Draghi pone il suo terzo veto su un’acquisizione cinese in Italia

Il premier Mario Draghi ha recentemente posto il suo terzo veto su un tentativo di acquisizione cinese in Italia. La notizia è diventata pubblica martedì grazie alla documentazione ufficiale depositata ad Hong Kong dal gruppo cinese rifiutato.

Il gruppo, Zhejiang Jingsheng Mechanical, ha affermato che Roma ha bloccato il suo tentativo di creare una joint venture con il ramo hongkonghese di Applied Materials finalizzata all’acquisizione delle sue attività presenti in Italia.

La decisione è stata presa in una riunione di gabinetto il 18 novembre, hanno riferito a Reuters due fonti governative, aggiungendo che il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti aveva raccomandato il veto, sostenendo che l’acquisizione avrebbe potuto avere conseguenze nel settore strategico dei semiconduttori.

Tra i prodotti di Applied Materials ci sono macchine utilizzate per fabbricare semiconduttori e altri componenti ad alta tecnologia.

Il documento del gruppo affermava che la joint venture aveva anche lo scopo di acquisire le attività della Applied Materials destinate alla produzione dei cosiddetti wafer a Singapore e in Cina.

Di fatto, l’Italia si riserva il diritto di utilizzare la propria legislazione anti-acquisizioni, il cosiddetto ‘golden power’, per scongiurare offerte indesiderate in settori ritenuti di importanza strategica come quello bancario, energetico, delle telecomunicazioni e della sanità.

Il governo esamina un gran numero di accordi di fusione e fornitura di attrezzature, che nella maggior parte dei casi vengono approvati con raccomandazioni volte a preservare l’interesse nazionale del Paese.

Sinora Roma ha bloccato gli interessi stranieri in Italia cinque volte dall’introduzione del ‘golden power’ nel 2012.

Quattro di questi episodi hanno riguardato tentativi di acquisizione cinesi. E ben tre sono avvenuti negli ultimi nove mesi di governo Draghi, mentre l’altro caso risale al 2020, durante il secondo governo presieduto da Giuseppe Conte.

Lo scorso mese Draghi ha posto il veto sulla vendita di un’azienda produttrice di semi di ortaggi al gruppo di proprietà cinese Syngenta, mentre ad aprile ha impedito alla società cinese Shenzhen Invenland Holdings Co. Ltd. di acquistare una quota di controllo in un’azienda che produce apparecchiature per semiconduttori.

L’Italia si è anche formalmente lamentata con alcuni investitori cinesi perché nel 2018 hanno acquistato in segreto una società italiana che produce droni ad alta tecnologia per le forze armate, compiendo un primo passo verso un eventuale annullamento dell’accordo.

Il cosiddetto ‘golden power’ si può applicare ai gruppi esterni all’Unione Europea – in un quadro temporaneo introdotto nel 2020 che dovrebbe scadere quest’anno – come anche ai tentativi dei pretendenti dell’Ue di acquistare società strategiche.

Una fonte ha dichiarato a Reuters che Roma prevede di estendere il quadro temporaneo fino al 30 giugno 2022. Ciò includerebbe una misura che costringerebbe i pretendenti dell’Ue e dei Paesi terzi a chiedere l’approvazione del governo per acquistare una partecipazione di almeno il 10% in società strategiche all’intero dell’Italia.

 

Articolo in inglese: Italy’s Draghi Vetoes 3rd Chinese Takeover This Year

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