L’economia cinese è in crisi

La crescita industriale cinese ha rallentato bruscamente a febbraio: l’indice dei direttori acquisti (Purchasing managers index, Pmi) è sceso notevolmente al di sotto delle aspettative, fino a sfiorare il livello di crisi del settore.

Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio nazionale di Statistica cinese, mercoledì 28 febbraio l’indice Pmi di febbraio è sceso da 51,3 (quota di gennaio) a 50,3 raggiungendo il punto più basso degli ultimi 19 mesi.
In generale, un Pmi che è superiore a 50 significa espansione industriale, mentre inferiore a 50 indica una contrazione.

FORTE RALLENTAMENTO DELLA PRODUZIONE CINESE DA INIZIO 2018

I media di regime cinesi hanno citato un’analisi di Zhao Qinghe, analista del centro di ricerca dell’Ufficio di Statistica, il quale sostiene che la ragione principale dell‘abbassamento dell’indice del Pmi sarebbe la chiusura delle fabbriche per le vacanze di Capodanno e la diminuzione della domanda di esportazioni.
Ma, naturalmente, gli economisti prevedono sempre l’impatto del ‘fattore festività’, quindi il calo dell’industria cinese è al netto di fattori esterni, e il calo complessivo dell’indice Pmi è superiore a quanto previsto dagli esperti.

Julian Evans-Pritchard, economista specializzato sulla Cina presso Capital Economics, crede che – anche tenuto conto delle fluttuazioni delle festività – utilizzando la media dei primi due mesi di quest’anno, i dati Pmi continuino a dimostrare senza dubbio che l’attività manifatturiera ha rallentato in maniera considerevole. Inoltre, con la politica di riduzione della leva finanziaria voluta dalle autorità del Pcc e le misure adottate per frenare l’indebitamento dell’economia nazionale – e aggiunto il calo degli ordini dall’estero – le prospettive per le esportazioni cinesi non sono affatto buone. E si vede con maggior chiarezza il problema, se si tiene conto che l’anno scorso l’esportazione è stata uno dei pilastri della crescita economica cinese.

A questo si aggiunge che dall’inizio di quest’anno lo yuan cinese si è apprezzato costantemente, e naturalmente tale aumento causerà ulteriori difficoltà alle esportazioni cinesi.
Secondo i dati della Federazione di Logistica e Acquisti cinese, tra le 3 mila società cinesi intervistate dal regime di Pechino per rilevare il Pmi, quasi il 14% ha dichiarato che il proprio business è stato danneggiato dall’apprezzamento dello Yuan. Secondo la Federazione il numero delle aziende che hanno dichiarato di avere problemi a causa dell’aumento del valore della moneta cinese è aumentato costantemente negli ultimi due mesi.

CROLLO DEGLI INVESTIMENTI, DEL SETTORE IMMOBILIARE E DEI CONSUMI

L’Ufficio nazionale di Statistica cinese ha pubblicato anche il Pmi non-industriale. E anche da quel fronte le notizie non sono affatto buone: nel settore dei servizi e delle costruzioni i nuovi ordini sono in calo e il numero del Pmi (sebbene sia ancora sopra quota 50) è caduto dal 55,3 al 54,4.
L’indice del settore immobiliare e quello finanziario (titoli, assicurazioni eccetera), invece, è già al di sotto critico 50.
Secondo l’agenzia di rating Moody’s, il mercato immobiliare ha contribuito per uno terzo alla crescita economica cinese degli ultimi anni. È quindi evidente quanto deleterio sia questo rallentamento delle costruzioni per il sistema economico dominato dal Partito Comunista Cinese.

In sintesi, le flessioni nei tre settori finanziario, immobiliare e dei consumi – uniti ai fattori variabili del periodo festivo e alle limitazioni della produzione durante il periodo invernale per ridurre l’inquinamento – indicano chiaramente che l’economia cinese nel 2018 è destinata a calare sensibilmente.

Anche l’economista Zhao Yang sostiene, parlando al Wall Street Journal, che il Pmi è stato inferiore alle attese, confermando il trend di un rallentamento della crescita economica e del mercato immobiliare. L’analista della Nomura Securities Co. Ltd ritiene che la resilienza dell’anno scorso nel mercato immobiliare cinese sia stata sostenuta dalle vendite nelle piccole città, ma che questa tendenza sarà difficile che si replichi anche quest’anno. Per Zhao Yang, guardando sia dalla prospettiva interna che esterna, l’economia cinese è ora sotto pressione e nettamente tendente al ribasso.
E come spesso accade in questi casi, la ‘soluzione’ (si fa per dire) sarà la fuga in avanti dell’espansione monetaria: la Banca Centrale Cinese con ogni probabilità metterà mano al coefficiente di riserva nella seconda metà del 2018, nel tentativo di stimolare la crescita economica aumentando la liquidità nel sistema.

 

 
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