Fondatore ‘No Green Pass’ su Telegram: noi pacifici, violenze frutto di altro gruppo estremista

«Le manifestazioni non sono dei ‘No vax’, sono persone sia vaccinate, sia non vaccinate, ci son persone che hanno il Green Pass e nonostante tutto vengono in piazza a manifestare con noi»

Per conoscere meglio e ricostruire origini e motivazioni del movimento ‘no green pass’, per capire il ‘flop’ delle manifestazioni alle stazioni dei treni e per provare a fare più chiarezza anche alla luce dei due recenti episodi di aggressioni a due giornalisti, Epoch Times Italia ha voluto raggiungere Zeno, fondatore del gruppo Telegram ‘No Green Pass – Adesso Basta’, nonché organizzatore e promotore ‘pioniere’ delle manifestazioni di stampo pacifico che da settimane si stanno tenendo ogni sabato sotto il nome di ‘Movimento italiano’.

Cosa ti ha portato alla creazione del gruppo ‘No green pass – adesso basta’ e quali sono le motivazioni del gruppo?

«Questo gruppo vuole riunire tutte le persone stufe di questo sistema corrotto e a senso unico che non guarda in faccia a nessuno. Il gruppo ha lo scopo ultimo di creare collaborazioni con tutti per poter avere una coordinazione tra tutta Italia senza precedenti, lo scopo è di creare una sorta di resistenza pacifica coesa sotto lo stesso simbolo.

Ognuno rimane con le sue idee politiche ma se lo Stato fa qualcosa di sbagliato dobbiamo scendere in piazza tutti coordinati senza colori politici o distinzioni che creano solamente divisione, il Movimento italiano vuole essere questo, un’idea che diventa realtà, un punto di riferimento per tutti senza scopi economici, politici o secondi fini.

Inoltre bisogna sottolineare che le manifestazioni non sono dei ‘No vax’, sono persone sia vaccinate, sia non vaccinate, ci son persone che hanno il Green Pass e nonostante tutto vengono in piazza a manifestare con noi per protestare contro questa situazione assurda e accettata come normalità».

Come sono nate le manifestazioni?

«Io avevo creato questo grandissimo gruppo su Facebook, che in una settimana aveva raggiunto 70 mila persone; le persone volevano delle date per manifestare. Dal  gruppo Telegram ‘Basta dittatura’, che era poco numeroso (aveva circa 12 mila persone) è arrivata una locandina con una lista di capoluoghi delle regioni e le piazze [per i luoghi delle manifestazioni, ndr], che io ho fatto diventare super, super, super virale su Facebook. Sono diventate così virali che sono poi diventate realtà».

E poi cosa è successo?

«Sentivo puzza di censura, e per evitare la censura, visto che la manifestazione di sabato 24 era venuta bene, ho indetto le manifestazioni a oltranza ogni sabato, in modo tale che anche nel caso mi avessero censurato per sempre, le persone avrebbero avuto un appuntamento fisso in tutta Italia.

E infatti poi purtroppo la pagina Facebook mi è stata chiusa, mi hanno completamente censurato, anche il mio telefono era stranissimo, ho dovuto farlo resettare e farlo vedere a un esperto perché le persone non riuscivano neanche più a chiamarmi né a scrivermi messaggi, ero praticamente tagliato fuori dal mondo».

E qual è la relazione con l’altro gruppo Telegram ‘Basta dittatura’?

«Una volta che sono stato censurato tutti i miei follower si sono divisi in sottogruppi e sono andati a riempire poi il canale Telegram ‘Basta dittatura’ che allora non contava proprio niente, come, mi dispiace dirlo, non conta neanche adesso. Io per fortuna ho ricreato subito un altro gruppo, quel gruppo è ritornato a crescere, adesso è oscurato dal campo delle ricerche ma è un gruppo privato di 30 mila persone (su Facebook), più un altro gruppo pubblico che in dieci giorni è arrivato a quasi 10 mila persone e poi un altro gruppo su Telegram sempre di 10 mila persone».

Perché i giornalisti descrivono i manifestanti No Green pass come violenti?

«Siamo additati come violenti proprio perché ‘Basta dittatura’ ha preso una piega sbagliata, quindi a causa del suo comportamento, molto probabilmente perché si saranno montati la testa e hanno iniziato a uscire con iniziative esagerate di minacce che poi non portano a nulla di concreto se non a far perdere credibilità.

Infatti hanno indetto le manifestazioni delle ferrovie, che sono state un flop proprio perché ‘Basta dittatura’ era convinta di smuovere la massa, ma le manifestazioni in origine sono partite da me, perché io ho contatti con tutta Italia, collaboro con la maggior parte dei comitati regionali, con influencer che poi ripostano le mie notizie, collaboro con blog e giornali che scrivono di me e del movimento e pubblicizzano le mie iniziative ecc., ho quindi la chiave per poter radunare tutte le persone e far girare veramente la notizia, mentre il gruppo di ‘Basta dittatura’, anche se ha 40 mila persone, non ha le collaborazioni adatte per far girare le notizie perché non ha mai voluto collaborare con nessuno e questo spiega come mai sono state un flop le manifestazioni dei treni, se invece le avessi appoggiate io ci sarebbe stata molta, molta affluenza.

Noi non c’entriamo assolutamente nulla con la politica, poi ci sono però delle persone che si stanno provando magari a ‘impoltronire’ delle piazze, magari mettono un palco sapendo che la gente ci sarà il sabato, parlano di loro e si approfittano delle persone, questo lo trovo molto, molto, sbagliato. Le piazze al momento sono libere, sono del popolo e sono autogestite e ogni persona si sta comportando bene e sta facendo di tutto per fare del bene».

E che ne pensi delle due recenti aggressioni a due giornalisti di Rai e Repubblica?

«Delle aggressioni a me dispiace perché non è assolutissimamente questo lo spirito delle nostre proteste e ci sono tantissimi video a dimostrarlo; però è anche vero che, ho visto con i miei occhi, i giornalisti vengono in piazza, ti insultano con la telecamera puntata e aspettano solamente una nostra reazione sbagliata per strumentalizzarla nei nostri confronti, ma quello va bene, è giornalismo e lo fanno appositamente. Poi purtroppo l’esaltato che fa cavolate c’è sempre e questo poi crea dubbi su un movimento che in realtà scende da un mese ogni sabato ed è assolutamente pacifico, è un movimento con cui anche la polizia si toglie i caschi, ci sono dirette a dimostrarlo, e se si toglie i caschi è sicuramente perché non siamo violenti, i violenti sono altri. Ma è più comodo strumentalizzare questa situazione perché se divulgassero il fatto che noi siamo pacifici perderebbero questo odio che le persone hanno verso di noi.

Noi siamo pronti al confronto, anzi vogliamo un confronto con i media principali ma temo non avverrà mai perché è più facile per loro additarci come violenti e pazzi complottisti; è una sorta di ‘bullismo’ verso chi la pensa diversamente che si commenta da solo.

Per concludere, questo è il nostro simbolo che vorrei spiccasse. L’ho scelto perché ti rimane in testa, alcuni mi hanno detto che può ricordare una croce celtica ma essendo appunto ribaltata può simboleggiare proprio il ribaltamento della dittatura. Simboleggia l’unione e la coordinazione tra i vari sottogruppi in Italia».

 

Intervista rivista per ragioni di brevità e chiarezza

 
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