile di quello britannico (61 per cento dei posti di lavoro contro 32 per cento). Il PwC ha attribuito questa disparità al fatto che il livello di istruzione medio dei professionisti finanziari in Gran Bretagna è molto superiore a quello degli Stati Uniti. Inoltre il settore finanziario statunitense si concentra maggiormente sul mercato domestico, che è più prevedibile e quindi automatizzabile.

Più l’attività è semplice, più tenderà ad essere svolta dalla macchine.

Secondo il Wall Street Journal, la più grande società di gestione degli investimenti al mondo, la BlackRock, ha recentemente rivelato che sostituirà dozzine di manager con robot. L’hedge fund, che gestisce 5 miliardi e 100 milioni di dollari in attività, ha deciso di aumentare la quota di investimento basata sui dati e modelli informatizzati piuttosto che sul giudizio umano, poiché gli esseri umani raramente battono i dati statistici, quando si tratta di grandi investimenti a Wall Street.

Esistono anche diversi importanti ‘robo-consiglieri’ come Wealthfront e Betterment, che forniscono servizi di consulenza finanziaria utilizzando algoritmi.

Oltre allo stock picking ci sono altri lavori commplessi nel settore finanziario e assicurativo che sono potenzialmente automatizzabili.
Secondo Dean Nicolacakis, principale e co-leader del gruppo di tecnologia finanziaria del PwC, «se esaminiamo i servizi finanziari, i prodotti più complessi hanno maggiori margini di automatizzazione».
I servizi semplici come la gestione delle carte di credito e i conti di deposito sono già altamente informatizzati, mentre i prodotti più complessi come derivati, mutui e finanziamenti commerciali si basano ancora su contratti complicati che necessitano del lavoro umano: una volta che le macchine impareranno a gestire la complessità di questi prodotti, secondo Nicolacakis potrebbero rapidamente rimpiazzare le attività umane.

LA SAGGEZZA DELLE MACCHINE

Oggi le macchine sono in grado di eseguire operazioni e attività più sofisticate grazie agli sviluppi nei campi dell’apprendimento automatico, apprendimento profondo, e dell’intelligenza artificiale cognitiva degli ultimi cinque, dieci anni.
È a causa di questi sviluppi che è emersa la paura di un imminente futuro dominato dai robot.

Le relazioni con i clienti e persino il processo decisionale ora possono essere automatizzati: un qualcosa di inconcepibile un decennio fa.
Per esempio le macchine possono dare consigli ai clienti in base a dei modelli, e in alcuni casi prendere decisioni migliori rispetto agli esseri umani, poichè analizzano enormi quantita di dati non strutturati e possono trarre conclusioni a cui gli esseri umani generalmente non riescono a giungere.

Ad ogni modo, i progressi dell’elaborazione dati potrebbero essere utilizzati per aiutare gli umani piùttosto che semplicemente per prenderne il posto: «Spesso, quando la gente pensa all’automazione immagina una macchina che sostituisce gli umani. In realta non si tratta di sostituire gli esseri umani ma piùttosto di ottimizzare le loro prestazioni», ha detto Miremadi della McKinsey.

ZestFinance, ad esempio, è una startup online che aiuta le banche a prendere decisioni in materia di finanziamenti. L’azienda ha scoperto che utilizzando algoritmi di apprendimento automatico, potrebbe fornire dei ‘credit scoring’ con il 40 per cento di attentibilità in piu, secondo Miremadi.

«Per decenni, hanno cercato di perfezionare l’accuratezza del “credit scoring”» ha detto. «Il quaranta per cento è un cambiamento enorme»

NUOVI LAVORI

In realtà stimare l’impatto che l’automazione avrà sul mondo del lavoro è estremamente difficile, dal momento che storicamente ha creato tanti posti di lavoro quanti ne ha distrutti.

Un buon esempio è la catena di montaggio: «Se osserviamo il numero di robot pro capite – spiega Miremadi – notiamo che i Paesi che ne hanno di più non sono necessariamente alle prese con una maggiore disoccupazione».

Inoltre, secondo la McKinsey, non ci sono dati che fanno ipotizzare che i lavori manuali siano maggiormente soggetti ad essere automatizzati. Come il caso BlackRock dimostra, è più vantaggioso sostituire il personale altamente stipendiato con intelligenze artificiali, piuttosto che sviluppare macchinari complessi per competere con lavoratori che sono pagati da 10 a 15 dollari all’ora.

La nuova era dell’automazione porterà sicuramente alla scomparsa di alcuni mestieri, ma creera anche nuovi settori. Ci sarà una crescita costante del numero di professioni legate all’apprendimento automatico, apprendimento profondo, data science e all’elaborazione dei dati. Inoltre, le aziende avranno bisogno di un maggior numero di tecnici e specialisti per controllare queste macchine. E l’esperienza e la competenza umana saranno ancora necessarie per gestire i problemi che robot non riescono ad affrontare.

Articolo in inglese: Future of Jobs: The Battle Between Man and Machine

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