Antiche storie di saggezza, Il canto del calzolaio

Di Epoch Inspired Staff

Le antiche storie di saggezza ricordano ai nostri bambini e a noi adulti quelle tradizioni e quei valori morali che sono stati custoditi in tutto il mondo. Speriamo che le storie e i messaggi di questa serie aiutino a elevare i cuori e le menti dei nostri lettori e che possano essere di insegnamento ai loro figli.

La storia ‘Il canto del calzolaio’ racconta di come il denaro non sempre porti la felicità che spesso si desidera.

Ascolta la storia nel podcast, o leggila qui sotto, e lasciati trasportare in un altro mondo!

C’era una volta un povero calzolaio che viveva nel seminterrato di un grande palazzo a Parigi.

Doveva lavorare dalla mattina presto fino a tarda sera per poter guadagnare il denaro sufficiente a mantenere se stesso, sua moglie e i suoi figli. Ma era felice, nella sua piccola stanzetta buia, e mentre riparava le scarpe vecchie cantava tutto il giorno.

Al piano sopra di lui, viveva un uomo molto ricco. Le sue stanze erano spaziose e soleggiate. Indossava bei vestiti e aveva un sacco di cose buone da mangiare. Eppure, non era mai felice. Tutte le notti restava sveglio pensando al suo denaro: a volte a come farne di più, altre volte nel timore che glielo rubassero. Spesso si addormentava solamente dopo il sorgere del sole.

Invece ogni giorno, all’albeggiare, il povero calzolaio si alzava e andava a lavorare. Mentre batteva le suole, cantava. La sua voce arrivò fino alle stanze dell’uomo ricco che si svegliò.

«Questo è terribile!» disse il ricco. «Di notte non riesco a dormire perché penso ai miei soldi, e neanche il giorno riesco a dormire a causa del canto di quello stupido ciabattino. Se avesse qualcosa di cui preoccuparsi, non canterebbe così tanto. Devo pensare a un piano per fermarlo».

Così il ricco si sedette e pensò alla questione. «Vediamo», disse tra sé e sé: «Cosa preoccupa di più gli uomini? Ma certo, il denaro! Alcuni uomini si preoccupano perché hanno troppo poco. Il calzolaio ha quel poco che gli basta per vivere. Eppure questo non lo preoccupa, è l’uomo più felice che io conosca».

«Altri uomini si preoccupano perché hanno troppo denaro – continuò a pensare l’uomo ricco – questo è il mio problema. Mi chiedo se anche il calzolaio si preoccuperebbe se ne avesse troppo. Ecco l’idea! Ora so cosa devo fare».

Pochi minuti dopo, l’uomo ricco entrò nell’umile casa del calzolaio.

«Cosa posso fare per te?» gli domandò il calzolaio, chiedendosi perché un uomo così benestante avesse bisogno di entrare nella sua bottega.

«Ecco, ti ho portato un regalo», disse il ricco, e diede al povero un borsellino.

Il calzolaio lo aprì e vide che era pieno di pezzi d’oro splendenti: «Non posso prendere tutto questo denaro!», gridò. «Non li ho guadagnati. Riprendetevelo».

«No!» replicò il ricco. «L’hai guadagnato grazie alle tue canzoni. Te lo dono perché sei l’uomo più felice che conosco». Poi, senza aspettare alcun ringraziamento, il ricco uscì dalla bottega.

Il calzolaio rovesciò i pezzi d’oro sul suo tavolo e cominciò a contarli. Aveva contato fino a 52, quando alzando lo sguardo vide un uomo che passava davanti alla finestra. In fretta e furia nascose l’oro sotto il grembiule e andò in camera da letto per contarlo dove nessuno avrebbe potuto vederlo. Ammucchiò le monete sul letto. Com’erano dorate! Che splendore! Non aveva mai visto così tanto denaro. Guardò e riguardò l’oro finché tutto nella stanza gli sembrò dorato e luminoso. Poi contò lentamente il denaro.

«Cento pezzi d’oro! Come sono ricco! Dove posso nasconderlo per tenerlo al sicuro?». In un primo momento lo nascose sotto le coperte ai piedi del letto, dove poteva tenerlo d’occhio dal suo laboratorio. Poi si sedette guardando il denaro e pensò: «Forma un cumulo sotto le coperte», si disse, «forse qualcuno potrebbe vederlo e rubarlo. Credo che lo nasconderò sotto il cuscino».

Mentre stava mettendo l’oro sotto il cuscino, sua moglie entrò nella stanza. «Che c’è in quel letto?» chiese. Il calzolaio arrabbiato la guardò male e la cacciò dalla stanza con parole scortesi; le prime parole sgarbate che le avesse mai rivolto.

Arrivò l’ora di cena, ma lui non riuscì a mangiare un boccone. Aveva troppa paura che qualcuno gli rubasse il tesoro mentre era a tavola. All’ora di pranzo si sentì ancora peggio. E per tutto il giorno non cantò una singola nota. Non una parola gentile verso sua moglie. Andò a dormire mezzo nauseato dalla preoccupazione e dalla paura. Per tutta la notte si rigirò nel letto. Non osava andare a dormire per paura di svegliarsi e non ritrovare più il suo oro.

Così, giorno dopo giorno, il calzolaio divenne sempre più infelice. Si preoccupava del suo denaro giorno e notte. Non riusciva a fidarsi di sua moglie e nemmeno dei suoi figli. Non cantava più quando era a lavoro, e non pronunciava altro che parole di rabbia. Il suo cuore sembrava essere diventato freddo come quelle monete d’oro.

Ma al piano di sopra, l’uomo ricco era felice. «È stato un buon piano», pensò. «Ora posso dormire tutto il giorno senza essere svegliato dal canto del calzolaio».

Per circa un mese, il calzolaio non fece altro che preoccuparsi dei cento pezzi d’oro. Divenne magro e pallido, e sua moglie e i suoi figli erano diventati infelici. Alla fine, non poté più sopportare di vivere nell’ansia continua, così chiamò sua moglie e le raccontò tutta la storia.

«Caro marito!» disse la moglie. «Riporta indietro quell’oro. Tutto l’oro del mondo non varrà mai per me quanto una delle tue care e allegre canzoni».

Il calzolaio si sentì colmo di gioia al sentire le parole di sua moglie. Prese il borsellino e corse al piano di sopra nella stanza del ricco. Gettando l’oro sul tavolo, gridò: «Ecco il tuo denaro. Riprenditelo. Posso vivere senza il tuo denaro, ma non posso vivere senza il mio canto».

 

Questa favola fa parte di una collezione per bambini, con illustrazioni originali prodotte nel 2012 come parte del programma ‘Ancient Tales of Wisdom’ del Sound of Hope Radio Network

 
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