El fin de la Revolución cubana

Il 16 aprile 2021 sarà inequivocabilmente ricordata come una data spartiacque, un giorno che finirà dritto nei libri di storia. Raùl Castro, fratello di Fidel, ha abbandonato definitivamente l’incarico di leader del Pcc. Conseguentemente, dopo più di sessant’anni non ci sarà un Castro a guidare il Paese. Cuba resta nelle mani di Miguel Diaz-Cane, lasciandosi alle spalle la Revolución, Guevara, Fidel, Raùl ed il ‘mito’ rivoluzionario

Di Riccardo Seghizzi

Miguel Diaz-Canel è il nuovo leader del Partito Comunista Cubano: così finisce a Cuba l’era dei Castro. È ancora difficile pensare all’isola caraibica senza una persona che di cognome faccia Castro a suo capo, ma la decisione di Raúl di abbandonare definitivamente l’incarico di leader del Partito mette la parola fine a questa dinastia che governa l’isola dagli anni ‘50.

Nella giornata di venerdì 16 aprile, Raúl Castro, fino a quel momento leader del Partito Comunista (l’unica formazione politica autorizzata sull’isola) ha dichiarato l’intenzione di abbandonare le sue funzioni. L’annuncio è avvenuto in apertura dell’8° Congresso del Partito Comunista Cubano. 

Dopo 4 giorni di lavori, l’attuale presidente, Miguel Diaz-Canel, è stato eletto segretario del Partito.
Lo stesso Diaz-Canel era stato indicato da Castro come suo possibile successore, proprio come avvenuto nel 2018 per la carica di presidente dell’isola.

Si chiude dunque l’era Castro, tra mito e disperazione, tra rivoluzione e povertà, tra sogno e contraddizioni.

Raúl, una carriera sull’isola

All’anagrafe Raúl Modesto Castro Ruz, l’ormai ex leader del Partito Comunista Cubano, c’era quando all’alba degli anni ’50 suo fratello Fidel ed Ernesto Guevara diedero il via alla più nota rivoluzione dell’età contemporanea.

La dittatura di Fulgencio Batista, regime considerabile come filoamericano, venne rovesciata dopo l’operato dei militanti rivoluzionari, nei quali ovviamente anche Raúl fu attivo, al fianco di Fidel Castro e di Ernesto Che Guevara.

I due Castro agirono spesso in coppia, come per la denuncia ai danni di Batista, poco prima della rivoluzione, o per l’organizzazione e ideazione dell’assalto armato alla caserma Moncada a Santiago di Cuba il 26 luglio 1953, miccia del colpo di Stato.

Nel 1956 rientrò a Cuba, dopo l’esilio volontario in Messico, insieme a Fidel e Guevara sull’imbarcazione ‘Granma’ (nome poi affidato al giornale ufficiale del Pcc, in onore appunto della piccola barca che riportò i tre sull’isola).

Rimosso Batista da Cuba, Fidel Castro divenne ‘capo’ del nuovo Stato rivoluzionario cubano, il 1° gennaio 1959. Contemporaneamente Raúl venne immediatamente nominato ministro delle Forze Armate Rivoluzionarie.

Sei anni più tardi, nel 1965, aggiunse alla precedente carica anche quella di secondo segretario del comitato centrale del Partito Comunista di Cuba.

Nel 1976, anno in cui venne approvata la Costituzione cubana, divenne primo vicepresidente del Consiglio di Stato. 

La sua vita e carriera proseguì all’ombra del fratello, venendo spesso additato dai suoi detrattori come imparagonabile a Fidel ed inadatto ad un eventuale successione al potere. Le differenze carismatiche e caratteriali erano un problema, all’opinione popolare, che avrebbe impedito un giusto proseguo alla governabilità dell’isola. 

Il 31 luglio 2006, nonostante i denigratori ed i critici, sostituì il fratello Fidel provvisoriamente.
Malgrado la fetta di persone che non l’approvasse, Raúl aveva anche una grande parte di cubani dalla sua. Secondo essi, era l’unico uomo in grado di poter dare un seguito, in sicurezza, alla tradizione castrista.

Il 31 luglio 2006, nonostante i denigratori ed i critici, ha sostituito il fratello Fidel provvisoriamente.

Due anni dopo, Raúl Castro è stato ufficialmente nominato presidente del Consiglio di Stato, esattamente in data 24 febbraio 2008. La sua ‘reggenza’ proseguirà con un secondo mandato, dal 24 febbraio 2013 al 19 aprile 2018. In quella data, all’età di 87 anni, ha lasciato la carica di presidente a Miguel Diaz-Canel. 

Durante la carica di presidente, Raúl Castro ha introdotto molteplici azioni ed attività politiche di rilevo.
Nonostante l’ingombrante eredità di Fidel, alcune delle scelte prese durante i suoi anni di governo hanno permesso a Cuba passi in avanti su svariate tematiche e problemi.

Castro ha ottenuto alcune interessanti riforme come: l’aumento dei prezzi di vendita degli alimenti dei contadini verso lo Stato, il diritto di introdurre dall’estero i Dvd (aspetto non secondario in un governo castrista), la firma dei trattati internazionali sui diritti umani.

Nel 2008 ha permesso l’acquisto di computer (senza internet), ed altre apparecchiature tecnologiche, fino ad allora vietati sull’isola. Poco dopo ha reso acquistabili anche i telefonini e la possibilità di registrarne il contratto.
Sempre nel 2008, durante un’intervista, ha dichiarato che Cuba era disposta a dialogare, da pari, con gli Stati Uniti e l’allora nuovo presidente Obama, in un luogo neutrale.

Nel 2009, a riprova del lavoro maggiormente diplomatico di Raúl rispetto a Fidel, l’Oea (Organización de los Estados Americanos) ha cancellato la direttiva del 1962 con la quale si cacciava Cuba dalla stessa. Nonostante ciò, il governo, comunque soddisfatto, non ha voluto farvi rientro.

A settembre 2009, ai cubani è permesso entrare negli internet point, pagando in CUC (una delle due valute ufficiali di Cuba), per navigare in internet liberamente.

Altre iniziative dei governi di Raúl Castro sono state: l’aumento, nel 2009, dei salari dei professori, dalle scuole ‘elementari’, medie e superiori; molteplici interventi sull’agricoltura ed il lavoro; l’abolizione della ‘’libreta de abastecimiento’’, documento risalente al 1962, col quale lo Stato vende a prezzi molto bassi ai cubani alcune quantità di cibo, tali da permettere alla gran parte dei cittadini di vivere tra una settimana e dieci giorni.
Tante altre norme, riforme ed interventi sono stati poi fatti sulle questioni salariali e sulle pensioni, la maggior parte ben accolte sia dal popolo cubano, sia dalla comunità internazionale. Altro intervento significativo di R. Castro, è stato  quello rispetto alle carceri ed i detenuti. In primo luogo, è significativa la diminuzione dei carcerati, che passano dagli oltre 70.000 del 2006, ai 55.000 circa del 2012.
In secondo luogo, è evento importante, la liberazione di 52 prigionieri di coscienza, indicati da Amnesty International, dopo lunghe trattative e dialoghi.
Il maggio 2009, sull’isola si è festeggiata la giornata contro l’omofobia, capitanata da Mariela, la figlia del presidente Raúl, la quale, in qualità di presidente del Cenesex, Centro Nazionale per la Educazione Sessuale, alla fine della manifestazione ha parlato a favore della libertà sessuale e dei diritti umani. Data molto interessante, perché da quel giorno, ogni anno si tiene una manifestazione a favore delle persone omosessuali a Cuba.

Infine, a chiudere questo excursus sulla carriera politica di Raúl Castro, si possono citare due incontri, di rilevanza storica dell’ex presidente cubano. Il primo il 20 settembre 2015, con papa Francesco, terzo pontefice dopo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI a fare visita a Cuba. Il secondo, datato 21 marzo 2016, è quello di Barack Obama, il primo presidente degli Stati Uniti a visitare Cuba dopo 88 anni di relazioni diplomatiche.

Le ombre

Cuba è però una dittatura, o per lo meno lo è stata per molto tempo. Cuba è per alcuni un sogno, è musica, è rivoluzione, ma anche tanta povertà ed arretratezza.
Fin dai tempi di Fidel, è un’ideologia che da sempre ha strizzato l’occhio all’Urss: Cuba ha preso la strada dell’emancipazione nei confronti della tenaglia a stelle e strisce, imboccando in pieno quella del comunismo.

Dalla Riforma agricola, passando per quella mineraria ed il libretto di approvvigionamento, dalla Baia dei Porci all’embargo quasi totale in piedi da ormai sessant’anni. Se da un lato vi sono state alcune intuizioni politicamente eccellenti, che hanno permesso a migliaia di cubani di istruirsi, lavorare, possedere degli appezzamenti terrieri, lasciare la strada, nonché la diminuzione del gioco d’azzardo e della prostituzione, dall’altro lato Cuba ha pagato dazio nel tempo.

Gli anni hanno portato l’isola ad un inesorabile solitudine, acutizzatasi con la caduta dei compagni sovietici. L’energia ha sempre scarseggiato, come d’altronde lo stesso cibo.
La crescita economica sperata dall’Avana si scontra perennemente con l’embargo statunitense, e peggiora con l’isolamento creatosi.
Il tenore di vita cubano è crollato in picchiata, mentre l’agricoltura è regredita. Solo il turismo degli ultimi anni e qualche investimento Ue hanno risanato un po’ la situazione.

Altro problema ancora è stato il Libretto di Approvvigionamento, funzionale finché lo Stato poteva garantire determinate circostanze. Mancate queste, Cuba ha dovuto ripiegare, ammettendo la privatizzazione e cancellando il libretto.
Il risultato sono i 550 mila cubani ed oltre, ridotti alla fame, che hanno lasciato l’isola.

Altri dati possono aiutare a capire quante ombre in realtà si celano su Cuba, come il Pil di 90 miliardi di dollari, numero bassissimo, o ancora le entrate medie pro capite che non raggiungono i 10.000 euro annui.
Chiaro è, come la povertà stia aumentando parallelamente alla disoccupazione, e di conseguenza la voglia di molte persone di lasciare il Paese.

Negli ultimi anni di reggenza Castro, e quelli immediatamente successivi di Miguel Diaz-Canel, Cuba ha fatto i conti con la realtà e con il tempo che avanza. La scelta è stata quella più saggia, ed allo stesso tempo più contraria ai principi fondamentali della revolución, di Fidel e del Che, ovvero un lento allineamento ed ammodernamento politico.

Questa transizione necessaria, per affievolire le ombre, passa dai progressi tecnologici, dalle privatizzazioni, da una più cristallina lungimiranza in tematiche di diritti umani e civili, e molto altro ancora.

Qualche passo importante è già stato fatto, e altri sono già in calendario. La liberalizzazione del commercio in toto, ed adeguamento ai Fondi Monetari Internazionali, poi la riforma monetaria con l’abrogazione del peso convertibile, riforme sui salari e sulle pensioni per fronteggiare l’inflazione.

Si conclude quindi l’egemonia castrista, che governa e regola Cuba da oltre sessant’anni.

Con l’avvento di Miguel Diaz-Canel come leader del Partito Comunista cubano, si chiude infatti il capitolo, forse più importante, della storia di Cuba fin qui. Un capitolo che durava dal 1953, che è proseguito con una rivoluzione, con l’eterno conflitto contro gli Stati Uniti, l’embargo, incontri storici, la guerra fredda, Che Guevara e Fidel, sogno ed incubo.

Si chiude nell’aprile 2021, con i saluti ed il congedo di Raúl Castro, che c’era nel lontano 1953, che c’era al fianco ed ombra di Fidel, che ha proseguito dando qualche spiraglio di libertà sull’isola dove per dinastia ce n’è stata sempre poca, c’era quando Cuba è comunque rimasta zona arretrata, soggetta a dittatura, limitata nelle libertà.
Senza Raúl, Cuba saluta i Castro, e forse mette la parola fine alla Revolución.



 
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