Duecentocinquanta spie cinesi attive a Bruxelles?

La minaccia è reale: «circa 250 spie cinesi e 200 spie russe» sarebbero attive a Bruxelles. Lo avrebbe riferito il ministro degli Esteri europeo ai diplomatici e agli ufficiali militari dell’Unione.

Le spie passano inosservate mentre sorvegliano le aree nei pressi di importanti istituzioni; ad esempio possono operare presso la popolare steakhouse o da un bar vicino all’edificio principale della Commissione Europea.
A dare la notizia è stato il quotidiano tedesco Die Welt, che il 10 febbraio ha reso noto che l’allarme è stato lanciato dal Servizio Europeo per l’Azione Esterna, un’organizzazione diplomatica dell’Unione Europea incaricata di mettere in atto le politiche estere e di sicurezza dell’Unione.
Secondo l’articolo, le spie russe sono attive a Bruxelles da decenni, ma in pochi sanno della presenza degli agenti segreti cinesi nella capitale europea, dal momento che riescono a nascondere la loro identità fingendosi dipendenti delle loro ambasciate, o rappresentanti commerciali di aziende del loro Paese.

L’articolo indica anche che questi agenti accompagnano spesso i diplomatici cinesi o russi ai grandi eventi o lavorano in piccole e grandi imprese a Bruxelles, in particolare quelle situate vicino agli edifici della Commissione. Inoltre, possono contattare direttamente o indirettamente i funzionari dell’Ue, fingendosi interessati a stringere affari con loro, mentre monitorano i locali e raccolgono le informazioni richieste dai loro Paesi.

Kenneth Lasoen, esperto di sicurezza della Belgian Ghent University, ha in passato fatto notare che il quartier generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, le istituzioni dell’Ue e molte agenzie internazionali hanno tutte sede a Bruxelles, e tutte queste entità sono gli obiettivi principali di spie e hacker di altre nazioni, comprese Cina e Russia.

Per ottenere preziose informazioni in campo economico, politico e militare, questi Paesi hanno fatto ricorso anche ad attacchi informatici. Uno degli ultimi esempi è stata la notizia che dal 2016, un braccio dell’esercito cinese specializzato in attacchi informatici è riuscito a penetrare in una rete di comunicazioni diplomatiche, utilizzata per condividere i dettagli sulle scelte politiche.

Il 19 dicembre 2018, un articolo di Politico ha citato Blake Darche, capo della sicurezza di Area 1 Security, società americana di sicurezza informatica, il quale ha spiegato come gli hacker dell’Esercito Popolare di Liberazione siano riusciti a trovare «gli anelli più deboli della catena digitale» per attaccare il Ministero degli Affari Esteri di Cipro, guadagnando così accesso «all’intera rete di comunicazioni diplomatiche dell’Unione europea».

Questa rete, denominata Correspondence Européenne, mette a disposizione una piattaforma per i funzionari di 28 Paesi dell’Ue, per il Consiglio Europeo, per il Servizio Europeo per l’Azione Esterna e per la Commissione Europea, affinché possano cooperare e coordinarsi sulle questioni di politica estera.

«Non sono sorpreso del fatto che sia potuto avvenire un simile attacco; che accadesse o che uscisse allo scoperto era solo una questione di tempo», ha confidato a Politico Udo Helmbrecht, direttore esecutivo dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Informatica.

L’ambasciata cinese in Belgio ha smentito le affermazioni contenute nell’articolo del Die Welt del 10 febbraio, sostenendo che quest’ultimo fosse «una montatura vera e propria, senza prove».

 

Articolo in inglese: EU Agency: 250 Chinese Spies Active In Brussels

 
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