Il Falun Gong è ancora nel mirino del Partito Comunista Cinese

La persecuzione della disciplina spirituale del Falun Gong viene tuttora attuata come politica ufficiale in Cina. Lo dimostrano i documenti del Partito Comunista Cinese rilasciati quest’anno dalle autorità centrali e poi ridistribuiti dalle commissioni locali.

Alcune documentazioni online menzionano il Falun Gong e i siti web associati, mentre la maggior parte parla degli sforzi per combattere le «religioni eterodosse». Epoch Times, avvalendosi di fonti interne alla Cina, è riuscito a procurarsi un documento riservato, rilasciato dalla Commissione comunale del Partito della città di Fuzhou, nella Cina meridionale. Nel documento si parla di «prevenzione e gestione delle religioni eterodosse nel 2015» e viene menzionato esplicitamente l’influenza dei siti web esteri del Falun Gong e l’impegno nel diffondere le informazioni sulla persecuzione nella Cina continentale. In particolare, il documento introduce il ‘Progetto 310’, che intende «indagare e tagliare» i canali di comunicazione tra i praticanti del Falun Gong presenti all’interno e al di fuori del Paese, e a intimare il rafforzamento e la proliferazione della propaganda anti-Falun Gong sui social media.

Ma non è tutto, perché sono stati scoperti altri documenti riservati sui siti locali del Partito. Spesso cambiano solamente piccole parti del linguaggio, lasciando così intendere che la politica sia stata promulgata da un’autorità centrale, probabilmente l’Ufficio 610, un’organizzazione del Partito Comunista istituita da Jiang Zemin nel 1999 poco prima di lanciare la persecuzione. Questa agenzia opera oltre i limiti della legge e ha distaccamenti a tutti i livelli istituzionali cinesi: è una sorta di Gestapo, che sovrintende la campagna contro il Falun Gong.

Questa campagna persecutoria è iniziata nel 1999 quando, in base a un’indagine del regime cinese, tra i 70 e i 100 milioni di persone praticavano il Falun Gong, una disciplina meditativa radicata nella cultura cinese che insegna i principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Jiang Zemin, allora massima autorità in Cina, aveva ideato, promosso e guidato la persecuzione contro il Falun Gong nel timore che i suoi insegnamenti avessero la meglio sull’ideologia marxista professata dal regime. In realtà, Jiang era molto attaccato al potere e vedeva nel grande numero dei praticanti del Falun Gong – superiore agli iscritti al Partito Comunista Cinese – una minaccia alla sua stessa sopravvivenza politica. Da qui la sua decisione unilaterale di sradicare la pratica senza il consenso degli altri membri del Comitato Permanente del Politburo del Pcc, il massimo organo politico in Cina.

Chiunque in Cina pratichi questa disciplina rischia il licenziamento, l’arresto, la tortura e il lavaggio di cervello: nel corso di 16 anni di persecuzione, si ritiene che siano state uccise dalle autorità cinesi decine di migliaia di praticanti. Inoltre, dalle indagini effettuate dai gruppi per i diritti umani, è emerso un quadro atroce: centinaia di migliaia – se non milioni – di praticanti, sono stati tenuti sotto custodia dalla polizia, mentre altri sono stati torturati a morte o uccisi per i loro organi, per alimentare un mercato di trapianti per nulla trasparente. Secondo il giornalista americano Ethan Gutmann, decine di migliaia di praticanti del Falun Gong sono stati assassinati in questo modo.

L’influenza di Jiang Zemin sugli affari del Partito Comunista è continuata a lungo dopo la conclusione del suo mandato di leader della Cina nel 2003. Ma dal 2012 la sua influenza da dietro le quinte è diminuita, grazie alla campagna anti-corruzione indetta da Xi Jinping, che sta smantellando la sua rete politica. La disfatta degli alleati di Jiang Zemin, unita alla resistenza pacifica dei praticanti del Falun Gong dal 1999, sta portando a un allentamento della persecuzione. A ogni modo, nonostante questa persecuzione sia stata ideata, guidata e promossa da Jiang, il regime cinese ha continuato, seppur con minore decisione e zelo, a considerare il Falun Gong come una ‘religione eterodossa’.

Esistono infatti anche altri documenti del Partito che riportano simili intenti, ma molti di questi omettono di nominare il Falun Gong e Minghui.org, un sito che riporta informazioni di prima mano su questa disciplina spirituale. Ad esempio nel 2014, una lista ufficiale delle cosiddette ‘religioni eterodosse’ emessa dall’Ufficio generale del Comitato centrale del Partito Comunista, aveva menzionato 14 gruppi spirituali, ma tra questi non era stato incluso il Falun Gong.

DA PERSECUTORE AD ACCUSATO

I documenti recenti del Partito mostrano una terminologia differente e in lieve contrasto rispetto a quelli del primo decennio del 2000, quando la campagna di Jiang Zemin contro il Falun Gong era al culmine della sua brutalità e del suo fervore politico. Nei primi anni di persecuzione, infatti, i media statali demonizzavano il Falun Gong con un’incessante propaganda, etichettando la pratica come una ‘religione eterodossa’. Così facendo il Partito Comunista ha poi istituito delle disposizioni incostituzionali che, stando alle apparenze, gli conferivano l’autorità di vietare il Falun Gong.

Ma nel corso degli anni si è assistito a un allentamento della persecuzione. Molti dei funzionari che erano stati promossi nelle loro cariche da Jiang Zemin – in parte grazie all’entusiasmo mostrato nel perseguitare il Falun Gong – sono stati epurati dalla campagna anti-corruzione di Xi Jinping. Tra questi si ricordano soprattutto Xu Caihou, vice capo dell’Esercito di liberazione del Popolo, e Zhou Yongkang, zar della sicurezza della Cina. Inoltre da maggio 2015, quando una riforma legale cinese vieta ai tribunali di respingere le denunce presentate dai cittadini, oltre 160 mila persone hanno formalmente presentato delle richieste di condanna per Jiang Zemin, alla luce dei crimini da lui commessi.

LA PRESA DI POSIZIONE DEL PARTITO SI STA INDEBOLENDO?

La maggior parte dei firmatari di queste denunce contro Jiang Zemin sono praticanti del Falun Gong, tra cui quelli che hanno subito gravi torture dalle autorità. A tutt’oggi sembra che il Partito Comunista non abbia delineato delle direttive precise in merito, dal momento che i praticanti che stanno citando in giudizio Jiang si sono imbattuti in diverse reazioni da parte delle autorità civili e della polizia: dal sostegno all’indifferenza e talvolta la violenza. A ogni modo Minghui.org, ha scritto che la presentazione di queste denunce non ha incontrato, nel complesso, alcun impedimento.

Inoltre sulla questione della ‘religione ortodossa’ pare che non vi sia un’intesa ideologica tra gli organi del Pcc e quelli giudiziari. Secondo infatti un rapporto di ricerca presentato al Parlamento Europeo da Yiyang Xia, membro dell’Organizzazione mondiale per indagare sulla persecuzione del Falun Gong, né il Ministero della Pubblica Sicurezza (il corpo di polizia civile), né i due più alti organi giudiziari del governo cinese – la Corte Suprema del Popolo e la Procura Suprema del Popolo – hanno fatto riferimento nei documenti ufficiali al Falun Gong come a una ‘religione eterodossa’, in contrapposizione agli organi del Partito Comunista direttamente coinvolti in questa persecuzione. Inoltre il Falun Gong non è mai stato condannato dall’Assemblea nazionale del Popolo, che costituisce, in contrasto al Partito Comunista, l’autorità civile della Cina.

Secondo Guo Lianhui, avvocato dei diritti umani, l’unica giustificazione per l’etichetta di ‘religione eterodossa’ applicata al Falun Gong è costituita dall’opinione personale di Jiang Zemin che, in qualità di capo del Partito Comunista negli anni 90 e nei primi anni del 2000, ha inculcato il suo punto di vista agli organi governativi cinesi attraverso comunicazioni non ufficiali. Inoltre quando Jiang ordinò la persecuzione, non ottenne il sostegno di nessuno dei sette membri del Comitato Permanente del Politburo, ma, prevaricando la legge col suo potere politico, ‘unificò’ personalmente la comprensione di queste sette persone. Secondo Guo, questo suo agire, mantenuto attraverso la propaganda e la violenza, ha accecato i funzionari cinesi e il sistema giudiziario del Paese, portandoli ad accettare il suo punto di vista e causando di conseguenza una presa di posizione del Partito Comunista nel considerare illegittimo il Falun Gong. «In effetti, non c’è semplicemente alcun fondamento giuridico [per la persecuzione, ndr]», ha spiegato Guo. «Sono stati tenuti all’oscuro».

Articolo in inglese: ‘Chinese Regime Documents Say Falun Gong Still in the Party’s Crosshairs

 
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