Hubei, segnalati nuovi casi del virus del Pcc

Durante il fine settimana, le autorità cinesi hanno segnalato nuovi casi positivi al virus del Pcc nel nord della Cina, nello specifico nella provincia dell’Hubei.

Il fatto curioso è che il 10 maggio la Commissione sanitaria nazionale ha ufficialmente annunciato che ci sono stati 12 nuovi casi in tutto il Paese, ma se si consultano i dati dei vari enti locali, le infezioni sono molto maggiori.

Questo, aggiunto anche al fatto che alcuni giorni prima, uno studente delle scuole superiori dell’Hubei è risultato positivo dopo essere tornato a scuola, ha destato diverse perplessità sull’allentamento delle misure di isolamento in Cina.

Medici incolpano le autorità per i casi del virus del Pcc

Epoch Times ha recentemente ottenuto un documento interno della commissione sanitaria dell’Heilongjiang, in cui un membro del personale medico dell’ospedale popolare di Qitaihe (situato nell’omonima città) denunciava un comportamento scorretto da parte delle autorità cittadine, accusate di nascondere l’epidemia locale di proposito. Il documento, datato 7 aprile, affermava: «Ora, più di 30 persone a cui è stato diagnosticato il Covid-19 sono in cura nel nostro ospedale, ma il governo ha annunciato solo 16 infezioni».

Secondo il documento, a causa della falsificazione e del ritardo nella comunicazione dei dati, non è stato possibile identificare e isolare tempestivamente i contatti ravvicinati delle persone infette, cosa che ha provocato la diffusione dell’epidemia.

Inoltre, afferma il documento, anche la moglie del vicedirettore dell’ospedale è stata infettata dal virus. Ma quando sono giunti in ospedale, il vicedirettore e la moglie non hanno detto la verità e quindi non sono stati sottoposti al test, il che ha causato l’infezione di un gran numero di membri del personale medico. Si denuncia, inoltre, un presunto caso di corruzione: «I dirigenti della commissione sanitaria della città di Qitaihe sono stati corrotti [dai produttori, ndr] e hanno acquistato tute protettive di scarsa qualità [per gli ospedali locali, ndr] che si strappano facilmente, ma dobbiamo usarle perché non ne abbiamo di qualificate». Nel documento, la commissione sanitaria provinciale ha confermato la positività della signora, ma ha negato che vi fosse un focolaio nell’ospedale.

Dati al ribasso

La Commissione nazionale cinese per la salute ha annunciato che il 9 maggio sono stati individuati 12 pazienti con il virus: 11 di loro provengono dalla città di Shulan, nello Jilin, e l’altro da Wuhan, nell’Hubei. Il caso di Wuhan è un uomo di 89 anni. Dai successivi test, sia la moglie e altri cinque residenti nello stesso complesso residenziale sono risultati positivi e sono stati conteggiati come portatori asintomatici.

Tuttavia il governo nazionale non ha catalogato tutti i pazienti diagnosticati in Cina. A Shenyang, capitale dello Liaoning, il 10 maggio le autorità hanno annunciato che il giorno prima è stato trovato positivo un uomo di 23 anni che il 5 maggio si era recato a Shenyang, da Jilin, e tre giorni dopo ha iniziato a manifestare i sintomi del virus. Questo caso sembrerebbe collegato all’epidemia di Shulan.

Lo stesso giorno, la commissione sanitaria dell’Heilongjiang ha anche segnalato un nuovo positivo, che però non è stato inserito nella lista nazionale. Il paziente è un settantenne che si era infettato presso il First Affiliated Hospital dell’Harbin Medical University, dove era in cura per cancro al colon, ipertensione arteriosa e avvelenamento da piombo sul posto di lavoro. Nondimeno i documenti governativi trapelati da Epoch Times dimostrano che le autorità locali sottostimano regolarmente i dati sui virus.

La seconda ondata dell’epidemia è iniziata a inizio aprile ad Harbin, nell’Heilongjiang, e poi si è diffusa anche nelle vicine regioni dello Jilin e del Liaoning.

Shulan

Il 9 maggio la provincia dello Jilin ha modificato lo stato di Shulan da «area a basso rischio» a «medio rischio» e il 10 maggio «ad alto rischio», dopo che in un giorno sono stati segnalati 11 nuovi casi che erano in stretto contatto con una persona trovata positiva l’8 maggio. Il governo non ha però specificato come si sia verificato il focolaio.

Qualche dettaglio si ha dal sito web statale China News Net che scrive: il «paziente zero» dell’epidemia di Shulan è una donna delle pulizie di 45 anni che lavora presso l’ufficio cittadino di polizia. Dopo che il 23 aprile era andata al lavoro, al supermercato, alla farmacia e a casa della madre in un altro complesso residenziale, il 6 maggio ha iniziato a sentire i primi sintomi di infezione dal virus, che le sono stati confermati quando il giorno dopo che era corsa in ospedale. Il 9 maggio il quotidiano statale Beijing Daily ha riportato la notizia che il marito, tre sorelle, il cognato, una donna che vive nello stesso complesso residenziale della madre e quattro uomini che sono stati in stretto contatto con lei o con la sua famiglia, sono risultati positivi.

Nello stesso giorno il portale cinese Sina ha riferito che la donna non era nemmeno il «paziente zero», ma è stata contagiata dalla sua cara amica, una donna che lavora in un bagno pubblico, a sua volta contagiata da una persona rientrata da poco dalla Russia. Il governo della città di Shulan ha però negato questa informazione, specificando che erano in corso delle indagini.

Alla fine, il 10 maggio la città ha richiuso tutti i complessi residenziali e le scuole. A causa della pandemia tutte le scuole in Cina sono rimaste chiuse per il nuovo semestre, dopo le feste del Capodanno cinese. Il 7 e il 20 aprile sono poi state riaperte la scuola superiore e la media, per consentire agli studenti di prepararsi agli esami di ammissione, ma ora sono stati richiuse e gli studenti dovranno frequentare le lezioni online.

Studenti

L’8 maggio, nella città di Ezhou, nell’Hubei, un liceale è risultato positivo al test dell’acido nucleico ed è stato segnalato come portatore asintomatico. Le autorità però non sanno spiegarsi come possa essersi infettato, poiché negli ultimi mesi non aveva viaggiato in un’altra città, né usato mezzi pubblici.

Nel frattempo, il 5 maggio il portale cinese Sohu ha riferito che, negli ultimi 15 giorni, almeno tre studenti sono morti improvvisamente dopo essere tornati a scuola. Il primo è uno studente di 14 anni della Xiangjun Future Experiment School nella città di Changsha, nell’Hunan, morto il 30 aprile; il secondo di 15 anni della città di Dancheng, nell’Henan, è morto il 24 aprile; il terzo di 16 anni della scuola media sperimentale n. 2 della città di Wenzhou, nello Zhejiang, è morto il 14 aprile. Le autorità non hanno però motivato i decessi.

 

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Articolo in inglese: More Virus Cases Reported in Northern China, Hubei Province

 
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