Gli abusi delle autorità cinesi durante l’epidemia

Ufficiali cinesi confiscano prodotti da un negozio di alimentari: il video suscita l'indignazione sul web

Di Cathy He

Recentemente un video ripreso da alcune telecamere di sorveglianza ha scatenato un’ondata di indignazione sul web in Cina. Il filmato mostra degli ufficiali locali che sequestrano indebitamente dei prodotti da un negozio di alimentari di Ezhou, una città dello Hubei vicina al focolaio dell’epidemia.

Il 19 febbraio il proprietario del negozio ha postato su Weibo (la versione cinese di twitter) il video catturato dalle telecamere di sicurezza del suo negozio. Si vedono diversi funzionari del governo locale entrare nel locale, afferrare diversi prodotti in vendita e poi uscire con le mani piene.
Ad un certo punto il proprietario sembra voler chiudere la saracinesca del negozio ma viene fermato da un agente, il quale permette ad alcuni suoi colleghi di entrare e di portare via ancora altre cose.

In un video l’uomo ha affermato: «Oggi alcuni funzionari del governo locale hanno iniziato a prendere della merce non appena hanno messo piede nel mio negozio, sostenendo che avessi riaperto l’attività per fare affari».
Questo perché i negozi della città non hanno il permesso di aprire a causa delle misure d’emergenza imposte per cercare di contenere l’epidemia.

Tuttavia, il proprietario ha dichiarato di aver alzato la saracinesca solo per prendere dei noodles e altre provviste per sé, e che non aveva mai aperto il suo negozio dall’entrata in vigore dei provvedimenti.

«Sono entrati e hanno iniziato a prendersi la merce. Che comportamento è questo?»

Il video ha fatto esplodere l’indignazione degli utenti cinesi sul web, che hanno accusato gli ufficiali di abusare del proprio potere per confiscare cibo e prodotti a beneficio personale.

Con l’aggravarsi dell’epidemia di coronavirus in Cina sono di fatto emersi numerosi regolamenti cittadini che permettono agli ufficiali di confiscare le proprietà personali al fine di ‘combattere l’epidemia’.

In risposta all’ondata di indignazione, il governo di Ezhou ha dichiarato che gli ufficiali avevano «confiscato temporaneamente» i beni del commerciante, e hanno sottolineato che l’uomo aveva aperto il suo negozio in violazione dei provvedimenti. Alla fine la merce è stata restituita al legittimo proprietario ed è stata aperta un’indagine su questo incidente, secondo quanto riportato dalla stampa locale.

«Se dicono che il negozio davvero ha operato violando le leggi, allora chiudetelo e punitelo», ha scritto un utente sul web. «Se la confisca temporanea era legale, allora perché hanno restituito la merce?»

Da gennaio, molte aree della provincia dell’Hubei sono state poste sotto diversi gradi di isolamento, che in totale coinvolgono circa 60 milioni di persone.
Attualmente ci sono chiari segnali che indicano come l’intera provincia inizi a essere a corto di provviste alimentari.

Il 14 febbraio, il media statale Cctv ha dichiarato che le autorità della provincia dell’Heilongjiang, ubicata nel nord est della Cina, hanno spedito via mare 3 mila tonnellate di riso nello Hubei, e che il 16 febbraio il riso è arrivato a destinazione.

Mentre il 17 febbraio, l’agenzia stampa statale Xinhua ha riportato che le autorità della provincia di Jilin avrebbero raccolto donazioni dalle aziende locali, arrivando a raccogliere 100 tonnellate di riso da destinare a Wuhan. Peraltro la provincia aveva già donato 500 tonnellate di riso il 14 febbraio. Il reportage ha affermato che a Jilin gli operai hanno lavorato giorno e notte per preparare il carico e spedire il riso via mare.

Nello stesso tempo, i cittadini di Wuhan hanno iniziato a chiedere cibo anche sui social media, incluso riso, farina, verdure, carne, frutta e noodles istantanei.

 

Articolo in inglese: Video of Chinese Officials Confiscating Supplies From Grocery Store in Virus-Hit City Sparks Outrage

 
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