Ipo, Wall Street batte Hong Kong

Wall Street ha rubato il posto alla Borsa di Hong Kong quale principale destinazione per le Offerte pubbliche iniziali (Ipo) durante i primi tre mesi del 2017: la scarsità di grande offerte azionarie, infatti, ha portato Hong Kong – considerando la combinazione della Borsa di Hong Kong e del Growth Enterprise Market – a un remoto quarto posto, dopo New York, Shanghai e Shenzhen.

L’attività globale a livello di Offerte pubbliche iniziali (Ipo) è stata nel complesso vivace nei primi tre mesi del 2017: sono state 369 le Ipo nel mondo, e hanno portato a 33 miliardi e 700 milioni di dollari di ricavi, secondo dati di EY. I ricavi sono stati del 146 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2016.
La Borsa di New York ha portato i maggiori guadagni, con 9 miliardi e 600 milioni derivanti da 14 emissioni nel primo trimestre. Nello stesso periodo, Hong Kong ha ricavato 5 miliardi e 300 milioni di dollari, ma per l’isola si è trattato di un record negativo: non andava così male da 11 anni.

Nel 2016, Hong Kong è stata la destinazione principale per le offerte relative alle azioni delle aziende: l’anno scorso, infatti, ha ospitato 115 operazioni del genere, di un valore di listino totale di 25 miliardi, quasi il doppio di quello di New York in quell’anno (13 miliardi e 600 milioni dalle Ipo).

LE AZIONI DUAL-CLASS

Questo inizio poco brillante per il mercato Ipo di Hong Kong potrebbe accelerare il processo di riforma delle regole relative alla quotazione in borsa nell’isola: secondo il South China Morning Post, il direttore dell’Hong Kong Exchanges and Clearing, Charles Li, ha annunciato in conferenza stampa a inizio gennaio che la suddetta istituzione stava consultando gli stakeholders sul lancio di una terza Borsa ad Hong Kong, oltre a quella principale e al Growth Enterprise Market, che si incentra sul settore tecnologico.

La riforma di cui più si vocifera sarebbe la possibilità di permettere emissioni di azioni di diversa tipologia, che renderebbero possibile il possesso due classi di azioni una stessa società con diritti di voto diversi: una soluzione popolare tra le startup, ma attualmente vietata dalla Borsa di Hong Kong. La possibilità di quotazioni cosiddette dual-class era stata proposta già nel 2014, ma era stata rigettata dall’Autorità di vigilanza di Hong Kong.

L’IMPORTANZA DELLE ‘BIG’ 

L’ascesa di Hong Kong quale destinazione principale delle Offerte pubbliche iniziali (Ipo) negli ultimi anni era stata effetto dell’aumento del numero di Ipo da parte di aziende cinesi intenzionate a espandere il loro accesso al capitale attingendo dagli investitori stranieri.

L’Ipo di una singola grande compagnia ha spesso potuto determinare le fortune di una Borsa: nel 2014, per esempio, il gigante dell’e-commerce cinese Alibaba ha scelto di quotarsi sulla Borsa di New York anziché su quella di Hong Kong, e questo proprio perché le borse dell’isola avevano rifiutato la struttura dual-class di Alibaba. La storica Ipo da 25 miliardi di dollari di Alibaba è stata la più grande di sempre, e in un colpo ha portato New York in testa alle classifiche sulle Ipo del 2014.

La regione Asia-Pacifico nel complesso è stata leader nei primi tre mesi del 2017 per quanto riguarda le Ipo, ma il merito è parecchio sezionato tra Paesi slegati tra loro: al primo posto la Cina, seguita dal Giappone e dall’Australia. L’Ipo più consistente dal punto di vista degli utili, in Asia, è stata quella della compagnia mediatica Sushiro Global Holdings a Tokyo: 611 milioni di dollari.

Probabilmente nel resto del 2017 gli Stati Uniti metteranno a dura prova la superiorità asiatica nelle Ipo, grazie a molte offerte di compagnie tecnologiche parecchio attese, come AirBNB, Palantir Technologies e Uber, tutte pronte a fare le loro Ipo nel 2017 dopo il successo dell’Ipo da 3 miliardi e 900 milioni di Snapchat a marzo.

L’anno scorso è stato particolarmente negativo per le Offerte pubbliche iniziali (Ipo) americane, principalmente a causa della bassa performance del mercato azionario durante la prima metà del 2016 e a causa della decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea.
Le più grandi Ipo americane nel 2016 sono state quelle cross-border della compagnia di logistica ZTO Express, quelle della compagnia d’assicurazioni Athene Holdings e quelle del fondo d’investimento immobiliare MGM Growth Properties.

L’anno prossimo potrebbe diventare il migliore di sempre, e la sede dell’offerta iniziale più grande dipenderà probabilimente dalla scelta di Saudi Aramco, un’azienda petrolifera statale saudita, che, nel contesto del piano di privatizzazioni del regno dell’Arabia Saudita, metterà il 5 per cento delle sue quote in borsa nel 2018. Aramco nel complesso è valutata a 2 mila miliardi, quindi l’Ipo del 5 per cento delle azioni sarà il più grande della Storia, e porterà fino a 100 miliardi di utili. I sauditi stanno pensando a varie opzioni di quotazione, tra Usa, Asia e Regno Unito, come pure alla possibilità di quotarsi a livello locale, nella Borsa Tadawul di Riyad. E da questa scelta dipenderà il record Ipo del 2018.

Articolo in inglese: Hong Kong No Longer Top IPO Destination

Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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