Attenzione al ‘Grande Reset’ per un Nuovo Ordine Mondiale

Di Wesley J. Smith

Il 12 novembre, rivolgendosi al popolo americano, il dottor Anthony Fauci ha affermato: «Adesso è il momento di fare quello che vi viene detto di fare». Fauci ha buone intenzioni. Dietro il tono imperioso, vuole sinceramente impedire che le persone si ammalino, ma quella semplice frase rivela con chiarezza la sua convinzione per cui dovrebbero essere gli ‘esperti’ a decidere sulle questioni importanti, mentre il resto della popolazione dovrebbe limitarsi a obbedire.

Gli impulsi tecnocratici di Fauci sono ancora più evidenti in un suo articolo pubblicato il 3 settembre su Cell, una rispettata rivista scientifica, nel quale paventava un’incombente «era pandemica» caratterizzata da ripetuti episodi di malattie diffuse in tutto il mondo. Per evitare le calamità, ha scritto Fauci, bisognerebbe autorizzare le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a «ricostruire le infrastrutture dell’esistenza umana, dalle città alle case, fino ai luoghi di lavoro, ai sistemi idrici e fognari, ai luoghi ricreativi e d’incontro».

Una rivoluzione così gigantesca implicherebbe un drastico cambiamento della società umana. Tutto sarebbe in gioco. «I punti principali – ha dichiarato pomposamente il dottor Fauci – sono la riduzione dell’affollamento nelle case, al lavoro e nei luoghi pubblici, oltre alla minimizzazione di perturbazioni ambientali come la deforestazione, l’intensa urbanizzazione e l’allevamento intensivo di animali».

Ma questa tendenza non si limita affatto al dottor Fauci. La cooperazione mondiale nell’ambito dell’attuale pandemia ha scatenato il desiderio della classe dominante di istituire un nuovo paradigma iper-tecnocratico. Il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, Klaus Schwab, ha spiegato in un articolo pubblicato a giugno che il «risvolto positivo» della pandemia è stato quello di dimostrare «quanto velocemente possiamo apportare cambiamenti radicali ai nostri stili di vita».

Per incoraggiare una sottomissione pubblica ancora maggiore, il World Economic Forum ha lanciato alcuni mesi fa l’iniziativa del ‘Grande Reset’, con il modesto obiettivo (scriveva Schwab sarcasticamente) di «rinnovare universalmente tutti gli aspetti delle nostre società ed economie, dall’istruzione ai contratti sociali e alle condizioni lavorative» con «ogni settore, dal petrolio al gas, fino alla tecnologia, trasformato». Sarebbe l’apoteosi del controllo centralizzato!

Si può chiamarlo ‘Grande Reset del Nuovo Ordine Mondiale’. Il suo obiettivo finale? Implementare strategie di controllo comportamentale efficaci contro la pandemia, al fine però di salvare il pianeta da – SORPRESA! – il cambiamento climatico.

Non a caso, il sito web del Grande Reset proclama: «Mentre le misure di confinamento in casa venivano implementate in tutto il mondo, Internet era pieno di immagini sorprendenti di cieli incontaminati sopra Los Angeles, di vette montuose himalayane improvvisamente visibili dall’India e di immagini satellitari che mostravano il calo dell’inquinamento in Cina. Sebbene fugaci, queste scene hanno fornito un assaggio di ciò che potrebbe essere possibile […] senza inquinare l’aria e accelerare la catastrofe climatica».

Stavano parlando dei disastrosi lockdown. Certo, hanno aumentato l’isolamento sociale, l’istigazione al suicidio e la dipendenza da oppioidi negli Stati Uniti, per non parlare dei danni economici. Ma hey! Sono stati fantastici per l’ambiente!

Inoltre, sempre secondo il sito del Grande Reset, bisognerebbe aumentare il ‘prezzo del carbonio’: «Gli economisti hanno identificato due modi per far crescere il prezzo del carbonio particolarmente flessibili ed efficienti: sistemi di scambio delle quote di emissioni (il cosiddetto ‘mercato del carbonio’) e diverse forme di tasse sul carbonio». Sembra quasi uno schema Ponzi.

Come ogni movimento rivoluzionario, il Grande Reset del Nuovo Ordine Mondiale ha bisogno di un pericoloso nemico. Non sorprende che il ruolo dell’avversario sia stato assegnato alla lealtà verso la propria nazione, denigrata oggi come nazionalismo xenofobo e senza cervello.

«La ripresa del nazionalismo ha reso più difficile un’efficace governance globale, nonché più necessaria», dichiara senza ironia il Word Economic Forum. In altre parole, quando i sostenitori della sovranità nazionale riescono a resistere alla tecnocrazia, i globalisti non devono ascoltarli; dovrebbero al contrario raddoppiare i loro sforzi.

Anche le élite mondiali e i gerarchi dell’establishment culturale si sono offerti volontari al servizio del Grande Reset. Il principe Carlo ritiene che il Covid-19 abbia fornito un’«opportunità d’oro» per «resettarci», oltre ad aver mostrato una strada verso le «zero emissioni nette di carbonio», che ovviamente non hanno nulla a che fare con la pandemia.

Ancora più ‘maestosamente’, Papa Francesco ha recentemente sostenuto il rafforzamento dei poteri delle Nazioni Unite in modo che «il concetto di famiglia delle Nazioni possa acquisire denti reali».

Lo stesso vale per il primo ministro britannico Boris Johnson, che ha affermato che eventi come la peste «sono la causa del cambiamento sociale ed economico». Il primo ministro canadese Trudeau è diventato ancora più entusiasta, definendo la pandemia «un’opportunità per un reset» per «re-immaginare i sistemi economici che affrontano sfide globali come la povertà estrema, la disuguaglianza e il cambiamento climatico», tutte cose che ancora una volta non hanno molto a che fare con il superamento del Covid-19.

Anche i media mainstream sono in gran parte sulla stessa onda. Per esempio, la rivista Time ha recentemente dedicato una copertina al Grande Reset, con interviste a ‘importanti pensatori’ che parlano di «come trasformare il modo in cui viviamo e lavoriamo».

Inutile dire che i grandi cervelli sostengono soluzioni tecnocratiche. Kengo Sakurada, presidente e Group Ceo della Sompo Holdings, ha dichiarato: «Nella sua forma attuale, il capitalismo non contribuisce veramente al benessere dell’umanità. Dobbiamo reinventare il capitalismo, per integrare la sostenibilità sociale e il benessere delle persone».

Il che è traducibile come: il settore privato diventerà il principale artefice delle trasformazioni sociali del Grande Reset, una tendenza alla quale stiamo già assistendo.

In un recente articolo, il principe Harry e sua moglie Meghan Markle discutono di alcune problematiche legate alla Silicon Valley. Non sorprende che l’articolo sostenga una censura maggiore delle piattaforme social rispetto a quella messa in campo finora. «Spetta alle aziende tecnologiche autoregolamentare i propri contenuti o, in caso contrario, i governi devono intervenire e imporre restrizioni». Allora, in un discorso così mediato e controllato, a quali punti di vista sarebbe consentito proliferare, e quali invece verrebbero limitati?

Finora il Grande Reset è stato per lo più discusso e teorizzato, ma ci sono state poche azioni concrete. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non è tra le fila degli entusiasti del Reset.

Ma se diventasse presidente degli Stati Uniti uno come Joe Biden – che si è recentemente vantato di «seguire la scienza» – è lecito aspettarsi che favorirebbe la creazione di sistemi centralizzati per ricostruire le infrastrutture dell’esistenza umana, aprendo la via al ‘Grande Reset’, o detto in altre parole alla creazione di una gigantesca tecnocrazia. Se questo accadrà, Fauci non sarà l’unico che insegnerà al popolo americano a «fare ciò che ti viene ordinato».

 

L’autore pluripremiato Wesley J. Smith è presidente del Centro sull’eccezionalismo umano del Discovery Institute.

 

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di The Epoch Times.

Articolo in inglese: Beware the ‘Great Reset’ New World Order

 
Articoli correlati