Huawei trova una dura opposizione nel Regno Unito, cresce la sfiducia verso Pechino

Di Cathy He

Sempre più parlamentari del Regno Unito sono intenzionati a impedire a Huawei, il colosso cinese delle telecomunicazioni, di partecipare alla costruzione della rete 5G del Paese, mentre il governo ha ormai assunto una posizione più dura nei confronti di Pechino per la sua gestione della pandemia del virus del Pcc.

A gennaio il governo britannico aveva concesso a Huawei di costruire parti non strategiche della sua infrastruttura di rete wireless di nuova generazione, fissando la partecipazione al 35 percento. Ma da allora, la crescente opposizione interna allo stesso Partito Conservatore lascia intendere che la misura non verrà approvata dal Parlamento, secondo quanto riportato da un articolo di Bloomberg.

La campagna contro Huawei arriva dai numerosi appelli dei Tories, intenzionati a rivedere le relazioni col regime comunista cinese a seguito dell’occultamento della pandemia del virus del Pcc (Partito Comunista Cinese), che avrebbe alimentato la diffusione globale del virus.

«Penso che il governo sia stato mal consigliato», ha dichiarato il parlamentare dei Conservatori Owen Paterson a Ntd, media affiliato a Epoch Times. «Mi auguro che gli avvenimenti delle ultime settimane gli abbiano davvero fatto realizzare quanto sia pericoloso fare affidamento su un’azienda così vicina al Partito Comunista Cinese».

Dal canto loro, gli Usa hanno avvertito da tempo il Regno Unito e gli altri alleati circa la pericolosità delle attrezzature Huawei, temendo che Pechino possa usarle per spiare o disturbare le reti di telecomunicazioni. I funzionari statunitensi hanno sottolineato lo stretto legame tra l’azienda e il Partito Comunista Cinese, e la legge che obbliga le aziende cinesi a cooperare con l’intelligence su richiesta del Partito. Huawei, tuttavia, ha negato le accuse, pubblicando a inizio settimana una lettera aperta in cui esorta il Regno Unito a non intraprendere alcuna azione per escluderla dall’infrastruttura 5G del Paese.

Anche Tom Tugendhat, presidente Conservatore della commissione affari esteri della Camera dei Comuni, sostiene l’estromissione di Huawei dalle reti britanniche: «Credo che l’umore del gruppo parlamentare si sia inasprito. E credo ci sia una comprensione comune su cosa significhi dipendere da un’azienda di uno Stato che non condivide i nostri valori. Questo è diventato più chiaro».

Secondo l’ex leader dei Tories ed ex segretario degli Esteri Willam Hague, attualmente membro della Camera dei Lord, il Regno Unito non può essere tecnologicamente dipendente dalla Cina poiché la recente crisi ha dimostrato che il regime non «gioca secondo le nostre regole».

Il portavoce del governo britannico ha dichiarato a Ntd che la posizione del governo sul colosso cinese delle telecomunicazioni non è cambiata. D’altra parte, Dominic Raab, primo ministro ad interim, ha dichiarato a inizio settimana che il Paese non potrà tornare a «fare affari come al solito» col regime e che dopo la crisi «dovremo porre la spinosa questione di come sia potuta accadere e come poteva essere fermata prima».

Alle perplessità dei Tories si aggiungono le dichiarazioni rilasciate venerdì dal segretario di Stato Usa Mike Pompeo, il quale sostiene che il fallimento di Pechino nell’agire in modo appropriato durante la pandemia del Covid-19 porterà probabilmente i vari Paesi a ripensare alle concessioni sulle loro infrastrutture di telecomunicazione e sulle reti 5G ad aziende come Huawei, soggette al controllo del Pcc. Il segretario di Stato ha dichiarato: «Quando Huawei busserà alla porta per vendere attrezzature e hardware, [i governi, ndt.] potranno valutare la decisione da una prospettiva diversa».

A proposito delle conseguenze negative della gestione pasticciata dell’epidemia da parte del regime, Paterson ha affermato: «Penso che tutto questo cambierà molto l’immagine della Cina, anche tra i membri del Parlamento, sarà necessario riconsiderare la nostra relazione con la Cina».

 

Articolo in inglese: Huawei Faces Mounting Opposition in UK as Distrust in Beijing Grows

Traduzione di Raffaele Cannata

 
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