Il business dei falsi dati economici cinesi

L’economia cinese è cresciuta rapidamente nell’ultimo decennio ma, negli ultimi anni in particolare, i mercati hanno sovrastimato il suo stato di salute. Secondo diverse fonti autorevoli infatti, il regime comunista cinese ‘gonfia’ sistematicamente i propri dati macroeconomici.

Il 20 giugno, un funzionario del Pcc ha reso noto che migliaia di compagnie cinesi avrebbero presentato cifre che non rispecchiavano la realtà. A spingere queste società a mentire sono a volte le stesse autorità cinesi, sostiene Wang Dongmin, vicedirettore del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo (il parlamento fantoccio cinese).

Durante una riunione del Comitato, Wang ha rivelato che dal 2017, 1.195 imprese hanno fornito alle autorità dei dati fuorvianti. In totale, 2.051 società hanno comunicato numeri del tutto inventati.
Aziende situate in tre zone differenti, continua Wang – ovvero a Binhai (distretto nella città settentrionale di Tianjin), nella contea di Kailu (Cina settentrionale, Mongolia Interna), e nella contea di Xifeng (Nord-est della Cina, provincia del Liaoning) – in media avrebbero fatto lievitare i propri numeri rispettivamente di 56, 10 e 6,7 volte.

Wang ha aggiunto che tra i motivi per cui alcune società modificano i dati ci sarebbe la possibilità di ottenere un più facile accesso al credito e di evadere le tasse.

Le autorità locali sarebbero quindi state accusate di aver incoraggiato le aziende a comunicare dati falsi. Wang fa inoltre notare come alcuni governi locali abbiano stabilito degli obiettivi in materia di ricavi per le aziende locali, così, quando quest’ultime non riuscivano a soddisfarli, i funzionari avrebbero esplicitamente richiesto alle aziende di riportare dei dati falsi, e in alcuni casi li avrebbero manipolati direttamente.
Inoltre, per continuare a dare l’impressione di un’economia in costante crescita, alcune autorità locali hanno comunicato per le regioni da loro amministrate cifre false per diversi anni.

Non è la prima volta che un alto funzionario del Partito Comunista Cinese parla apertamente della questione dei dati economici falsificati. Nel marzo 2015 infatti, anche Dong Dasheng, ex vice revisore dei conti presso l’Ufficio nazionale di revisione della Cina, ha apertamente messo in discussione le cifre ufficiali del Pil cinese riferite all’anno 2014, che parlavano di un tasso di crescita del 7,4 per cento.

Nel dicembre 2015, l’agenzia di stampa Xinhua ha reso noto come i funzionari abbiano ritoccato i dati sul gettito fiscale, il reddito familiare, e le cifre del Pil nelle province nord-orientali di Liaoning, Jilin, e Heilongjiang. Ad esempio, a Heilongjiang, che confina con la Russia, i funzionari locali hanno sovrastimato di almeno il 20 per cento le cifre relative agli investimenti.

Nel mese di gennaio, i funzionari di Baotou, la seconda città più grande della Mongolia Interna, hanno ammesso di aver modificato i numeri delle entrate fiscali. Secondo Reuters, i numeri reali sono più bassi del 50 per cento.

I dati economici falsi potrebbero esser dovuti alla necessità da parte del governo di sostenere l’avanzata del settore immobiliare nel Paese, che è cresciuto di colpo seguendo la crescita economica della Cina nel corso degli anni. Secondo un’inchiesta Reuters del dicembre 2017, la frode ipotecaria rappresenta una bomba a orologeria per l’economia cinese, aggravando il rischio di crollo del mercato immobiliare.

Il 21 giugno, il quotidiano finanziario cinese National Business Daily, ha pubblicato che nove grandi banche statali hanno violato la legge concedendo prestiti per un totale di circa 36 miliardi di yuan (circa 5 miliardi di euro) a imprese del settore immobiliare.

Articolo in inglese: Chinese Official Reveals Thousands of Companies Fabricated Business Data

Traduzione di Alessandro Starnoni

 
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