Facebook rimuove tutti i contenuti ‘Stop the Steal’ in vista dell’insediamento di Biden

Di Janita Kan

Facebook sta rimuovendo tutti i post che contengono la frase ‘stop the steal’ [fermare il furto, ndt] in vista del 20 gennaio, il giorno dell’inaugurazione del presidente eletto Joe Biden. Ad annunciarlo è stata la società stessa nella giornata di lunedì.

Stop the steal è il motto più usato dai sostenitori del presidente Donald Trump per mettere in dubbio l’integrità delle elezioni presidenziali del 2020. In seguito al 3 novembre, infatti, i sostenitori di Trump hanno organizzato numerose manifestazioni in tutto il Paese all’insegna del motto.

Il gigante dei social media ha dichiarato che la ratio è quella di rimuovere contenuti che «potrebbero incitare ad ulteriori violenze durante le prossime settimane». E che i contenuti saranno rimossi in base alla politica di gestione degli atti di violenza dell’azienda.

I dirigenti di Facebook Guy Rosen e Monika Bickert hanno affermato in un comunicato: «Abbiamo permesso che avvenissero forti dibattiti relativi all’esito delle elezioni e continuerà a essere così. Ma dati i continui tentativi di organizzare eventi contro l’esito delle elezioni presidenziali americane, che possono portare alla violenza, e dato l’uso della suddetta espressione da parte di coloro che sono coinvolti nelle violenze di mercoledì a Washington, stiamo facendo questo ulteriore passo avanti in vista dell’inaugurazione».

Il provvedimento di Facebook si aggiunge agli sforzi sempre più intensi da parte di diverse grandi aziende tecnologiche, le cosiddette Big Tech, di censurare i contenuti che a loro giudizio potrebbero creare danni nel mondo reale. Il giro di vite delle Big Tech è iniziato dopo i disordini civili e gli atti di violenza che hanno macchiato le altrimenti pacifiche proteste del 6 gennaio presso il Campidoglio degli Stati Uniti.

Così Facebook ha deciso di dispiegare delle squadre che lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per far rispettare le sue politiche in vista del 20 gennaio. E ha precisato di aver già rimosso un numero significativo di post: «Manterremo il nostro Integrity Operations Center operativo almeno fino al 22 gennaio per monitorare e rispondere alle minacce in tempo reale».

La società, che ha sospeso a tempo indeterminato l’account di Trump sulla piattaforma, ha anche sospeso la possibilità di pubblicare inserzioni sulla politica e le elezioni negli Stati Uniti e ha dichiarato che manterrà in essere una serie di misure e restrizioni prima delle elezioni americane, come lo sconsigliare alle persone di aderire a determinati gruppi civici.

Facebook ha inoltre annunciato che aggiungerà un ‘news digest’ [una specie di rassegna stampa, ndt] nella sezione notizie della piattaforma, in modo che gli utenti «possano trovare notizie affidabili» sul 20 gennaio.

La moderazione mirata da parte di Facebook, Twitter e altre aziende della Silicon Valley ha sollevato preoccupazioni relative all’integrità dei diritti garantiti dal Primo Emendamento in America (cioè i diritti alla libertà di espressione) e per la mancanza di controlli e contrappesi nelle decisioni prese dalle grandi aziende tecnologiche. Anche per questo nell’ultimo anno si è discusso molto della possibile limitazione o eliminazione delle protezioni garantite ai social media dalla sezione 230 del Communications Decency Act, almeno per quanto riguarda le aziende tecnologiche che praticano la censura o che sono politicamente schierate.

L’organizzazione non governativa American Civil Liberties Union (Aclu) ha espresso preoccupazione per la decisione di Twitter di sospendere Trump dai social media, sostenendo che potrebbe costituire un precedente per le grandi aziende tecnologiche per mettere a tacere le voci non gradite.

In un comunicato, l’Aclu ha dichiarato: «Comprendiamo il loro desiderio di sospenderlo definitivamente in questo momento, ma dovrebbe preoccupare tutti quando aziende come Facebook e Twitter esercitano il potere incontrollato di rimuovere le persone da piattaforme che sono diventate indispensabili per le conversazioni di miliardi di persone, soprattutto quando le realtà politiche rendono più facili questi provvedimenti».

In seguito alla messa al bando di Trump da Twitter, ulteriori critiche hanno colpito Apple, Google e Amazon per la messa al bando del social media Parler dai loro servizi. Apple e Google hanno rimosso l’applicazione di Parler dai propri rispettivi app store, impedendo così agli utenti Android o Apple di scaricare l’applicazione. Mentre Amazon Web Services ha addirittura staccato i server di Parler ospitati nel suo servizio di web hosting (il principale servizio di web hosting al mondo), mettendo completamente offline la piattaforma a partire dall’11 gennaio. <
Apple, Google e Amazon, hanno tutte dichiarato di aver preso questi provvedimenti per via della scarsa moderazione dei contenuti da parte di Parler.

Dal canto suo Parler, che nell’ultimo anno ha attirato un ampio numero di utenti liberali e conservatori, ha intentato una causa contro Amazon nel tentativo di ribaltare la decisione della società.

 

Articolo in inglese: Facebook Removing All Content That Mentions ‘Stop the Steal’ Ahead of Inauguration Day

 
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