Strage di Orlando, la ‘confessione’ di Mateen

Lo scorso 20 giugno 2016, l’FBI ha reso nota la trascrizione integrale della telefonata avvenuta la notte della strage di Orlando, tra la Polizia e Omar Mateen, l’uomo che una settimana prima aveva ucciso 49 persone in un locale della città. Nella precedente trascrizione erano infatti stati omessi i riferimenti al gruppo terroristico dell’Isis e al leader Abu Bakr al-Baghdadi.

Il Dipartimento di Giustizia ha precisato: «Il motivo per il quale abbiamo rilasciato in un primo momento una trascrizione parziale della telefonata tra l’attentatore e gli operatori del 911, è stato perchè volevamo essere trasparenti, ma allo stesso tempo rispettosi della sensibilità dei sopravvissuti e delle loro famiglie, e pensavamo inoltre di proteggere le indagini in corso. E ancora, non volevamo fare pubblicità all’assassino e alle organizzazioni terroristiche, che se ne sarebbero servite per fare propaganda. Le parti omesse, in cui viene nominata l’organizzazione terroristica e il suo leader, hanno però deviato l’attenzione dal duro lavoro che l’Fbi e le altre forze dell’ordine stavano compiendo per indagare sull’orrendo crimine avvenuto. Perciò adesso, per dar prova della massima trasparenza, rendiamo note le trascrizioni integrali includendo le parti che non erano state inserite per i motivi che ho spiegato». L’Fbi ha così pubblicato la trascrizione integrale della conversazione avvenuta quella stessa notte tra Omar Mateen e la polizia.

«Sono a Orlando e ho sparato», questa è una delle affermazioni che Omar Mateen ha fatto, parlando con la polizia durante l’attacco al nightclub ‘Pulse’ di Orlando in cui, la notte del 12 giugno, ha ucciso 49 persone. Secondo l’FBI ha parlato per telefono con gli agenti ben tre volte durante l’attentato.

Lunedì 20 giugno, l’Fbi ha rilasciato una trascrizione parziale della telefonata che Matteen fa fatto alla polizia durante la sparatoria, in cui ha dichiarato il proprio legame con il gruppo terroristico dell’Isis e con altri terroristi.

Alle 02:35 del mattino, Mateen (OM) dal nightclub chiama il 911; a rispondere è un operatore (OD), la telefonata dura circa 50 secondi. In seguito, Mateen avrebbe avuto altre conversazioni telefoniche con la squadra del Dipartimento di Polizia di Orlando (DPO) incaricata delle trattative per gli ostaggi.

A un certo punto, quando il negoziatore ha chiesto a Mateen che cosa avesse fatto, la risposta è stata: «No, lo sai già cosa ho fatto», e ha aggiunto: «Sappiate che ci sono delle auto lì fuori cariche di esplosivo, tanto per farvelo sapere. Starete a vedere, le farò esplodere se farete qualcosa di stupido. Nei prossimi giorni vedrete altre azioni di questo tipo. State a vedere cosa farò: se fate qualcosa di stupido, le farò esplodere». Due ore dopo, verso le 04:30, ha aggiunto che stava per far indossare quattro gilet bomba ad alcuni ostaggi, anche se le sue minacce in seguito si sono rivelate senza fondamento. Alle 5 il reparto SWAT della polizia di Orlando, con un veicolo corazzato, ha abbattuto un muro del nightclub ed è entrato; 13 minuti dopo Mateen è stato colpito a morte.

Durante la conferenza stampa di lunedì 20 giugno, Ron Hopper dell’FBI ha affermato che Mateen non era diretto da alcun gruppo terroristico straniero, ma che era invece «un fondamentalista interno». L’agente ha precisato che si era arrivati a questa conclusione dopo aver raccolto e analizzato oltre 600 prove. Ha inoltre sottolineato che, sebbene l’FBI non avesse rilasciato la registrazione audio, poteva comunque confermare questa conclusione sulla base dell’analisi condotta sulle parlole usate da Mateen con la polizia; quando ha fatto le sue minacce di morte, l’uomo aveva un «tono gelido, calmo e ponderato». A dispetto delle affermazioni di Mateen, le autorità non hanno rinvenuto alcun esplosivo.

 

LA TRASCRIZIONE INTEGRALE DELL’FBI

Indagine sulla sparatoria al Pulse di Orlando

ORLANDO – Per fornire aggiornamenti sulle indagini condotte sulla sparatoria al nightclub di Orlando, l’FBI ha rilasciato un estratto del rapporto di quanto accaduto durante le prime ore del mattino di domenica 12 giugno 2016.

Nel rispetto delle vittime di questo orribile massacro, le forze dell’ordine non hanno rilasciato l’audio delle conversazioni telefoniche tra l’attentatore e il 911, né le trascrizioni delle telefonate delle vittime durante l’attacco al nightclub club. Inoltre, sono stati omessi sia il nome dell’attentatore sia quelli degli individui e/o dei gruppi ai quali si era alleato. Si riportano le comunicazioni radio del Dipartimento di Polizia di Orlando (gli orari sono approssimativi):

02:02 (del mattino): Una chiamata del DPO (Dipartimento di Polizia di Orlando) trasmette la notizia di una sparatoria al Pulse Nightclub.

02:04: Agenti del DPO arrivano sul posto.

02:08: Agenti di varie forze fanno irruzione nel locale e inizia una sparatoria.

02:18: La S.W.A.T. (Special Weapons & Tactics) del DPO inizia una trattativa con l’attentatore.

02:35: L’attentatore chiama il 911 dal locale; la chiamata dura circa 50 secondi.

 

Segue la trascrizione della telefonata: (OD) operatore della polizia di Orlando, (OM) attentatore.

OD: «911 numero di emergenza, stiamo registrando».

OM: «Nel nome di Dio il Misericordioso, il Benevolente (in Arabo).

OD: «Scusi?».

OM: «Sia lode a Dio, pace e benedizioni al profeta di Dio (in Arabo); ascolta devi sapere che sono a Orlando e ho sparato».

OD: «Chi sei?».

OM: «Sono un alleato di[…]».

OD: «Ok, qual’è il tuo nome?».

OM: «Ho fatto un patto di alleanza con [omesso], possa Dio proteggerlo (in arabo), agisco in nome di[omesso]».

OD: «Va bene, ma dove sei?».

OM: «A Orlando».

OD: «A Orlando dove?».

[Fine della chiamata]

 

Subito dopo l’attentatore ha avuto altre tre conversazioni con il gruppo di negoziazione del DPO:

02:48 Primo negoziato di crisi: la chiamata dura circa 9 minuti.

03:03 Secondo negoziato di crisi: la chiamata dura circa 16 minuti.

03:24 Terzo negoziato di crisi: la chiamata termina dopo circa 3 minuti.

Nelle tre chiamate, l’attentatore si è definito ‘soldato islamico’, affermando di essere legato all’alleanza di [omesso] e ha chiesto al negoziatore di dire all’America di fermare immediatamente i bombardamenti in Siria e in Iraq, e che questo era il motivo  per cui si trovava «lí in quel momento». Quando il negoziatore gli ha chiesto cosa avesse fatto la risposta è stata: «No, lo sai già cosa ho fatto. Sappiate che ci sono delle auto lì fuori cariche di esplosivo, tanto per farvelo sapere. Starete a vedere, le farò esplodere se farete qualcosa di stupido». Dopo, sempre parlando al telefono con il negoziatore, Mateen ha affermato di avere un gilet esplosivo, ne ha parlato descivendolo «come quello usato in Francia». Ha continuato minacciando: «Nei prossimi giorni assisterete a molte altre azioni di questo tipo». L’attentatore ha riagganciato e sono falliti tutti gli altri tentativi per ristabile un contatto.

04:21 (del matttino): Il DPO ha aperto un varco nel Pulse per evacuare le vittime (sebbene L’FBI non abbia rilasciato le comunicazioni tra il DPO e le vittime, sono trapelate importanti informazioni su quanto fosse accaduto dentro il locale).

04:29: Quando alcune delle vittime sono state messe in salvo, hanno riferito alla polizia che l’attentatore aveva detto di voler fare indossare a quattro ostaggi dei gilet esplosivi nell’arco dei successivi 15 minuti (l’indagine avvenuta in seguito ha rivelato che nè nella sua macchina, nè all’interno del Pulse fossero presenti gilet o altri oggetti esplosivi).

05:02 Il reparto SWAT del DPO e l’OCSO, la squadra artificeri, hanno fatto crollare un muro dell’edificio servendosi di cariche esplosive per consentire l’irruzione di un veicolo blindato.

05:14: La radio del DPO ha comunicato di aver udito degli spari.

05:15: La radio del DPO rende noto che è iniziato uno scontro a fuoco con il sospetto e che l’attentatore è stato ucciso.

Basandosi sulle comunicazioni radio del DPO si evince che non ci siano stati spari dentro il Pulse nel periodo trascorso tra lo scontro a fuoco con la polizia e l’irruzione  del veicolo. Durante quel lasso di tempo, l’attentatore ha parlato con l’operatore del 911 e con il negoziatore; dalle comunicazioni radio della polizia si deduce che, mentre l’attentatore era impegnato al telefono, le vittime siano state messe in salvo.

L’FBI ha chiesto a tutti di fornire urgentemente informazioni sull’attentatore. Sin dalla diffusione dell’identikit dell’assassino, l’FBI ha ricevuto migliaia di testimonianze: tutte le dichiarazioni verranno vagliate e indagate accuratamente.

 

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