Globalizzazione e coronavirus, se gli Usa dipendono dalle mascherine cinesi

Il mercato globale mostra i suoi difetti, quando le mascherine contro il virus scarseggiano

«Per quattordici anni ho messo in guardia contro la fornitura di mascherine prodotte all’estero». Mike Bowen, fondatore di un’organizzazione che da tempo critica la dipendenza dai Paesi esteri per la produzione di dispositivi di protezione personale, ha finalmente avuto, tragicamente, ragione.

Oltre ad essere fondatore della suddetta Secure Mask Supply Association, Bowen gestisce anche Prestige Ameritech, il più grande produttore di mascherine chirurgiche degli Stati Uniti, e racconta di aver lavorato a pieno ritmo da quando l’epidemia è stata rivelata, cercando di evadere gli ordini per le mascherine protettive utilizzate dai soccorritori in prima linea e dal personale medico alle prese con epidemie virali come COVID-19. L’unica difesa, dice, è un’adeguata fornitura interna di mascherine e una campagna nazionale che chiarisca di usarla «solo se si ha la tosse».

Coronavirus: una sfida per il mercato globalizzato

Il 25 febbraio il segretario dei Servizi sanitari e umani (Hhs), Alex Azar, ha avvertito i legislatori degli Stati Uniti sul problema della carenza di mascherine chirurgiche e respiratori N95, in quanto l’attuale scorta ammonta a circa 30 milioni di mascherine, mentre a causa dell’epidemia potrebbero servirne ben 300 milioni.

Martedì l’Oms ha riferito che la corsa ad accaparrarsi le mascherine della gente presa dal panico, ha aggravato il problema: «Gli operatori sanitari si affidano ai dispositivi di protezione personale per salvaguardare se stessi e i loro pazienti dall’infezione e dall’infezione di altri, ma la carenza sta lasciando medici, infermieri e altri lavoratori in prima linea pericolosamente mal equipaggiati per la cura dei pazienti del COVID-19, a causa della carenza di forniture come guanti, mascherine mediche, respiratori, occhiali, visiere, camici e grembiuli».

L’organizzazione ha attribuito la colpa della carenza alla «domanda crescente dovuta al panico, agli acquisti, all’accaparramento e all’uso improprio, che sta mettendo a rischio vite sia per coronavirus che per altre malattie infettive».

Il direttore generale dell’Oms, dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus ha quindi sollecitato l’industria e i governi ad aumentare la produzione del 40% per soddisfare la crescente domanda globale: «Senza catene di fornitura sicure, il rischio per gli operatori sanitari di tutto il mondo è reale. L’industria e i governi devono agire rapidamente per aumentare l’offerta, allentare le restrizioni alle esportazioni e mettere in atto misure per fermare la speculazione e l’accaparramento. Non possiamo fermare COVID-19 senza prima proteggere gli operatori sanitari».

L’Oms stima che dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 i prezzi delle mascherine chirurgiche siano aumentati del 600 per cento, mentre quelli dei respiratori N95 sono triplicati.

Sulla scia del panico per l’acquisto e l’accaparramento di dispositivi di protezione personale come mascherine e disinfettanti per le mani, degli esperti sostengono invece che la loro utilità per il pubblico sia scarsa.

Il 27 febbraio durante un’udienza della Camera degli Affari Esteri il direttore del Centers for Disease Control and Disease Prevention (Cdc), Robert Redfield, ha spiegato: «Dobbiamo assicurarci che le mascherine N95 siano disponibili per i medici e le infermiere che si prenderanno cura degli individui affetti da questa malattia. E mi dispiace molto vedere fuori persone che le indossano: non c’è nessuna utilità per queste mascherine nella comunità».

Il dottor James Robb, ex professore di patologia e uno dei primi ricercatori sui coronavirus, in una nota ampiamente condivisa online ha spiegato che le mascherine «non impediscono al virus in uno starnuto diretto di entrare nel naso o nella bocca», ma sono utili per impedire alle persone di toccare il viso, che è un serio sistema di trasmissione. Nella sua lista di misure preventive consiglia «niente strette di mano! Usare un pugno chiuso, un inchino, coprire la bocca con il gomito».

Riportare la produzione in America

Martedì durante l’incontro sul Coronavirus alla Casa Bianca, a cui hanno partecipato la Task Force del governo e i rappresentanti delle aziende farmaceutiche e biotecnologiche, Trump ha dichiarato: «Il coronavirus mostra l’importanza di riportare in America la produzione di farmaci, attrezzature e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per proteggere la salute pubblica. Vogliamo fare certe cose a casa nostra. Vogliamo produrre in casa. Non si fa solo in Cina, ma anche in molti altri posti, come l’Irlanda, e altri che ci forniscono i farmaci e le cose di cui abbiamo tanto bisogno». Il presidente ha aggiunto che sono state adottate misure per mitigare il rischio per la salute pubblica derivante dalla dipendenza da altri Paesi, per i farmaci e le attrezzature primarie.

Due funzionari statunitensi, uno del Dipartimento della Sicurezza Nazionale, e l’altro della Casa Bianca, chiedendo l’anonimato hanno riferito a Reuters che l’amministrazione sta considerando di invocare poteri speciali attraverso una legge chiamata Defense Production Act per espandere rapidamente la produzione nazionale di mascherine e indumenti protettivi, per combattere il coronavirus.

Secondo una sintesi sul sito web dell’Agenzia federale per la gestione delle emergenze, la legge concede al presidente ampi poteri per «accelerare ed espandere la fornitura di risorse dalla base industriale statunitense per sostenere i programmi militari, energetici, spaziali e di sicurezza interna».

Urgente risveglio

L’esperto di commercio Alan Tonelson, in una e-mail inviata a Epoch Times ha elogiato gli sforzi dell’amministrazione Trump per il ripristino della principale capacità produttiva, definendo la dipendenza dalla Cina per le forniture mediche americane un fallimento della politica precedente: «Un’economia statunitense fortemente dipendente dai farmaci vitali e dai loro ingredienti, da una Cina sempre più ostile e oscura è un accusa devastante per la sicurezza nazionale e la politica sanitaria pubblica pre-Trump, ma non vanno trascurati nemmeno gli effetti puramente economici, in quanto i leader globalisti hanno favorito il far diventare la Cina un enorme centro globale produttivo, esponendo così gli americani a vari rischi come la carenze di forniture su un’ampia varietà di prodotti critici. Tutti gli americani dovrebbero richiedere che l’epidemia di coronavirus sia considerata da Washington come il più urgente campanello d’allarme possibile».

 

Articolo in inglese: Coronavirus Exposes Globalization’s Downside Amid Protective Equipment Shortages

 
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