La Gran Bretagna deve cambiare rotta sulla Cina

Il 28 giugno la Commissione sui diritti umani del Partito conservatore inglese ha presentato una nuova relazione che chiede al governo della Gran Bretagna di rivedere la linea politica nei confronti della Cina. La relazione, intitolata The Darkest Moment: The Crackdown on Human Rights in China 2013–2016 (‘Il momento più buio: la repressione dei diritti umani in Cina dal 2013 al 2016′, ndt), si focalizza sul giro di vite senza precedenti in tema di diritti umani iniziato con l’avvento della leadership di Xi Jinping, e delinea 22 consigli/proposte che il governo inglese dovrebbe adottare nel gestire il rapporto con la Cina. Per molti, infatti, in questo particolare momento in cui la Gran Bretagna si appresta a uscire dall’UE, le relazioni commerciali con la Cina hanno particolare rilievo. Il rapporto critica l’attuale linea politica e afferma che la Gran Bretagna dovrebbe essere sicura che «i diritti umani siano al centro dell’attenzione» nel proseguire i rapporti con la Cina.

Lord Patten of Barnes, governatore di Hong Kong tra il 1992 e il 1997, ha affermato, in occasione della presentazione del documento, che è determinante demolire «l’assurdo ragionamento» secondo il quale l’unico modo di fare commercio con la Cina, sia quello di chinare la testa. Parlando della sua esperienza diretta, ha raccontato: «Quando ero governatore di Hong Kong, mi veniva regolmente detto che prendere una posizione, per Hong Kong, non sarebbe stato positivo nel campo degli affari. In effetti, se si guarda ai fatti, le nostre esportazioni dalla Cina in quel periodo erano aumentate sostanzialmente. Il tema degli abusi dei diritti umani era trattato come la parte imbarazzante e conclusiva di una conversazione ufficiale condatta con un ministro in visita. Quando si era quasi sulla porta, le ultime frasi pronunciate erano “Comunque caro Ministro degli Esteri, lo sa, esistono delle forti preoccupazioni nel mio Paese a proposito degli abusi dei diritti umani. Spero che lei possa occuparsi di questa questione”. Così si poteva dire alla stampa di aver affrontato l’argomento, ma è davvero un modo molto superficiale per trattere un tema cosi rilevante».

Il vice presidente della Commissione, Benedict Rogers, ha fatto alcuni esempi sul comportamento di altre nazioni, riportando ad esempio quanto apertamente e regolarmente, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, abbia affrontato il tema dei diritti umani in Cina, molto di più di quanto lo abbia fatto il Regno Unito. Rogers ha affermato: «La Germania è un ottimo esempio di come si debbano condurre affari commerciali con la Cina parlando apertamente e senza chinare la testa. Quello che mi preoccupa è che ci sarà qualcuno che dirà che, ora che abbiamo lasciato l’Unione Europea, è indispensabile rafforzare i legami con gli altri mercati del mondo e che questa è una delle ragioni per cui dobbiamo rafforzare il commercio con la Cina e, di conseguenza, dobbiamo obbligatoriamente abbassarci alle sue richieste. Certo, dobbiamo rafforzare i nostri legami commerciali con la Cina, ma non è necessario piegarci, si deve piuttosto prendere una posizione chiara sulla questione dei diritti umani».

Lord Patten ha ricordato, inoltre, che durante l’era dell’Unione Sovietica, i dissidenti che erano stati imprigionati gli avevano riferito che ogni qualvolta i governi stranieri prendevano le loro difese con le autorità sovietiche, le loro condizioni miglioravano. Questo ovviamente vale anche per i dissidenti cinesi.

Il rapporto The Darkest Moment ha ricevuto il plauso di oltre trenta persone, inclusi personaggi noti come: Joshua Wong, leader del ‘Movimento degli Ombelli’ di Hong Kong, Chen Guangcheng, attivista cinese dei diritti umani, e Angela Gui, figlia di Gui Minhai, uno degli editori di Hong Kong scomparso recentemente. Gui Minhai è un cittadino svedese ed è sparito misteriosamente insieme ad altri quattro editori, uno dei quali è il cittadino inglese Lee Po, dopo aver pubblicato dei libri accusati di criticare il regime cinese di Hong Kong. A quanto si dice, nell’ottobre del 2015, quando Gui è stato rapito,era in vacanza in Tailandia. Angela Gui, sua figlia, ha raccontato: «Quella è stata l’ultima volta che ho visto mio padre, prima che fosse esibito nella Tv controllata dallo Stato, dopo tre mesi di silenzio. In televisione, il notiziario ha detto che mio padre era tornato in Cina volontariamente, per consegnarsi alle autorità e pagare per un crimine commesso 13 anni prima. Otto mesi dopo, Angela non aveva ancora ricevuto alcuna spiegazione sul perché fosse stato detenuto per tre mesi senza che gli fosse stata mossa alcuna accusa. Suo padre è ancora tenuto in custodia dalle autorità cinesi. Angela ha specificato: «Conosco mio padre molto bene e sono sicura che la sua cosiddetta confessione sia stata forzata, ma non avevo alcuna prova finché uno dei suoi colleghi, Lam Wing-kee, non è stato rilasciato. Lam ha avuto il grande coraggio di dire al verità, ha infatti raccontato che i media prima della sua apparizione televisiva, in prigione gli avevano dato un testo da memorizzare con tutto quello che doveva dire, e che è stato tenuto in isolamento per mesi, fino al punto che aveva pensato anche al suicidio». Angela ha continuato dicendo: «La Gran Bretagna deve insistere nel chiedere risposte alle autorità cinesi per questa violazione dei confini, deve chiedere spiegazioni sulla detenzione illegale di mio padre e del suo collega, specialmente per il fatto che sono cittadini britannici di Hong Kong: questo viola gli accordi della Dichiarazione congiunta sino-britannica. Nessuno deve vivere sotto la costante paura di un rapimento o di una detenzione illegale solo perchè commercializza libri che un regime ritiene illegittimi.

Il rapporto mette in chiara luce la pratiche continue atte a: imprigionare i dissidenti, i blogger e i giornalisti in Cina, incarcerare e molestare gli avvocati dei diritti umani, rapire e detenere gli editori di Hong Kong e ancora, parla della crescente repressione dei media, dell’espianto forzato di organi, del ricorso a confessioni forzate in tv, della persecuzione in Tibet e del deterioramento della situazione politica a Hong Kong.

Anche Anastasia Lin, la vincitrice di ‘Miss Mondo Canada’ di origini cinesi che è stata bandita dalla Cina per il suo impegno nei diritti umani, era alla presentazione del rapporto e ha contribuito con le sue testimonianze raccontando di come suo padre, che vive ancora in Cina, abbia cominciato a ricevere minacce dopo la sua vittoria al concorso di bellezza. Ha affermato inoltre: «Il cambiamento deve venire dalla Cina, un giorno il cambiamento verrà proprio da lì. Il popolo cinese deve dare inizio a questo cambiamento. Un giorno, quando i cinesi saranno finalmente liberi di venire a conoscenza dei crimini del Partito comunista cinese, spero che non dovranno sentirsi in colpa per esserne stati complici». Lin è l’attrice che ha vinto il premio ‘Leo Award for Best Leading Actress’ recitando nel film The Bleeding Edge che racconta propro delle vicende dei prigionieri di coscienza e dei praticanti del Falun Gong uccisi per ottenere gli organi.

Alcuni ricercatori hanno confermato infatti che, i praticanti del Falun Gong, una pratica spirituale tradizionale bandita in Cina, sono la principale risorsa dei prelievi forzati di organi. L’inchiesta, pubblicata il 22 giugno di quest’anno, intitolata Bloody Harvest/The Slaughter: An Update stima che dal 2000 in Cina sono stati effettuati tra i 60 mila e 100 mila trapianti all’anno, a dispetto delle ‘stime ufficiali’ che si attestano tra i 10 mila e 20 mila.

Il rapporto ha, inoltre, precisato che la Commissione istituita, indipendente sia dal governo che dal Partito conservatore, si occuperà nel prossimo futuro di osservare e studiare più da vicino la questione del prelievo di organi in Cina e negli altri Paesi mediante studi separati.

L’enorme questione dei praticanti del Falun Gong ha portato in Cina a un numero enorme di orfani; secondo gli organizzatori della gara ciclistica mondiale Ride 2 Freedom, gli sforzi di questi adolescenti nel risvegliare le coscienze del mondo su questo tema, sono stati portati sotto i riflettori grazie a un evento separato tenuto recentemente in Parlamento. Durante la presentazione, Benedict Rogers ha affermato: «Sta accadendo qualcosa (riferendosi alla persecuzione del Falun Gong) di così abominevole che non si riesce nemmeno a immaginare; le persone vengono uccise per i loro organi, tantissimi bambini rimangono orfani senza poter più riabbracciare i propri genitori».

Jim Shannon, membro del Parlamento che ha sostenuto Ride 2 Freedom, ha aggiunto: «Il nostro lavoro adesso è di fare pressione sul governo affinché controlli chi si reca in Cina per sottoporsi a un trapianto, così da fermare questa scandalosa, barbarica e violenta pratica chirurgica che avviene in Cina, dove gli organi non vengono donati volontariamente, ma vengono prelevati con forza, senza alcun consenso».

Sempre nella giornata della presentazione del rappporto Darkest Moment, Tim Loughton, membro del Parlamento e presidente del gruppo All Party Parliamentary Group Tibet, ha fatto notare le severe restrizioni dei diritti umani applicate in Tibet, dove le persone sono costrette a vivere sotto costante la sorveglianza di telecamere installate in ogni strada, come nella ‘sorveglianza globale orwelliana’ del famoso libro 1984. Le persone vengono incarcerate dalle autorità cinesi solo per aver promosso la lingua tibetana o per aver mostrato il proprio sostegno al Tibet. La cosa ancora più orribile sono le auto-immolazioni dei monaci, a oggi se ne contano 143, e la persecuzione dei loro familiari da parte delle autorità cinesi.

Come le autorità cinesi cerchino di influenzare le autorità britanniche che hanno mostrato solidarietà alla causa tibetana è un fatto ben noto, ha ricordato Tim Loughton: «Quando ero ministro, le pressioni su Downing Street affinché rinunciassi a tenere un pranzo con il Dalai Lama (cosa che avevo fatto varie volte) erano davvero forti e incredibili». Nel 2012, l’incontro tra David Cameron e il Dalai Lama, aveva fortemente disturbato il regime cinese, tanto che quest’ultimo aveva deciso di troncare ogni legame diplomatico con l’Inghilterra. Un anno dopo, Cameron acconsentì a rinunciare all’incontro con il Dalai Lama e questo permise il siglare di molti accordi commerciali con la Cina.

Lord Patten, ex commissario per gli affari esteri dell’Unione Europea, ha aggiunto: «Spero che l’Unione Europea, suppongo che in qualche modo ne facciamo ancora parte, si comporti con un po’ più di coraggio e che renda chiaro alle autorità cinesi che non siamo dei ‘separatisti’ e che neanche il Dalai Lama lo sia; spero che i Ministri europei e i Ministri britannici scelgano chi vogliono incontrare e cosa vogliono sostenere in modo indipendente e che non acconsentano di cambiare i loro piani perchè sottoposti a pressioni esterne».

Alla fine della presentazione, Fiona Bruce, membro del Parlamento e presidente della Commissione, ha riassunto lo spirito del rapporto con queste parole: «Essere amici della Cina non significa non parlare chiaro quando c’è qualcosa di sbagliato. Inoltre, essere veri amici del popolo cinese significa che le persone e il governo della Gran Bretagna parlino chiaramente e prendano una posizione chiara (sulla questione dei diritti umani, ndt)».

Articolo in inglese: UK Government Should Review Its China Policy, Commission Urges

 
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