Hong Kong, parlamentari pro-Pechino tentano di mettere al bando il Falun Gong

Di Rita Li

Il 3 luglio alcuni parlamentari pro-Pechino di Hong Kong hanno preso di mira la pratica spirituale del Falun Gong, chiedendo al governo di mettere al bando la disciplina ai sensi della controversa legge sulla sicurezza nazionale.

La mossa è stata presto condannata dall’associazione della Falun Dafa di Hong Kong, che lo considera un tentativo di estendere la decennale persecuzione della pratica da parte del regime cinese al di fuori della Cina continentale.

La notizia arriva mentre le libertà stanno drammaticamente calando nell’ex colonia britannica, in seguito all’introduzione dell’autoritaria legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino la scorsa estate. Da allora, la legge – che criminalizza gli atti considerati dal regime cinese come sovversione, secessione, attività terroristiche o collusione con forze straniere – è stata usata per decimare le forze pro-democrazia della città. Decine di figure di spicco critiche nei confronti di Pechino sono state accusate o imprigionate come conseguenza.

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina di coltivazione personale che prevede esercizi di meditazione e un insieme di insegnamenti morali basati sui principi di verità, compassione e tolleranza. Negli ultimi 22 anni i praticanti del Falun Gong sono stati sistematicamente perseguitati dal Partito Comunista Cinese (Pcc) nella Cina continentale, ma non a Hong Kong. Dal 1999 a oggi, milioni di praticanti sono stati incarcerati o imprigionati in strutture dove subiscono torture, abusi e persino il prelievo forzato di organi.

I parlamentari statunitensi, dell’Unione Europea e di molti altri Stati hanno adottato negli anni varie risoluzioni che condannano la persecuzione del Pcc. Più recentemente, a giugno, il Texas ha adottato ufficialmente una risoluzione per contrastare il prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong in Cina, descrivendolo come un «massacro».

Preso di mira il Falun Gong

Mercoledì, durante una sessione del Consiglio Legislativo di Hong Kong, la parlamentare pro-Pechino Elizabeth Quat ha sostenuto che il gruppo spirituale è coinvolto nella diffusione di «opinioni sovversive» mediante le sue attività pubbliche nella città, e ha perciò chiesto alle autorità di vietare la pratica.

Le attività in questione includono «l’allestimento di banchetti in strada e l’allestimento di mostre, la distribuzione di pubblicazioni e la conduzione di parate», che secondo la Quat promuoverebbero «un’ideologia anti-Cina».

Di fatto, a Hong Kong si vedono spesso praticanti del Falun Gong distribuire materiale ai passanti nel tentativo di sensibilizzare sulla persecuzione da parte del Pcc e sulle violazioni dei diritti umani in Cina, anche al fine di aumentare il sostegno pubblico e porre fine alla persecuzione.

Un altro politico pro-Pechino, Wong Kwok-kin, ha chiesto al governo di indagare sulla fonte dei finanziamenti del Falun Gong e di congelarne i beni, se necessario.

In risposta a queste richieste, il segretario alla sicurezza di Hong Kong Chris Tang ha dichiarato che le autorità avrebbero indagato sulla questione, senza rilasciare ulteriori dettagli: «Che il Falun Gong abbia violato o meno la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, ci sono numerose accuse nella società. Le forze dell’ordine le esamineranno sicuramente da vicino. Queste accuse potrebbero portare ad alcuni procedimenti legali. Quindi non commenterò pubblicamente su una singola organizzazione».

Inoltre, Tang ha aggiunto: «Qualsiasi atto che possa mettere in pericolo la sicurezza nazionale e qualsiasi organizzazione che si impegna in tali atti dovrà affrontare la piena forza della legge, comprese le indagini rigorose, la raccolta di prove e, se necessario, verranno prese misure esecutive».

Condanna

L’Associazione Falun Dafa della città ha condannato la campagna montata dai parlamentari pro-Pechino.

Sarah Liang, portavoce dell’associazione, ha dichiarato che per oltre 20 anni i praticanti locali hanno usato modi pacifici e non violenti per denunciare la persecuzione di Pechino.

Ha poi respinto ogni accusa di ‘raccolte fondi illegali’, affermando che i praticanti del Falun Gong agiscono come volontari e specificando che tutti i libri della pratica sono disponibili online per il download gratuito.

Inoltre, l’Associazione Falun Dafa è legalmente registrata in città, e i praticanti sono protetti dalla mini-costituzione di Hong Kong che garantisce la libertà di credo, ha aggiunto la Liang.

Durante la sessione del Consiglio Legislativo, diversi politici pro-Pechino, tra cui Quat, senza alcuna prova, hanno cercato di collegare al Falun Gong il recente attacco di un ‘lupo solitario’ contro un agente di polizia.

Il 1° luglio, un uomo di 50 anni di Hong Kong ha accoltellato un poliziotto alla schiena, per poi pugnalarsi al petto. L’aggressore è stato portato in ospedale, ma è morto circa un’ora dopo, mentre il poliziotto è stato operato al polmone perforato dalla coltellata.

L’aggressore, Leung Kin-Fai, un direttore degli acquisti della società locale di bevande Vitasoy, non è stato identificato dalla polizia o da altri come legato al Falun Gong.

Ad ogni modo, la Liang (portavoce dell’associazione Falun Dafa) ha dichiarato di non essere stata sorpresa dalle accuse infondate che tentano di collegare il Falun Gong all’accoltellamento.

Il Pcc «usa spesso modi molto insensati per distorcere e calunniare il Falun Gong», ha dichiarato, sottolineando poi che la falsità delle accuse era evidente.

Le azioni dei parlamentari pro-Pechino sono il primo preoccupante passo di una campagna di pressione premeditata contro il Falun Gong a Hong Kong; questo è il parere di Feng Chongyi, un professore associato di studi sulla Cina (China Studies) presso l’Università di Tecnologia di Sydney.

«Potrebbe sembrare che tutto sia fatto in conformità con la legge – ha dichiarato Feng all’edizione americana di Epoch Times – Ma sotto c’era un piano progressivo per far sparire il Falun Gong a Hong Kong. Questo è ovvio».

Per un funzionario, prendere apertamente di mira un gruppo religioso senza prove sufficienti rivela «un alto grado di pregiudizio» ed è motivo di allarme, ha osservato invece Tseng Chien-yuan, professore alla National Central University di Taiwan e membro del consiglio del gruppo no-profit New School for Democracy.

Il professore ha quindi aggiunto: «È lecito domandarsi se si spingeranno fino a inventare crimini per accusare questo gruppo e sembrare così coerenti».

Anni di molestie

In realtà, sono già diversi anni che i praticanti del Falun Gong di Hong Kong vengono presi di mira da gruppi locali sostenuti dal regime cinese.

Il Pcc ha iniziato le sue molestie contro i praticanti in città intorno al 2011, mediante il suo gruppo di facciata chiamato Hong Kong Youth Care Association (Hkyca). Da allora, i membri del gruppo hanno ripetutamente vandalizzato i chioschi informativi allestiti in strada dai praticanti o hanno molestato le persone che li occupavano.

Quando i praticanti tenevano raduni e marce per sensibilizzare sulla persecuzione ancora in corso in Cina, i membri del Hkyca si riunivano nei paraggi per tentare di disturbare questi eventi pubblici. Nel gennaio 2016, un membro del Hkyca è stato visto in un hotel locale, dove si sarebbe dovuta tenere una conferenza dei praticanti del Falun Gong, prima che l’evento fosse cancellato in seguito a un falso allarme bomba.

I praticanti sono stati anche aggrediti fisicamente da membri del Hkyca e da persone associate ad altri gruppi pro-Pechino a Hong Kong.

Anche quest’anno gli stand informativi lungo le strade di Hong Kong hanno subito parecchi attacchi, sebbene la Hkyca sia stata sciolta alla fine del 2020.

Da quando la legge sulla sicurezza è entrata in vigore lo scorso luglio, i praticanti del Falun Gong in città hanno espresso la preoccupazione che possa essere usata per sopprimere la libertà di credo. Alcuni si preoccupano della loro sicurezza personale, mentre altri temono di poter essere un giorno sottoposti a torture o al prelievo forzato di organi, come avviene ai praticanti della Cina continentale.

Di fatto, il clima politico di Hong Kong preoccupa la Liang, che ha citato la recente chiusura forzata del più grande giornale filodemocratico della città e il continuo giro di vite sui gruppi filodemocratici: «Di fatto, quanta libertà è rimasta a Hong Kong?».

 

Articolo in inglese: Falun Dafa Association Decries Pro-Beijing Lawmakers’ Attempt to Ban Spiritual Practice in Hong Kong

 
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