Filippine, il pugile Pacquiao si candida e giura che la Cina la finirà con le «prepotenze»

Di Aldgra Fredly

L’icona della boxe Manny Pacquiao, ora candidato alla presidenza delle Filippine, ha promesso di proteggere i pescatori filippini dalle «prepotenze» dalle guardie costiere cinesi nel conteso Mar Cinese Meridionale, se eletto.

Pacquiao ha affermato che schiererebbe delle navi della marina militare nell’area contesa del mare. In questa zona, infatti, delle navi della guardia costiera cinese hanno ripetutamente molestato e scacciato i pescatori filippini: «Vi sfido, disturbate i pescatori filippini, e sarò io quello che dovrete affrontare», ha detto in un’intervista a Reuters. «Essere vittima di bullismo non fa parte del mio vocabolario».

Pacquiao ha anche espresso la sua ammirazione per le relazioni con gli Stati Uniti, un Paese che ha definito «il nostro migliore amico».

Il pugile in pensione è al quarto posto con il 6% nel sondaggio presidenziale condotto da Pulse Asia, ben dietro a Ferdinand Marcos Jr, che è in testa con il 56%. Marcos è il figlio e l’omonimo del defunto dittatore del Paese.

Ma Pacquiao non è sembrato turbato dal suo punteggio basso, affermando che «il vero sondaggio è il giorno delle elezioni» e che crede che i poveri decideranno il risultato delle elezioni: «Sto lottando per il futuro del Paese, soprattutto per i poveri. Io e i miei sostenitori non ci scoraggeremo. Continueremo a bussare a ogni porta, comunità, città e provincia per condividere i nostri piani per alleviare la povertà del nostro Paese», ha affermato in una conferenza stampa.

La Cina rivendica gran parte del Mar Cinese Meridionale come proprio, compreso lo specchio d’acqua nella zona economica esclusiva delle Filippine, che si estende per 200 miglia nautiche dalla sua costa.

La Corte permanente di arbitrato dell’Aia si è pronunciata a favore delle Filippine nel 2016. Ma il verdetto ha avuto scarso impatto sul comportamento della Cina, con Pechino che ha continuato a perseguire le sue pretese su vaste distese di mare sulla base della cosiddetta «nine-dash line».

I pescatori filippini hanno precedentemente chiesto al loro governo di far valere la propria affermazione e fornire loro una migliore protezione, sostenendo che le guardie costiere cinesi hanno impedito loro di operare nelle acque contese.

Ma il presidente Rodrigo Duterte ha affermato nel maggio dello scorso anno che la vittoria arbitrale del Paese contro le affermazioni della Cina all’Aia non era altro che un semplice «pezzo di carta» che avrebbe gettato nel cestino della spazzatura, vista la sua inutilità. «Abbiamo presentato una causa e abbiamo vinto. Nella vita reale, tra le nazioni, quella carta non è niente. Se me lo dai, ti dirò che [imprecazione, ndr] è solo un foglio. Lo getterò in un cestino dei rifiuti», ha detto Duterte in filippino, secondo quanto riportato dalla Cnn Filippine.

 

Articolo in inglese: Pacquiao Vows Philippine Fishermen Will Not Be ‘Bullied’ by China If Elected President

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