Gordon Chang: finora le politiche di Biden stanno avvantaggiando il Pcc

Di Jan Jekielek e Frank Fang

Secondo l’esperto di politica cinese Gordon Chang, alcuni degli ordini esecutivi del presidente Joe Biden sono fuorvianti, poiché alla fine andranno a beneficio del Partito Comunista Cinese (Pcc).

«Sebbene [Biden, ndr] parli di estrema concorrenza con la Cina e di farle assumere le proprie responsabilità, abbiamo visto in quegli ordini esecutivi un flusso di misure che Pechino ama assolutamente».

Chang, che era ospite al programma American Thought Leaders di Epoch Times, ha evidenziato due ordini esecutivi che Biden ha firmato: uno sospende l’ordine esecutivo dell’ex presidente Donald Trump sulla sicurezza delle infrastrutture elettriche critiche degli Stati Uniti e l’altro revoca il permesso per la costruzione del gasdotto Keystone XL.

Le azioni di Biden

Il progetto Keystone è stato ripreso da Trump nel gennaio 2017, dopo essere stato bloccato dall’amministrazione Obama a causa di preoccupazioni ambientali.

Secondo Chang la decisione di Biden di sospendere l’ordine esecutivo delle infrastrutture critiche di Trump è «indifendibile» e «non c’è spiegazione», poiché consentirebbe alla Cina di vendere apparecchiature alle reti elettriche statunitensi.

Nel maggio 2020, Trump ha firmato un ordine esecutivo (EO13920) che vietava alle agenzie federali e ai cittadini statunitensi di acquistare o installare apparecchiature per i sistemi di alimentazione energetica di massa (Bps) provenienti da Paesi che rappresentano un rischio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti o per l’incolumità dei cittadini americani.

In risposta all’ordine di Trump, nel dicembre dello scorso anno l’allora segretario all’Energia Dan Brouillette ha emesso un ordine – entrato in vigore il 16 gennaio – che vietava alle utility che forniscono strutture critiche per la Difesa, di acquistare determinate apparecchiature Bps dalla Cina.

Il 20 gennaio, Biden ha sospeso l’ordine di Trump per 90 giorni, mentre chiedeva al segretario all’Energia e al direttore dell’ufficio di gestione e bilancio della Casa Bianca di «valutare congiuntamente se raccomandare l’emissione di un ordine sostitutivo». Da allora il Dipartimento dell’Energia ha dichiarato che durante questo periodo di 90 giorni anche l’ordine di divieto di dicembre è di fatto sospeso.

Per quanto riguarda la cancellazione del progetto Keystone, Chang spiega che l’oleodotto avrebbe portato il petrolio canadese negli Stati Uniti: annullarlo significa che quel petrolio sarà ora venduto ad altri Paesi, come la Cina.

Chang ha criticato Biden per non essersi consultato con il Canada prima di revocare il permesso. «Questa è solo una pessima politica su tutta la linea. Abbiamo danneggiato le nostre relazioni con il Paese [il Canada, ndr], con il quale noi abbiamo un confine indifeso di migliaia di miglia, e beneficiamo la Cina, il nostro nemico. Quindi questo per me non ha alcun senso».

La decisione di Biden di annullare il progetto Keystone è stata accolta con critiche sia negli Stati Uniti che in Canada. Nel recente sondaggio condotto su oltre 28 mila lettori di Epoch Times, il 96% non approva la decisione di Biden.

Chang ha affermato che anche il rientro nell’Organizzazione mondiale della sanità costituisca una vittoria per la Cina, e che il team di Wuhan per indagare sulla fonte della pandemia ha ripetuto la propaganda di Pechino, secondo cui il Covid-19 potrebbe diffondersi attraverso il cibo congelato. «La realtà è che la stragrande maggioranza delle cose che l’amministrazione Biden ha fatto finora, avvantaggia la Cina, e molte di queste non favoriscono gli Stati Uniti».

Legami bilaterali

Interrogato sulle recenti osservazioni del massimo diplomatico cinese Yang Jiechi, che ha avvertito l’amministrazione Biden di non oltrepassare la «linea rossa» di Pechino su questioni riguardanti Hong Kong, Tibet e Xinjiang, Chang ritiene essere la prova che la cooperazione con la Cina non avrebbe dato frutti: «Pechino sta cercando di stabilire le aree di cui parleranno con noi, che stanno diventando sempre meno, perché tutto sta diventando una linea rossa. La Cina sta cercando di restringere quelle aree in cui possiamo avere una discussione costruttiva. Credo che non si possa avere una discussione costruttiva con loro».

Sebbene Biden e i funzionari della sua amministrazione abbiano dichiarato di essere disposti a impegnarsi con Pechino in aree come il cambiamento climatico e gli sforzi di prevenzione delle pandemie, secondo Chang l’amministrazione dovrebbe invece «tagliare tutti i legami con la Cina, perché la Cina usa ogni punto di contatto con gli Stati Uniti per minare la nostra società e rovesciare il nostro governo».

Chang ha raccomandato all’amministrazione Biden di interrompere il commercio, gli investimenti, i partenariati di condivisione tecnica, gli scambi culturali e gli accordi di città gemellate con la Cina. Inoltre gli Stati Uniti non dovrebbero parlare di cooperazione, poiché «incoraggerebbe» il regime cinese a essere più ostile verso i suoi vicini, tra cui India, Giappone e Taiwan. In altre parole, l’amministrazione Biden dovrebbe invece concentrarsi su una politica di deterrenza contro la Cina.

Pechino ha inviato quasi quotidianamente jet militari nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan a gennaio e ha recentemente minacciato di guerra l’isola autogovernata.

Olimpiadi 2022

Oltre 180 gruppi internazionali per i diritti umani, tra cui International Tibet Network e il World Uyghur Congress, hanno recentemente scritto una lettera congiunta ai leader mondiali, esortando i governi a boicottare le Olimpiadi invernali di Pechino del 2022. Recentemente sono pervenute simili richieste nel Regno Unito. In risposta, Hu Xijin capo redattore capo del giornale cinese Global Times, si è rivolto a Twitter per minacciare sanzioni commerciali contro i Paesi che decidono di boicottare i Giochi.

Chang ha esortato il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) a spostare i Giochi «in un Paese che non è contaminato da atrocità», citando come ragione la persecuzione cinese degli uiguri e di altre minoranze etniche nella regione dello Xinjiang dell’estremo ovest della Cina. A gennaio, l’allora segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva definito la persecuzione del Pcc contro queste minoranze, un genocidio e «crimini contro l’umanità».

Oltre a spostare i Giochi fuori dalla Cina, Chang ha anche raccomandato al Cio di bandire gli atleti cinesi dai Giochi del 2022, per gli stessi motivi per cui il Cio ha vietato al Sudafrica di partecipare alle Olimpiadi estive del 1964 a Tokyo: per via della sua politica di segregazione razziale nota come apartheid, che consentiva solo agli atleti bianchi di rappresentare il Paese.

Secondo Chang la Cina dovrebbe essere bloccata allo stesso modo perché «una determinata popolazione in Cina non è autorizzata a praticare sport» perché è perseguitata o detenuta in campi di internamento: «Non abbiamo bisogno di altre Olimpiadi del 1936», ha commentato, riferendosi a quando la Germania nazista ospitò le Olimpiadi. «Non abbiamo bisogno di altre Olimpiadi del 2008 [quando Pechino ospitò i giochi estivi, ndr], che fondamentalmente promuovevano il totalitarismo con quelle manifestazioni orribili. Non abbiamo bisogno di farlo di nuovo».

 

Articolo in inglese: Biden’s Policies So Far Ultimately Benefit CCP: China Expert

 
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