Evergrande non è un «fenomeno isolato» ma l’inizio di un «drammatico rallentamento»

Di Eva Fu

Mentre Pechino lotta con la crisi del debito di Evergrande, si prevede che nei prossimi anni l’economia cinese subirà un forte rallentamento: è l’allarme lanciato da un esperto. Questo dovrebbe tuttavia servire, secondo l’analista, a risvegliare le altre parti del globo.

La contrazione dell’economia del Paese, tuttavia, potrebbe non essere immediatamente resa evidente, ha affermato Leland Miller, amministratore delegato della società di previsioni economiche China Beige Book International. Con il terzo mandato del leader cinese Xi Jinping, previsto da molti, e le Olimpiadi invernali di Pechino in gioco, il regime farà tutto il possibile per rinviare qualsiasi notizia politicamente dannosa almeno fino al prossimo anno. Ma è solo questione di tempo prima che un simile risultato diventi più evidente, secondo Miller: «Sarà una decisione politica» se ciò avverrà nei prossimi due o tre anni o tra oltre un decennio, ma «la crescita rallenterà, e in modo piuttosto drammatico», ha affermato Miller in un recente panel virtuale ospitato dall’Istituto Hudson: «Siamo su un percorso unidirezionale verso una crescita più lenta, a prescindere da quello che succeda in superficie nel prossimo futuro».

Un’economia in rallentamento

L’economia cinese sta crescendo a un ritmo annuo più lento poiché il Paese deve fare i conti con carenze di energia, difficoltà di approvvigionamento, focolai sporadici e un settore immobiliare in rallentamento. La crescita del prodotto interno lordo (Pil) del 4,9 per cento durante il terzo trimestre è stata di 3 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente e peggiore delle proiezioni già riviste al ribasso, fornite dagli analisti.

Evergrande, una delle principali aziende di sviluppo immobiliare cinesi, un settore che contribuisce per quasi un terzo del Pil del Paese, sta lottando con oltre 300 miliardi di dollari di debiti e ha mancato per tre volte il pagamento di cedole su bond in meno di un mese.

Per Miller, mentre i rischi di un potenziale collasso imminente possano essere contenuti, la crisi è un chiaro segno che il modello di crescita cinese sta in realtà andando nella direzione opposta.

Secondo Miller, a differenza del resto del mondo, la Cina ha un sistema finanziario non commerciale, in cui il governo assume il controllo su tutti gli enti aziendali. Nel breve termine, Pechino ha la capacità di pompare credito per far andare avanti l’economia o di imporre alle imprese statali di assorbire i debiti insoluti, evitando che il collasso di un’impresa si trasformi in una nuova Lehman Brothers che appesantirebbe l’intero mercato finanziario. Tuttavia, nel lungo termine, investire capitali in aziende zombie e «sprecare soldi dopo averne già sprecati altri» farebbe ristagnare la crescita.

Non c’è una soluzione ovvia. I media statali cinesi promuovono da anni una transizione verso un modello economico alimentato dai consumi (da uno precedente, alimentato dagli investimenti), ma questi messaggi sono semplicemente a parole e «il governo non sta facendo nulla strutturalmente per farlo accadere». Un modo per creare un’ondata di consumi, secondo Miller, è rafforzare la valuta dando alle famiglie più potere d’acquisto. Le autorità potrebbero anche trasferire beni statali a mani private e ampliare i programmi di assistenza sociale per i bisognosi. Ma la maggior parte delle politiche di Pechino sta avendo l’effetto opposto rispetto a guidare la Cina verso un’economia guidata dai consumi.

«Schema Ponzi»

Evergrande, sostiene Miller, sta essenzialmente operando su uno schema Ponzi. Si finanzia promettendo un numero sempre crescente di appartamenti alle famiglie cinesi e poi usa il denaro per ripagare prestiti confezionati da investimenti ad alto interesse. Ma questo modello di crescita su indebitamento è stato interrotto dopo che le autorità hanno posto restrizioni politiche nell’agosto 2020, limitando la quantità di debito che le società immobiliari possono mantenere.

Secondo Miller se Evergrande sopravvive o meno è irrilevante, ma la domanda chiave è «fino a che punto il governo interverrà» per contenere eventuali ricadute e chi subirà le perdite.
Nelle prossime settimane o mesi, potrebbero esserci aziende cinesi patriottiche che «alzeranno la mano e diranno: ‘Costruiamo quegli appartamenti. Prendiamoci queste responsabilità. Lascia che ti aiutiamo a ripagare questi obbligazionisti. È del tutto volontario? No. […] questi sono attori che agiscono per volere del governo, al di sopra di transazioni puramente commerciali».

Il 15 ottobre, un funzionario della Banca Popolare Cinese ha dichiarato che i problemi di Evergrande sono «controllabili», rompendo il silenzio di mesi di Pechino sulla questione. Definendo la crisi del debito dell’azienda un «fenomeno isolato», il funzionario ha detto a Evergrande di intensificare gli sforzi nello smaltimento dei beni e ha promesso finanziamenti per sostenere la ripresa dei progetti di costruzione dell’azienda.

Cambiamento del patto sociale

Miller vede il tentativo di riduzione dell’indebitamento del settore immobiliare in gran parte in linea con l’ampio giro di vite del regime sui giganti della tecnologia e con la « spinta di Xi alla prosperità comune», che ha descritto come parte di un cambiamento del patto sociale tra il Partito e il pubblico cinese.

Mentre «in parte è certamente il Partito che approfitta di questioni sociali molto popolari per mettersi dalla parte giusta», il regime considera anche queste aziende come «vacche da mungere», ha continuato l’esperto. «Ma in generale, c’è un’enorme ricchezza nelle più grandi aziende in Cina, e l’idea che rimarranno di riserva mentre il Partito è alla disperata ricerca di finanziamenti, penso che sia irrealistico. In un modo o nell’altro, restituiranno al Partito».

La crisi finanziaria sta ora costringendo il Partito a «diventare creativo», ha affermato Miller, sottolineando che le autorità si sono mosse per inserire il personale del Partito nei consigli di amministrazione delle principali società e alcuni governi locali stanno diventando azionisti di minoranza.

Nondimeno, i Paesi che hanno fatto affidamento sull’enorme «ondata di credito» della Cina per alimentare le proprie economie dopo la crisi finanziaria, dovrebbero ora prepararsi a un cambiamento di paradigma. «C’era questa convinzione che la crescita cinese potesse sfidare la gravità per sempre». In conclusione, quello che la crisi di Evergrande segnala è un modello di crescita diverso per la Cina, che questa volta «tratterà alcuni Paesi del Pianeta in maniera molto dura, se non si faranno trovare preparati».

 

Articolo in inglese: Evergrande Crisis Portends a ‘Dramatically’ Slowing Chinese Economy, Economist Says

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