Elezioni, nessuno ha i numeri per governare. Ritorno alle ‘larghe intese’?

Il successo dei 5 Stelle con il 32% e della Lega con il 17%, assieme alla debacle di Forza Italia (14%) e del Pd (17%) lasciano il Paese in una situazione incerta. La coalizione più grande, quella di centrodestra, raggiunge appena il 35%. Troppo difficile, quindi, andare al governo senza ulteriori alleanze.

A questo punto viene messa a dura prova la tenuta della coalizione stessa: Lega e Fratelli d’Italia potrebbero non vedere di buon’occhio un’alleanza con il Pd, partito a cui si sono opposti duramente nel recente passato. E ancora meno Berlusconi gradirebbe un’alleanza con i 5 Stelle, contro cui ha rivolto toni durissimi. Mentre è vero il contrario: Lega e 5 Stelle potrebbero essere disponibili a una alleanza su temi precisi.
Non serve ragionare molto, invece, su Pd e Forza Italia, che sono ormai abituati a governare insieme. Tuttavia quest’ultima alleanza raggiungerebbe un ‘misero’ 31% dei voti e quindi – anche se ancora non sono noti i numeri dei seggi ottenuti da ciascun partito – non è da prendere in considerazione.

Invece, Lega e 5 Stelle, con l’apporto di Fratelli d’Italia (4%), potrebbero forse governare con una maggioranza relativamente stabile.
A questo punto è infatti plausibile che Forza Italia si stacchi, non correndo affatto buon sangue tra Berlusconi e i grillini. Questo è probabilmente l’unico scenario che le forze politiche stesse accetterebbero (quasi) di buon grado. È da vedere però come valuterebbe questo tipo di alleanza il presidente della Repubblica: Mattarella, al contrario di Napolitano, non ha mostrato avversione per i 5 Stelle, ma un capo dello Stato dovrebbe tenere conto dell’immagine ‘sovversiva’ che avrebbe – vista dall’Europa – un’Italia governata da ben due forze che amano definirsi anti-sistema.

Guardando i numeri, invece, uno degli scenari plausibili (ma che richiederebbe ai partiti di ingoiare qualche boccone amaro) è un’alleanza sui temi da parte di Pd e centrodestra unito, che raggiungerebbe il 52 per cento. Alla Lega, in particolare, la cosa non sarebbe gradita, ma forse un accordo su punti precisi potrebbe aiutare a mettere insieme tutti. Questo tipo di alleanza potrebbe risultare meno ‘spaventosa’ per l’Europa, e inoltre i programmi di Lega e Pd potrebbero essere più facilmente integrabili tra loro, rispetto a quelli di Lega e M5S.
Tuttavia, questa soluzione lascerebbe fuori il partito più votato dagli italiani: un altro aspetto che il presidente della Repubblica dovrà soppesare.

Infine, la coalizione più improbabile di tutte sarebbe composta da Pd e Movimento 5 Stelle (49% dei voti in tutto), con forse l’aggiunta di qualche seggio raccolto qui e là. Anche in questo caso, un’alleanza sui temi aiuterebbe a superare i dissapori. Questa soluzione ha il merito di coinvolgere il partito più votato (ma non la coalizione più votata) e di poter tranquillizzare in parte l’Europa (gli ‘europeisti veri’ sono tutti a sinistra).

Tuttavia questa intesa sarebbe la più debole e anche la meno ‘democratica’. Sempre ammesso che il Movimento 5 Stelle sia disposto all’alleanza.

Di Maio parla di «Terza repubblica». Ma – a sentire i commenti e a vedere i numeri – siamo di fronte al solito gioco delle tre carte post elettorale visto e rivisto. Nella prima come nella seconda repubblica. Al presidente della repubblica l’ardua sentenza.

 
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