Il governo italiano sta prendendo le distanze dal regime cinese

Di Pingping Yu

Le relazioni tra il governo italiano e il regime cinese si stanno raffreddando. L’ultima dimostrazione è arrivata la scorsa settimana, quando una fake news riguardante il premier italiano Mario Draghi è apparsa sui principali portali cinesi di notizie online, suscitando la reazione dell’ambasciata italiana a Pechino.

L’articolo in questione sosteneva che Draghi avesse dichiarato durante un’intervista con la Rai che il virus del Covid-19 circolava in Italia già nell’estate del 2019, ‘ammettendo’ così che il virus avrebbe avuto origine in Italia, non in Cina, una tesi già rilanciata in più occasioni dai media del regime cinese.

Screenshot di un articolo cinese secondo cui il Covid-19 ha avuto origine in Italia. (Screenshot/The Epoch Times)

Dal canto suo, l’ambasciata italiana a Pechino ha emesso un comunicato quello stesso pomeriggio, affermando: «l’Ambasciata italiana sottolinea con forza che il contenuto dell’articolo sulle dichiarazioni del Primo Ministro è una completa menzogna e che l’informazione non ha alcun fondamento».

L’incidente ha avuto luogo alcune settimane dopo il veto del governo italiano sulla tentata acquisizione cinese di Lpe, un’azienda produttrice di semiconduttori con sede a Milano.

Non c’è modo di sapere se la fake news sull’origine del Covid-19 fosse in qualche modo una rappresaglia per l’annullamento dell’accordo, ma di certo non contribuisce a smorzare la tensione tra i due governi.

5 motivi per cui l’Italia sta prendendo le distanze dal regime cinese

Il blocco dell’acquisizione cinese da parte del governo italiano ha costituito un brusco cambio di rotta per il governo italiano, che negli ultimi anni aveva coltivato una relazione sempre più stretta con il regime cinese di Pechino.

Nel 2019, l’Italia sotto la guida dell’ex primo ministro Giuseppe Conte, è infatti diventata il primo paese del G7 ad abbracciare la Nuova Via della Seta di Pechino (nota all’estero come Belt and Road Initiative), andando contro i suggerimenti degli Stati Uniti e di altri membri del G7.

Nel 2020, quando è iniziata la pandemia, l’Italia è stato il Paese più colpito in Europa. In risposta, il governo cinese ha donato all’Italia 31 tonnellate di dispositivi di protezione individuale e test per il virus, nel marzo 2020, inviando anche una decina di esperti medici per sostenere la risposta sanitaria italiana.

Di fatto, l’Italia è stata uno dei membri dell’Ue più pro-Cina negli ultimi decenni. Tra il 2000 e il 2019, l’Italia ha accolto 15 miliardi e 900 milioni di euro in investimenti cinesi, diventando il terzo maggior beneficiario europeo. Nel 2020, oltre 400 gruppi cinesi detenevano partecipazioni in 760 aziende italiane in «settori altamente redditizi o strategici».

Una delle più note acquisizioni è stata quella dell’Ac Milan per 740 milioni di euro, che prima era di proprietà di Silvio Berlusconi.

Ma il cambio di atteggiamento verso la Cina non ha sorpreso esperti come Cheng Chin-mo, direttore del Dipartimento di Diplomazia e Relazioni Internazionali dell’Università Tamkang di Taiwan. «Ciò dimostra il deragliamento della diplomazia cinese in Europa – ha dichiarato Cheng a Epoch Times – Ci sono cinque ragioni per cui era destino che sarebbe accaduto».

Sebbene la strategia della «diplomazia delle mascherine» della Cina abbia contribuito a smorzare alcune immediate carenze di forniture sanitarie, l’Italia non può dimenticare che l’occultamento da parte della Cina dell’epidemia di coronavirus ha causato la catastrofe in primo luogo, ha detto Cheng. Gli italiani hanno visto quattro milioni di infezioni da Covid-19 e quasi 127 mila morti per la malattia causata dal virus del Partito Comunista Cinese (Pcc). La pandemia è stata devastante per l’economia italiana, già in difficoltà, causando un calo del 13% del reddito pro capite nel 2020, mentre l’economia si è contratta di quasi l’11%. E le mascherine gratuite non sono sufficienti per diradare le nubi.

In secondo luogo, negli ultimi dieci anni la Cina si è fatta una cattiva reputazione in materia di etica e condotta degli affari, ha continuato Cheng, aggiungendo che le imprese e gli investitori cinesi sono noti per violare i regolamenti e gli accordi locali, il che turba profondamente gli europei che apprezzano l’integrità.

«Il denaro cinese è stato accolto con entusiasmo in Italia quando il memorandum di intesa sulla Nuova Via della Seta è stato firmato nel 2019. Ma da allora il Paese non ha tratto alcun beneficio materiale dalle collaborazioni – ha aggiunto il professore – Al contrario, alcune imprese italiane centenarie sono peggiorate, o sono addirittura fallite, dopo aver iniziato a collaborare con la Cina».

In terzo luogo, la «diplomazia del guerriero lupo» della Cina ha spento l’entusiasmo di molti suoi ex sostenitori, ha aggiunto Cheng. In risposta alle sanzioni adottate dall’Unione Europea a marzo per il genocidio del regime contro gli uiguri dello Xinjiang, il ministero degli Affari Esteri cinese ha dichiarato in un comunicato che le sanzioni erano basate su «nient’altro che bugie e disinformazione». Ha chiesto a Bruxelles di «riflettere su se stessa e affrontare di petto la gravità del suo errore» e smettere di «interferire negli affari interni» della Cina.

Il quarto fattore è la posizione politica di Draghi. Il nuovo premier italiano ha un atteggiamento molto amichevole verso gli Stati Uniti e l’Ue, ha descritto la sua politica estera come «fortemente pro-europea e atlantista, in linea con le ancore storiche dell’Italia». Contrariamente al suo predecessore, Draghi ha mostrato una chiara determinazione nel perseguire l’alleanza con gli Stati Uniti. Poco dopo la sua nomina, Draghi ha riaffermato l’appartenenza di Roma alla Nato e la storica amicizia tra Italia e Stati Uniti. Il veto sull’acquisizione di Lpe è stato di fatto considerato come un segnale dell’attenzione del nuovo governo nell’arginare l’influenza politica ed economica di Pechino in Italia.

Infine, Cheng ha citato l’ambiente globale, che si sta voltando contro il Partito Comunista Cinese. Lo sforzo internazionale guidato dagli Stati Uniti per frenare l’espansione globale della Cina comunista e le violazioni dei diritti umani, così come l’indagine sul ruolo della Cina nello scoppio della pandemia, hanno infatti incoraggiato i Paesi del G7 a parlare apertamente e a prendere posizione contro le atrocità del Pcc, cosa che avevano evitato di fare per molti anni per il timore di danneggiare le proprie relazioni economiche con la Cina. Nel frattempo, i Paesi europei stanno diventando molto più diffidenti verso la minaccia che il Pcc rappresenta per la loro sicurezza nazionale, dopo che strumenti di infiltrazione del Pcc come Huawei e l’Istituto Confucio sono stati smascherati pubblicamente.

L’Italia è ancora influenzata dalla propaganda del Pcc

Ad ogni modo, potrebbe volerci del tempo prima che l’opinione pubblica verso il regime cinese cambi completamente, dato che molti media nazionali hanno pubblicato frequentemente contenuti pro-regime, e molti giornalisti italiani sono stati influenzati profondamente dalla propaganda del Pcc. Secondo Francesco Galietti del thinktank Policy Sonar, con sede a Roma, «i cinesi hanno infiltrato i media italiani al 100%».

Breitbart ha anche scritto in un articolo del 7 giugno che una serie di video in lingua italiana sulle «Citazioni classiche di Xi Jinping», realizzato dal China Media Group, di proprietà statale cinese, è stata trasmessa su Mediaset e sul canale italiano in lingua cinese Cinitalia.

Sempre da Breitbart si apprende che «l’Ansa […] ha pubblicato fino a 50 articoli al giorno, in lingua italiana, della Xinhua News Agency, l’agenzia stampa statale del Partito Comunista Cinese. Inoltre, l’Ansa non informa i suoi lettori che il governo cinese gestisce e approva tutti i contenuti della Xinhua».

Il quotidiano nazionale Il Giornale pubblica regolarmente la propaganda del Pcc dal 2019. Per esempio, un articolo pubblicato a maggio dal Giornale ha suggerito che i resoconti sul genocidio del Pcc contro il popolo uiguro musulmano fossero una mera «manipolazione mediatica degli eventi» realizzata per utilizzare «le preoccupazioni sui diritti umani» per promuovere l’agenda di politica estera dell’America, facendo di fatto eco alla linea di partito del regime.

L’articolo di Breitbart ha anche osservato che una rivista pubblicata da Cinitalia «ammette apertamente di produrre il suo contenuto italiano in associazione con l’ambasciata cinese in Italia».

Il Giornale è di proprietà dell’ex primo ministro Silvio Berlusconi, che è stato critico nei confronti del Pcc fino a quando ha venduto la squadra di calcio Ac Milan a investitori cinesi per 740 milioni di euro nel 2017 a causa di problemi finanziari. Da allora, i contenuti de Il Giornale relativi alla Cina, in particolare gli articoli della rubrica Cinitalia, sono molto simili alla propaganda del Pcc.

Una nuova era nelle relazioni Ue-Cina

I membri dell’Ue stanno iniziando a contrastare la coercizione del Pcc sia a livello economico che politico.

L’Ue ha condannato la situazione dei diritti umani in Cina in una conferenza all’inizio di quest’anno, mentre la Francia ha inviato a febbraio una nave da guerra e un sottomarino nel Mar Cinese meridionale per un pattugliamento per la «libertà di navigazione».

Il 22 maggio, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha annunciato l’uscita del suo Paese dalla cosiddetta piattaforma di cooperazione ’17+1′ di Pechino. Secondo il Baltic News Service, Landsbergis ha dichiarato che la piattaforma cinese era «divisiva» dal punto di vista dell’Ue e ha invitato i membri dell’Ue a perseguire «un molto più efficace approccio ’27 + 1′» nei colloqui con la Cina.

Infine, il premier ungherese Viktor Orban, che negli ultimi anni ha stabilito relazioni amichevoli e importanti accordi di investimento con il regime cinese, oltre ad aver ostacolato diverse risoluzioni dell’Ue che denunciavano le violazioni dei diritti umani in Cina, è stato recentemente costretto a sospendere un progetto per la costruzione di un’università cinese Fudan a Budapest, dopo lo scoppio di grandi manifestazioni popolari nella città. Il suo governo ha quindi annunciato un referendum sul progetto.

 

Pingping Yu è scrittrice, traduttrice e ricercatrice per The Epoch Times dal 2007. Copre una varietà di argomenti relativi alla Cina, con una forte attenzione ai diritti umani, all’economia e agli affari.

Articolo in inglese: Italy Is Turning Away From the Chinese Communist Regime

 
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