Epidemia di polmonite cinese, sale a quattro il computo ufficiale delle vittime

Di Nicole Hao

Le autorità cinesi hanno annunciato un’altra morte dovuta alla nuova epidemia di polmonite esplosa in Cina, portando così a quattro il computo ufficiale delle vittime.

Inoltre, sono stati segnalati decine di nuovi casi nelle provincie di Pechino, Shanghai, e Guangdong, e un alto funzionario della sanità cinese ha confermato che il virus sarebbe trasmissibile da uomo a uomo, facendo crescere il timore che l’epidemia sia in realtà già ampiamente diffusa nel Paese.

Nel frattempo, un terzo Paese al di fuori della Cina ha confermato un primo caso di contagio: la Corea del Sud.

Ad aggravare la situazione c’è l’approssimarsi del Capodanno lunare cinese – che quest’anno cade il 25 gennaio – poiché si prevede che milioni di cinesi torneranno nelle loro città natali per i festeggiamenti, o andranno in vacanza all’estero. In effetti i dati ufficiali mostrano che ogni anno nel periodo di Capodanno si svolgono circa 3 miliardi di viaggi in Cina.

Zeng Guang, direttore del dipartimento di epidemiologia presso il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha consigliato ai cinesi di non recarsi a Wuhan – la città della Cina centrale dove è scoppiata l’epidemia – ed ai residenti di Wuhan di non lasciare la città.

Il 20 gennaio, anche il leader cinese Xi Jinping ha fatto il suo primo annuncio sull’epidemia, sottolineando la gravità della situazione. Ha invitato le agenzie del Partito e i governi locali competenti ad agire rapidamente per combattere la malattia: «La recente epidemia… deve essere presa sul serio», ha dichiarato davanti alle telecamere dell’emittente statale Cctv.
Anche il premier cinese Li Keqiang ha esortato i governi locali «a lavorare a stretto contatto con l’Oms e con i governi di Hong Kong, Macao, Taiwan e altri Paesi».

Per prevenire l’ulteriore diffusione della malattia, gli Stati Uniti, il Canada, Taiwan, il Giappone, la Thailandia, l’Italia e altri Paesi hanno istituito nuovi controlli negli aeroporti per individuare i viaggiatori potenzialmente infetti.

L’epidemia in Cina

La commissione sanitaria di Wuhan ha annunciato nella mattinata del 21 gennaio che un uomo di 89 anni di nome Chen è morto a causa della polmonite virale.

La Cctv ha inoltre affermato che sino alle ore 20.00 del 20 gennaio c’erano un totale di 218 pazienti infetti dal nuovo coronavirus in Cina: 198 di loro a Wuhan, cinque a Pechino, uno a Shanghai, nella Cina orientale, e 14 nella provincia del Guangdong, nella Cina meridionale.

I coronavirus sono una famiglia di virus che causano malattie che vanno dal comune raffreddore alla Sars, o alla sindrome respiratoria acuta grave.

In realtà ci sono almeno altri sette casi sospetti in altre regioni del Paese: due nella provincia del Sichuan, nella Cina sud-occidentale; uno nella provincia dello Yunnan, più a ovest del Sichuan; altri due a Shanghai; uno nella regione del Guangxi, nella Cina meridionale, e uno nella provincia dello Shandong, sulla costa orientale della Cina.

Il giornale statale Beijing News, citando la Commissione sanitaria municipale di Shenzhen, ha riferito il 20 gennaio che otto pazienti sospetti erano stati messi in quarantena nella nota città della Cina meridionale, senza contare il primo caso che era stato segnalato il giorno precedente.

Inoltre, il 20 gennaio, la commissione sanitaria provinciale di Zhejiang, nella Cina orientale, ha annunciato sul suo sito ufficiale che cinque persone provenienti da quattro città della sua giurisdizione hanno mostrato sintomi di polmonite dopo essere rientrate dalla città di Wuhan. Attualmente sono state messe in quarantena in qualità di casi sospetti.

La trasmissibilità da uomo a uomo

Difronte ai microfoni della Cctv, Zhong Nanshan, capo di un team di esperti della Commissione sanitaria nazionale cinese, ha confermato che la malattia è contagiosa: «Nella provincia di Guangdong ci sono due pazienti infetti, di famiglie diverse… Non sono stati a Wuhan, ma i loro familiari sono andati a Wuhan e hanno contratto la malattia».

Zhong, accademico di uno dei principali istituti di ricerca cinesi e tra i maggiori esperti di malattie infettive, ha confermato che la polmonite virale può essere trasmessa tra gli esseri umani, sottolineando che finora anche 14 medici che hanno curato pazienti infetti hanno contratto la malattia.

L’Oms ha annunciato su Twitter il 19 gennaio che «l’origine animale sembra essere la causa più probabile del nuovo focolaio di coronavirus (2019-nCoV)».

Le autorità cinesi hanno collegato l’epidemia a un mercato di prodotti alimentari freschi a Wuhan, dove venivano venduti animali selvatici e frutti di mare.

Gao Fu, direttore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha dichiarato nella stessa conferenza stampa che il virus ha probabilmente avuto origine tra gli animali selvatici e che poi avrebbe subito delle mutazioni nell’uomo, diventando così contagioso anche tra gli esseri umani.

Casi internazionali

Sempre lunedì 20 gennaio, la Corea del Sud ha annunciato il primo caso confermato dell’epidemia. Secondo il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie della Corea del Sud (Kcdc), il paziente è un turista cinese di 35 anni proveniente da Wuhan.

«Il paziente è stato identificato durante la quarantena e non vi è stato alcun contatto con la comunità. Quelli che sono entrati in contatto con lui, compresi i passeggeri e l’equipaggio dell’aereo, sono attualmente sotto osservazione», ha dichiarato il Kcdc. Il paziente è stato messo in quarantena dopo l’arrivo all’aeroporto internazionale di Incheon, il 19 gennaio.

Ad oggi due casi sono stati segnalati in Thailandia, ed uno anche in Giappone.

Hong Kong

Ad Hong Kong, l’ex colonia britannica tornata sotto il dominio cinese nel 1997, ci sono due treni ad alta velocità che arrivano ogni giorno dalla città di Wuhan, oltre a 12 voli diretti alla settimana.

Nel 2002 e nel 2003, durante l’epidemia di Sars, 1.755 hongkonghesi hanno contratto la malattia e 299 sono morti. Il governo di Hong Kong ha quindi reagito rapidamente quando le autorità di Wuhan hanno annunciato l’insorgere della misteriosa epidemia, il 31 dicembre 2019.

Le autorità di Hong Kong hanno immediatamente iniziato a monitorare i passeggeri e a rilevare la loro temperatura corporea sia nel suo aeroporto che nella stazione ferroviaria ad alta velocità di West Kowloon.

Lunedì, il segretario alla sanità di Hong Kong, Sophia Chan, ha dichiarato in una conferenza stampa che le autorità da ora in poi distribuiranno anche dei questionari sanitari ai passeggeri dei voli provenienti da Wuhan.

Ma alcuni esperti medici e parlamentari locali hanno chiesto maggiori controlli, poiché un gran numero di persone si muove ogni giorno tra Hong Kong e la Cina continentale. Inoltre, durante l’ormai prossimo Capodanno cinese, anche molti hongkonghesi si recheranno nella Cina continentale.

Finora, più di 100 persone sono state messe in quarantena a Hong Kong in quanto casi sospetti, ma a nessuno è stato alla fine diagnosticato il coronavirus.

Durante la conferenza stampa svoltasi a Pechino il 20 gennaio, Yuen Kwok-yung, professore di malattie infettive all’Università di Hong Kong, ha avvertito che «può mutare rapidamente… Tutti noi non dovremmo mangiare animali selvatici… Bisognerebbe indossare una maschera facciale».

 

Articolo in inglese: China Reports 4th Death, Dozens More Infections as Virus Outbreak Worsens

Per saperne di più:

 
Articoli correlati