Gli 007 cinesi alla conquista della Silicon Valley

Secondo un ex funzionario dei servizi segreti degli Usa, John Jordan, il regime cinese e la Russia starebbero conducendo attività di spionaggio nella Silicon Valley.

Le reti di spionaggio del Ministero della Sicurezza Statale (Mss) cinese e della Russia sono operative nella Silicon Valley sin dagli anni ‘70, spiega Jordan. Lo spionaggio sovietico al tempo aveva obbiettivi prevalentemente politici e militari. Le attività cinesi, d’altro canto, sono continuate incessantemente e si focalizzano sul furto di tecnologia, con l’obbiettivo a lungo termine di aiutare il Partito Comunista Cinese a raggiungere e superare gli Stati Uniti sotto il profilo tecnologico ed economico. Gradualmente, anche le operazioni russe stanno modificando i loro obbiettivi allineandosi a quelle cinesi.

Attualmente il Ministero della Sicurezza di Stato cinese sta utilizzando vari metodi allo scopo di impadronirsi delle innovazioni americane, tra cui l’impiego delle associazioni studentesche cinesi controllate dal regime, gli investimenti esteri e il reclutamento degli innovatori.

Segue l’intervista a John Jordan, condotta dal giornalista di Epoch Times americano Joshua Philipp.

Non ho mai sentito parlare delle operazioni del Ministero della Sicurezza di Stato cinese nella Silicon Valley. Sono a conoscenza delle operazioni del Fronte Unito, che si serve di società di facciata, di gruppi studenteschi, o di ‘investitori’ che si recano in California in cerca di tecnologia da riportare in Cina. Ma riguardo al Ministero della Sicurezza di Stato… lei cosa sa a proposito?

Infatti molti non associano mai la California alle operazioni di spionaggio russe e cinesi, ma in realtà la Silicon Valley è stata uno dei covi delle attività di spionaggio sin dagli anni ‘70 e ‘80. A quel tempo, nella zona della Baia c’era una grande base della marina a Alameda e una grande base militare nel Presidio [Il Presidio di San Francisco è un parco e una base militare, ndr]. I russi, hanno sempre investito più risorse (dirette dal Kgb) nella California del Nord che in qualsiasi altra zona degli Stati Uniti, escludendo Washington.

Parliamo ora dell’ascesa a grande potenza della Cina nell’era post Guerra Fredda, e della sua rapida espansione economica. Diversamente dai russi, i cui interessi nella Baia erano unicamente militari e politici, ma prevalentemente militari, la Cina aveva già compreso il potenziale delle innovazioni della Silicon Valley, e infatti le tecnologie provenienti dalla ‘Valle del silicio’ hanno contribuito molto alla crescita dell’economia cinese nel XXI secolo. E i cinesi hanno sviluppato un’ampia gamma di strategie di spionaggio che per diversi aspetti sono molto più sofisticate di quelle russe.

Quale pensa che sia la differenza fondamentale tra le operazioni dei servizi segreti russi e quelle dei servizi segreti cinesi?

Le attività della Russia sono sempre state operazioni di spionaggio tradizionale. Si basano ad esempio sul tendere trappole usando delle belle ragazze, la cosiddetta ‘trappola del miele’, sono dirette dall’alto, mirano a ottenere determinate informazioni o tecnologie, e agli agenti vengono assegnati compiti molto specifici. Ma ora il pensiero dei russi sta cambiando, e hanno iniziato a seguire il modello cinese.

Il modello cinese è decisamente più ‘onnicomprensivo’. Conducono ogni sorta di attività per infiltrarsi nella società americana e impadronirsi della tecnologia. Ci sono circa 300 mila studenti cinesi negli Stati Uniti, e la stragrande maggioranza studiano materie scientifiche, le cosiddette discipline Stem: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Non si specializzano in psicologia, giurisprudenza o in altre delle numerose discipline che oggi si insegnano nei campus americani.

Inoltre ci sono gli investitori che vengono nella Silicon Valley per reclutare talenti e assumere persone che vogliono andare a lavorare in Cina; innovatori che vadano a lavorare in Cina. E vogliono anche acquistare intere aziende della Silicon Valley. Poi ci sono le associazioni degli studenti e dei ricercatori cinesi, gestite dalle ambasciate e dai consolati cinesi negli Stati Uniti che tengono sotto controllo gli studenti cinesi e li spronano a sorvegliarsi a vicenda – riferendo i contatti che possono avere con i praticanti del Falun Gong o con i tibetani, per esempio – in ogni caso fanno sentire la propria presenza nelle loro vite, che è una parte importante della loro strategia. I cinesi vogliono infatti comprare, riportare in patria e sviluppare le tecnologie trafugate, mentre i russi storicamente hanno sempre cercato di dare un morso qua e uno là.

Questo è un argomento molto interessante, perché direi che una delle ragioni per cui molte persone non comprendono le attività di spionaggio cinesi è che molte delle ‘spie’ coinvolte non sono ufficialmente spie, giusto? Lei ha menzionato le associazioni di studenti e ricercatori cinesi. Queste sono gestite dai consolati, finanziate dai consolati. Lo scopo è che gli studenti imparino cose da riportare in Cina, o assumano posizioni chiave all’interno del governo o delle imprese, cosi che possano ‘servire il proprio Paese’ sia rimanendo all’estero che tornando in Cina.
Lo stesso vale per gran parte dei furti economici. Molte delle persone che rubano, da quanto ho capito, non sono esse stesse spie, ma piuttosto vengono manipolate dalle spie. Spesso rubano solo una o due cose, il che rende più difficile incriminarli. Pensa che la mia analisi sia corretta?

Penso di sì. Le reti di spionaggio funzionano ‘bene’ quando chi le gestisce può fare affidamento su molti agenti in loco, e certamente il modello cinese dispone di grandi numeri. Un’altra differenza tra le attività cinesi e quelle russe consiste nel fatto che la Cina dispone delle conoscenze industriali e tecnologiche necessarie per utilizzare molte delle tecnologie [trafugate, ndr] e integrarle nelle industrie, nei processi costruttivi e in altri progetti del genere, mentre i russi no. L’economia russa è più piccola di quella del Texas, mentre la Cina è una vera potenza economica, ed è in grado di ‘digerire’ molte di queste tecnologie.

Al riguardo ci sono due questioni che meritano di essere approfondite. La prima è che siamo stati noi a dare alla Cina le nostre fabbriche, abbiamo ceduto loro le nostre conoscenze produttive, giusto? Nella guerra industriale oltre a possedere le conoscenze produttive e a formare le persone in grado di produrre, è necessario sviluppare le catene di fornitura, e bisogna sviluppare i sistemi per lo sviluppo delle strutture di gestione. Non è facile costruire queste strutture dal nulla, siamo noi ad averle date a loro.
L’altra questione interessante riguarda i modi con cui le informazioni vengono trafugate e trasferite. So che la Cina ha dei centri di trasferimento tecnologico che, dopo i ‘furti’, trasmettono le informazioni a organizzazioni affiliate alle università che sono specializzate nelle tecnologie di ingegneria inversa.
Lei ha fatto riferimento alle differenze tra i metodi russi e quelli cinesi per rubare la tecnologia, ed è una questione piuttosto interessante. Quali sono i suoi pensieri a proposito?

La Russia proviene da una società feudale, e per molti aspetti anche la Cina. Ma la Cina è riuscita a integrarsi molto bene, a diventare parte della Silicon Valley e a facilitare i trasferimenti di tecnologia. Questo non significa però che l’economia cinese sia riuscita a carpirne tutti i benefici. Ci stanno riuscendo, ma la Cina deve ancora affrontare delle grosse sfide per sfruttare alcune di queste tecnologie e renderle delle armi efficaci da un punto di vista militare.
L’Esercito popolare di liberazione sta affrontando alcune grosse difficoltà, anche perché ha ancora la leva militare obbligatoria. Ma le stanno superando e noi, in quanto americani, dobbiamo osservare e stare attenti.

Nel 1996 è stato varata la legge sullo Spionaggio economico e non c’è stata nessuna condanna fino al 2004. Questa legge, per la prima volta, punisce non solo la vendita di segreti relativi la sicurezza nazionale da parte di persone infiltrate nel governo, ma anche il furto e la vendita di tecnologie provenienti dal settore privato. Ci sono stati alcuni processi molto importanti presso il tribunale della California, ma c’è ancora molta strada da percorrere per far si che la legge venga rispettata.

Vorrei capire meglio la questione riguardante la leva obbligatoria. Lei ha detto che è uno dei motivi per cui l’esercito cinese non è efficiente come si potrebbe pensare. Può spiegarsi meglio?

L’esercito cinese non è efficiente come generalmente si ritiene in Occidente, fondamentalmente per gli stessi motivi per cui l’esercito russo era in difficoltà durante la Guerra Fredda. Quando le persone vengono addestrate per soli due anni non riescono ad acquisire la padronanza di tutte le tecnologie, non imparano a lavorare insieme come una squadra, e non hanno tempo per fare esperienze pratiche.

Nell’esercito statunitense, anche tra gli arruolati, la lunghezza media del servizio varia dai quattro ai sette anni, e molti vi trascorrono tutta la carriera. Nella società americana fare il militare è considerata una professione rispettabile e desiderabile. È difficile entrare in un’accademia militare o ottenere un incarico nell’esercito.

Al contrario in Cina chi entra nell’esercito generalmente lo fa per avere un piatto di minestra e un posto dove dormire, e non viene enfatizzato l’addestramento ai bassi livelli, che invece noi facciamo.

La guerra è cambiata dal nostro ultimo incontro con l’esercito cinese all’inizio degli anni ‘50 […] Stalin disse che la quantità è una qualità di per se stessa. Ma questo non è più vero nelle battaglie moderne, dove l’enfasi è sulla tecnologia e sulla sua integrazione all’interno dell’apparato di combattimento. Un gadget non diventa un’arma se i soldati non riescono a usarlo a dovere anche sotto pressione.

Negli Stati Uniti ci sono stati accesi dibattiti circa il sistema di arruolamento volontario. È interessante capire che d’altra parte anche la leva obbligatoria ha le sue pecche, e che forse non vale la pena addestrare duramente persone che se ne andranno via dopo due anni.

Non è possibile addestrare e formare un vero combattente in due anni, in gran parte delle specialità militari.

Tornando al Ministero della Sicurezza di Stato, può spiegarci cosa pensa della natura delle sue operazioni? E in che modo le attività del Ministero si distinguono da quelle condotte dalle Associazioni di studenti e ricercatori cinesi o da altri gruppi legati al Pcc (Partito Comunista cinese) che sappiamo essere attivi nella Silicon Valley?

Non so esattamente dove inizi l’autorità del Ministero della Sicurezza di Stato, essendo americano non so esattamente dove sia il ‘confine’. Ma ritengo che il ministero, come minimo, svolga un ruolo in ogni genere di attività di spionaggio; penso che nessuno sappia con certezza dove inizi e finisca il suo raggio di azione.

A Pechino sembra che tutti vogliano una fetta più grande della torta, perciò ritengo improbabile che il Ministero della Sicurezza di Stato non ambisca ad avere quanto più potere possibile.

Il Ministero di Sicurezza di Stato è un organo governativo. Mentre gli attacchi informatici e i furti informatici sono generalmente opera dell’esercito… Da quanto mi è stato riferito le spie governative e le spie militari del sistema cinese non vanno d’accordo tra di loro. Fino al punto che si danneggiano e lottano tra loro.

La Cina ha un vantaggio: ci sono moltissimi cinesi che vivono nell’area della Baia. La lingua cinese è quasi impossibile da imparare per gli anglofoni e c’è una notevole carenza di persone che parlano cinese, e ancor più di persone che parlino cinese e abbiano completato la formazione per operazioni di intelligence e di controspionaggio. Questo fatto sta contribuendo a intorbidire le acque; è difficile portare avanti dei procedimenti legali, e tirare un su un apparato di controspionaggio.

 

L’intervista è stata editata per motivi di brevità e chiarezza.

Articolo in inglese: China’s Ministry of State Security Is Operating in Silicon Valley, Says Former Intel Officer

 
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