Arriva a Ostia Free China, il film sull’olocausto cinese

Il 2 dicembre la biblioteca comunale di Ostia ha ospitato la proiezione di Free China:  Il coraggio di credere, il film-documentario di Michael Pearlman che fa luce sulle diffuse violazioni dei diritti umani perpetuate in Cina.

Proiettato in oltre mille sedi private in tutto il mondo (tra cui il Congresso degli Stati Uniti, il Parlamento Europeo e italiano e il quartier generale di Google), Free-China documenta la terrificante condizione in cui versano milioni di prigionieri rinchiusi nei campi di lavoro e il prelievo forzato di organi ai danni soprattutto dei praticanti del Falun Gong, una pratica spirituale attualmente perseguitata in Cina. Dal 2006 sono state infatti scoperte decine di prove indiziarie che indicano come questo abuso, gestito da ospedali militari e civili in collaborazione con l’apparato di sicurezza, stia prendendo di mira questo gruppo di popolazione.

Tutto questo attraverso le storie realmente vissute da Jennifer Zeng e dall’imprenditore sino-americano Charles Lee, oppressi dal regime cinese per il loro credo nel Falun Gong. Come per esempio le 15 ore di lavoro quotidiano e non remunerato che Jennifer era costretta a svolgere per produrre beni venduti in Occidente. Oppure Charles che dopo aver scontato una condanna a tre anni di reclusione ed esser scappato in America non rideva più nel vedere i Simpson, dal momento che nei campi di lavoro aveva prodotto alcuni pupazzi della nota serie televisiva.

Il dibattito che ne è seguito, condotto dal collaboratore di Epoch Times Fabio Cotroneo e da Simone Marcacci, volontario di Amnesty, ha coinvolto un pubblico sensibile, impressionato e propositivo. Per esempio Tiziana Ianone, infermiera di 59 anni che ha partecipato all’evento assieme al figlio Marco, ha dichiarato di sentirsi scioccata da questa persecuzione e impotente di fronte a questo abuso. Secondo la Ianone per fermare queste violazioni è necessario informare sempre più persone e per dare il suo contributo ha firmato la petizione della Doctors Against Forced Organ Harvesting, un’organizzazione non governativa di medici e chirurghi che combattono la pratica del prelievo forzato di organi.
Secondo Convalli Belja, pensionata di 79 anni rimasta incredula a fine serata, troppe persone non sono ancora informate su queste tematiche e per questo motivo Free China dovrebbe essere proiettato nelle scuole.

All’evento ha partecipato anche Amnesty International che nella persona di Carlo Capperoni, membro dell’associazione, ha presentato due appelli. Il primo riguarda Chen Huixia, praticante del Falun Gong di 59 anni che a giugno è stata sequestrata dalla polizia in provincia dell’Hebei. Secondo una donna che ha vissuto la stessa esperienza di Chen (ma che in seguito è stata liberata), la 59enne sarebbe stata immobilizzata su una sedia, torturata al punto da non poter rimanere in posizione eretta o camminare e in seguito sottoposta a un lavaggio di cervello per indurla a rinunciare al proprio credo.
Il secondo appello riguarda Jiang Tianyong, avvocato per i diritti umani di Pechino sparito il 21 novembre. Jiang, noto avvocato per il suo attivismo, era già stato imprigionato nel 2009 ma, nonostante i pestaggi, la detenzione e altre molestie, ha continuato imperterrito nel suo lavoro.

Nel 1999 il Falun Gong è stato bandito in Cina poiché secondo il Partito Comunista costituiva una minaccia alla stabilità politica e sociale dal momento tra 70 e i 100 milioni di persone lo praticavano nel Paese (tra cui molti membri di alto livello del Partito). Jiang Zemin, all’epoca capo di Stato del regime, lanciò una campagna di persecuzione poiché temeva che gli insegnamenti professati dal Falun Gong avessero la meglio sull’ideologia marxista. Da allora decine di migliaia di praticanti sono stati arbitrariamente imprigionati, torturati e costretti con la forza a rinunciare al loro credo. Sebbene dal 2013 siano stati aboliti i campi di lavoro, il regime comunista utilizza comunque metodi alternativi di persecuzione, tra cui la detenzione arbitraria ricorrendo a processi penali fasulli.

 «Insistere nella difesa dei diritti umani, non mollare mai, perché poi alla fine si riescono a ottenere risultati incredibilmente positivi. Bisogna insistere, non avere paura mai, mai, mai», ha concluso ottimista Capperoni.  

 
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