I droni stanno vincendo la guerra in Etiopia

Di Stephen Bryen

La guerra in Etiopia tra il movimento armato di sinistra Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè (Tplf) e il governo democratico dell’Etiopia, riconosciuto a livello mondiale, è entrata in una nuova fase, in gran parte inaspettata, grazie ai droni.

Prima dell’uso estensivo dei droni, il Tplf (che ora vuole essere conosciuto come Forza di Difesa del Tigrè) era avanzato molto nel territorio etiope più sensibile, a circa 130 miglia dalla capitale dell’Etiopia, Addis Abeba, innescando lo stato di emergenza.

Poi è accaduto qualcosa di imprevisto: l’aeronautica etiope ha iniziato a utilizzare i droni per attaccare i mezzi corazzati, le postazioni di artiglieria e il trasporto di truppe del Tplf. Allo stesso tempo, l’Etiopia si è mobilitata massicciamente, chiamando milizie da tutto il Paese per combattere il Fronte Armato.

Ora il Tplf è in grave ritirata, poiché ha dovuto affrontare enormi perdite e la possibilità che il suo esercito potesse essere dimezzato dall’avanzata delle truppe etiopi. Almeno finora, il ritiro è stato relativamente pacifico (è stato effettuato un solo attacco noto di droni). Ma poiché i convogli del Tplf devono operare su strade e sono esposti, non si possono escludere ulteriori attacchi dell’aeronautica etiope che potrebbero ora causare gravi danni.

I droni provengono da Cina, Iran e Turchia. E un analista di spicco in Pakistan, Sajid Nadeem, sospetta che i droni turchi, tipo Tb-2 (gli stessi che sono stati usati molto efficacemente nella guerra del Nagorno-Karabakh) siano gestiti da «esperti» turchi volati in Etiopia.

Oggi c’è una competizione tra potenziali fornitori di droni e di altro hardware militare. Inizialmente gli Emirati Arabi Uniti hanno fornito un ampio supporto all’Etiopia, temendo che sarebbe diventata una base per le forze ostili. Gli Emirati Arabi Uniti hanno acquistato e inviato in Etiopia i droni cinesi Wing Loong, i quali si basano su quelli degli Stati Uniti – Predator e Reaper – e utilizzano lo stesso motore Rotax di fabbricazione austriaca. Il Wing Loong è sia un drone di sorveglianza che di attacco, e trasporta sia razzi che bombe.

L’Iran ha fornito il proprio drone, il Quds Mohajer-6 che trasporta anche razzi guidati e utilizza una Tv e una telecamera a infrarossi per individuare i bersagli (lo stesso drone è ora prodotto in Venezuela su licenza dell’Iran).

La Turchia fornisce il Bayraktar Tb-2. Questo sistema, che ora è anche coprodotto in Ucraina, trasporta due tipi di razzi guidati fabbricati in Turchia. Il Tb-2 ha un sofisticato sistema di tracciamento del bersaglio elettro-ottico e un sistema laser che lo rendono forse il più accurato dei droni che operano in Etiopia.

Il Tplf è quasi impotente contro gli attacchi dei droni in quanto non ha capacità anti-drone.

Il cambiamento più grande di tutti è che la Cina ora vende droni direttamente all’Etiopia e potrebbe finanziare acquisti da altri Paesi, Iran e forse Turchia (anche se ciò non è dimostrato). E, cosa ancora più significativa, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha visitato Addis Abeba all’inizio di dicembre e ha chiarito che la Cina sta dando all’Etiopia il suo pieno sostegno.

La Cina è un grande investitore in Etiopia e ha molto da guadagnare dal sostenere il governo di Addis, soprattutto sostituendo gli Stati Uniti, che non supportano l’Etiopia (in effetti, l’amministrazione Biden ha segretamente potenziato il Tplf: una politica sciocca e completamente controproducente).

La guerra non è ancora finita, ma il Tplf è all’angolo. Il Tplf afferma che sta effettuando un ritiro tattico e combatterà sul «terreno conveniente», suggerendo un conflitto prolungato con tattiche di guerriglia. Ciò può certamente portare a un problema sanguinoso e a lungo termine per l’Etiopia, ma nel tempo le forze etiopi possono, se lo desiderano, respingere il Tplf verso la sua capitale Mekelle. Resta da vedere se il Tplf potrà mantenere il sostegno pubblico, date le sue pesanti perdite e la sua ritirata.

Oggi l’area del Tigrè, nel nord dell’Etiopia, è circondata da forze ostili e non può portare avanti la sua battaglia di sinistra, in stile leninista, senza un supporto esterno. Forse gli Stati Uniti stavano pensando ad un appoggio militare al Tigrè e certamente stavano cercando di portare aiuti nell’area, sebbene bloccata dai combattimenti.

C’è una quasi carestia causata principalmente dalla guerra, ma ci sono state anche molte atrocità, specialmente quelle perpetrate dalle forze del Tigrè in molte delle città e dei villaggi temporaneamente dominati.

È davvero un peccato che gli Stati Uniti siano finiti dalla parte sbagliata nella guerra in Etiopia e abbiano lasciato che la Cina si inserisse e sostituisse l’influenza degli Stati Uniti. Ora ci si può aspettare che questo modello si perpetui in tutta l’Africa. Ma per quanto riguarda l’Etiopia, che è la più grande potenza del Corno d’Africa, questo comporta maggiori problemi nel mantenere aperto lo Stretto di Hormuz nel Mar Rosso, un corridoio vitale. Gli Stati Uniti hanno una base a Gibuti, ma anche i cinesi.

Nel complesso l’amministrazione Biden ha perseguito una politica controproducente e furtiva nel Golfo Persico e nel continente africano, sostenendo l’Iran a spese degli alleati di lunga data Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, abbracciando gli Houthi nello Yemen, e ora sta sbagliando in Etiopia.

L’arrivo di droni armati ha cambiato le sorti della guerra; ma la marea politica per gli Stati Uniti si è esaurita anche prima, perché gli Stati Uniti stavano sostenendo la parte sbagliata.

 

Il dott. Stephen Bryen è considerato un leader di pensiero sulla politica di sicurezza tecnologica, essendo stato insignito per due volte della più alta onorificenza civile del Dipartimento della Difesa, la Distinguished Public Service Medal. Il suo libro più recente è «Sicurezza tecnologica e potere nazionale: vincitori e vinti».

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: Drones Are Winning the War in Ethiopia

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