Emergenza migranti rientrata, accuse contro le Ong

Le indagini e gli scandali sulle Ong, le linee guida del ministero dell’Interno e le novità dalla Libia hanno determinato un cambiamento netto nel flusso dei migranti, che rispetto all’anno scorso si è fortemente indebolito.

Le Ong, alcune perché contrarie alle nuove linee guida proposte dal ministro Minniti (tra cui quella che predispone la presenza delle forze dell’ordine sulle navi di salvataggio), altre per via delle «minacce» della Libia, hanno sospeso le operazioni in mare. La Libia, che fino a poco tempo fa tollerava gli interventi delle navi degli attivisti, ha infatti deciso di far valere i propri diritti creando una zona ‘Sar ‘, in cui le navi potranno transitare solo con l’esplicito consenso delle autorità (come avviene normalmente per qualsiasi altro Paese).
Non è da escludere che questa decisione della Libia, oltre a essere benvista dal governo italiano, sia stata anche da quest’ultimo suggerita.  Infatti, alla domanda sul perché i flussi migratori da questo Paese si siano ridotti, il capo del Gabinetto del Viminale, Mario Morcone, ha dichiarato a Repubblica: «Dipende dal rafforzarsi di rapporti e relazioni del nostro Paese con le autorità libiche, che si stanno impegnando di più nel contrasto ai trafficanti di esseri umani».

Le Ong però ritengono che la cosa costituisca un pericolo per la loro sicurezza e per la sicurezza dei migranti, perché ora è diventato più difficile salvarli dalle acque e dalla Libia stessa, criticata per la situazione precaria dei diritti umani.

Non sono poche, tuttavia, le critiche rivolte alle Ong stesse, accusate di fare da ‘taxi’ per i migranti, e di traghettarli anche quando le imbarcazioni di questi ultimi non presentano danni o non risulti pericolo di affondamento. In molti, infatti, teorizzano una sorta di collaborazione tra scafisti e Ong per portare i migranti in Italia, che sia per interessi commerciali o per motivazioni umanitarie o ideologiche: su questo la Magistratura sta ancora indagando, mentre le Ong negano.

Una fonte che ha lavorato come addetto alla sicurezza su una nave di Save the Children nel 2016, e che ha fornito diverse interviste anonime ai giornali, ha dichiarato al Quotidiano: «Diciamoci la verità, pochi sono in pericolo di vita: una volta abbiamo preso un battello con a bordo gente in buone condizioni, a dieci minuti dalla costa libica, non in alto mare».

E le accuse non si fermano qui: «Spesso è lo scafista che dà la posizione con il telefono satellitare, non sono certo i migranti: quando si trova un gommone con decine di persone a bordo sembra quasi che si siano dati appuntamento».

Quanto a Save The Children, la Ong non ha risposto ai tentativi di Epoch Times di contattare l’organizzazione per telefono.
Va precisato che la fonte del Quotidiano spesso parla per ipotesi. E, su questioni così gravi, i punti di vista personali possono naturalmente portare a diverse interpretazioni della realtà.

La Magistratura, comunque, sta indagando su altre accuse dello stesso genere.

 
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