Hong Kong, la legge sulla ‘sicurezza nazionale’ scatena nuove proteste

La nuova legge di Pechino può cancellere diritti umani, democrazia, libertà e Stato di diritto a Hong Kong

Di Frank Fang

Pechino ha messo in chiaro che intende aggirare il Parlamento di Hong Kong e imporre una nuova legge di ‘sicurezza nazionale’, che secondo i critici cancellerebbe le libertà fondamentali dei cittadini di Hong Kong.

Il 22 maggio, è stato Wang Chen, vice presidente del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo (il Parlamento ‘fantoccio’ del regime cinese), a dichiarare che la legge di sicurezza nazionale è ‘necessaria’; perché Hong Kong sta affrontando una crescente «minaccia alla sicurezza nazionale» e perché il modello amministrativo della città «un Paese, due sistemi» è stato «messo a dura prova».

Un’altra minaccia alla libertà

Peraltro, negli ultimi anni è divenuto chiaro che una legge sulla ‘sicurezza nazionale’, come nel caso dell’Articolo 23, non verrebbe approvata dal Parlamento di Hong Kong.

L’articolo 23 è un disegno di legge ‘anti sovversione’ proposto per la prima volta al Consiglio Legislativo di Hong Kong nel 2003. Alla fine, la proposta è stata accantonata dopo che mezzo milione di hongkonghesi sono scesi in piazza per protestare. Ritenevano infatti che la legge avrebbe danneggiato l’autonomia della città e le libertà fondamentali dei suoi cittadini, come le libertà di riunione, di credo e di espressione (quando non gradite al governo centrale di Pechino).

I manifestanti marciano durante una manifestazione contro l'articolo 23 a Hong Kong
I manifestanti marciano durante una manifestazione contro l’articolo 23 e il divieto di libera associazione a Hong Kong, il 21 luglio 2018. (VIVEK PRAKASH/AFP tramite Getty Images)

Da allora, i parlamentari pro-Pechino hanno tentato a più riprese di reintrodurre il disegno di legge, in particolare dopo le grandi proteste contro il Partito Comunista Cinese (Pcc) iniziate a giugno dello scorso anno. La scintilla che ha dato il via alle proteste è stato il controverso disegno di legge sull’estradizione presentato dal governo di Carrie Lam. Alla fine anche questo disegno è stato accantonato dopo che milioni di hongkonghesi sono ripetutamente scesi in strada per protestare contro la crescente ingerenza di Pechino nella politica interna della città.

Ora è stata resa pubblica la bozza del piano del Pcc per instaurare un sistema giuridico e di applicazione della legge che «salvaguardi la sicurezza nazionale nella regione amministrativa speciale di Hong Kong».

La bozza afferma che il Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo avrà il potere di approvare leggi legate alla prevenzione e punizione di tutte le attività legate alla secessione, sovversione, terrorismo e alle interferenze straniere contro il governo della Repubblica Popolare Cinese (Rpc).

Di fatto Pechino ha ripetutamente accusato i governi occidentali di «fomentare» le proteste di Hong Kong e «interferire con gli affari interni» della Cina, riferendosi al modello ‘un Paese, due sistemi’.

Ad ogni modo, è ben noto che il regime cinese stia utilizzando l’accusa di «sovversione dello Stato» per arrestare i dissidenti in Cina continentale e anche nella regione a statuto speciale di Macao, che ha approvato il controverso Articolo 23 nel 2009. Inoltre, la bozza di legge chiede a Pechino di creare una nuova istituzione a Hong Kong per «tutelare la sicurezza nazionale».

Questa legge sulla sicurezza nazionale dovrebbe essere aggiunta al Terzo allegato della mini Costituzione di Hong Kong, il che le consentirebbe di entrare in vigore senza passare per il Consiglio Legislativo di Hong Kong.

L’articolo 18 della Costituzione di Hong Kong afferma infatti che «le leggi nazionali non sono applicabili nella regione a statuto speciale di Hong Kong, fatta eccezione per quelle contenute nel Terzo allegato di questa Legge». Questo genere di leggi entrano in vigore dopo che il Capo dell’Esecutivo pubblica il relativo avviso sulla Gazzetta di Governo.

Wang ha aggiunto che il comitato permanente dell’Anp esaminerà un dossier del Consiglio di Stato su come «salvaguardare la sicurezza nazionale» a Hong Kong.

L’opposizione

Il parlamentare pro-democrazia Eddie Chou ha utilizzato la sua pagina Facebook per criticare la bozza di legge della Repubblica Popolare Cinese; ha indicato i rischi che gli hongkonghesi dovranno affrontare se Pechino riuscisse a creare un’istituzione «del governo centrale» per far rispettare le esigenze di «sicurezza nazionale» della Rpc.

Chu ha spiegato che l’istituzione consentirebbe agli agenti di polizia in borghese del regime cinese di entrare «legalmente» a Hong Kong. Il parlamentare si è quindi chiesto se gli hongkonghesi sarebbero ancora protetti dalle leggi di Hong Kong, come il diritto ad avere un avvocato, qualora fossero detenuti, interrogati o arrestati da agenti cinesi.

Chu ha anche espresso preoccupazioni su quali autorità proteggerebbero gli hongkonghesi qualora venissero torturati dagli agenti cinesi per aver messo in pericolo la «sicurezza nazionale» della Cina. Infine, il parlamentare si è domandato che autorità avrebbe la polizia di Hong Kong – se la legge venisse approvata – qualora ricevesse segnalazioni di persone detenute da agenti cinesi.

Jimmy Sham, organizzatore del Fronte per i diritti umani civili (CHRF), posa durante un'intervista con l'AFP a Hong Kong il 20 agosto 2019
Jimmy Sham, organizzatore del Fronte per i diritti umani civili (CHRF), posa durante un’intervista con l’AFP a Hong Kong il 20 agosto 2019. (ANTHONY WALLACE/AFP/Getty Images)

Jimmy Sham, organizzatore del Fronte per i diritti umani e civili (Chrf), ha affermato che la nuova legge cancellerà i diritti umani, la democrazia, la libertà e lo Stato di diritto a Hong Kong, e che spazzerà via anche la prosperità economica della città.

Sham ha esortato la popolazione a sostenere le proteste organizzate dal gruppo, aggiungendo che più di 2 milioni di persone devono farsi sentire se vogliono che Hong Kong sia libera dal Pcc.

Il Partito civico filodemocratico locale ha dichiarato sulla sua pagina Facebook che l’introduzione della nuova istituzione del Pcc nella città equivarrebbe a uccidere le protezioni e «l’alto grado di autonomia» promesso a Hong Kong dal modello ‘Un Paese, due sistemi’.

Un altro partito filodemocratico, Demosistō, ha scritto su Twitter che Pechino «ignora completamente la volontà degli hongkonghesi» volendo implementare la legge senza il controllo del Parlamento di Hong Kong.

Nel frattempo, la scelta di Pechino di imporre la propria volontà politica su Hong Kong ha già incontrato la forte opposizione del governo Trump e dei parlamentari degli Stati Uniti, del Regno Unito, dell’Australia e di Taiwan.

Guarda ‘Il Metodo del Pcc’, il nuovo documentario di Epoch Times sulle proteste di Hong Kong e l’infiltrazione del Pcc fuori dalla Cina:

Articolo in inglese: Protests to Continue in Hong Kong After Details of CCP’s National Security Law Emerge

 
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