Draghi, novello Grisù: pompiere o banchiere globalista sputafuoco?

Di Gigi Morello

C’era una volta un Draghetto che chi ha superato i 50 ricorderà molto bene.

Nonostante la sua linea di sangue fosse legata a coloro che bruciavano i Cavalieri da millenni, nel suo cuore sognava di fare il pompiere.

Ed era un bellissimo cartone animato quello che vedeva Grisù come il piccolo Drago che cercava di sfuggire dalla tradizione familiare, spegnendo e non incendiando. Ma puntualmente ad ogni puntata la sua indole riaffiorava involontariamente.

Volente o nolente dalle sue fauci sgorgava il fatidico fuoco che lo legava indissolubilmente alla sua natura di Drago Incendiario, bruciando quello che avrebbe voluto salvare.

La lista di ministri di Grisù

Leggendo la lista dei ministri da lui proposti, bisogna valutare un dato di fatto da non sottovalutare assolutamente: la lista dei ministri è stata stilata in base alle risorse esistenti; questo non è un governo messo in piedi scegliendo gli incarichi di sana pianta.

Un incarico è basato su di un’accurata distribuzione di poltrone come quantitativo necessario ai partiti per non perdere la faccia.

Ed è qui che si rivela l’abilità di un Draghi che, sebbene connesso ad una linea di sangue che lascia molti dubbi rispetto a quelle che saranno le sue azioni globali, soprattutto in relazione alla questione Europa che è tutto meno che risolta, riesce a fornire una lista di ministri che ha del fantasioso in quanto ad equilibri utilizzati.

E come in ogni favola che si rispetti c’è anche la bella principessa da salvare, la deputata centrista ed ex modella Mara Carfagna alla quale viene affidato il Ministero del Sud.

E negli equilibri tra ‘bene e male’, governando con una coalizione mista tra sinistra e centro destra, per Draghi ed amici ci sta il Cavaliere Verde ma la Cavaliera Nera no, forse ancora troppo legata ad una parte della destra italiana che gli italiani non vogliono dimenticare.

La cavaliera in questione, Giorgia Meloni, rimane all’opposizione scommettendo però in un futuro dove potrebbe prendere il voto anche di una parte dei futuri fuoriusciti della Lega che non avrebbero voluto il riavvicinamento tra Salvini con il Pd e soprattutto il M5s, che rappresenta la sua vera nemesi.

Quella di Giorgia Meloni, data la situazione attuale di Fdi non ben differenziata rispetto alla Lega di Salvini, che non è certo quella di Bossi, sembra una manovra tattica ineccepibile.

Ed è di nuovo equilibrismo con due Pd all’Interno e alla Difesa, Luciana Lamorgese definita ‘tecnica’ ma di risaputa tendenza Pd e Lorenzo Guerini, uomo di partito. Un metodo quasi sicuro per non beccarsi accuse di ‘fascismo’ alle prime manovre restrittive e risolute che avverranno nel futuro.

E abbiamo il ministero che ‘conta una cippa’ nell’attuale situazione di dittatura europea nella quale ci troviamo, il ministero degli Esteri, lasciato ad un Di Maio per niente poliglotta, salvato però nel suo onore di ‘grande ministro’ della continuità.

E poi il ministero scomodo, lasciato a Roberto Speranza di Leu, che continuerà a svolgere la dovuta funzione di capro espiatorio per una pandemia tutta da risolvere.

E i due ministeri delle scintille, i reparti che favoriranno futuri focolai da spegnere, con un difficile connubio tra il Pd Andrea Orlando al Lavoro ed il leghista Giancarlo Giorgetti sullo sviluppo economico, apparentemente all’opposto sui principi economici che sono i principi cardini sui quali l’Italia dovrebbe basarsi per potersi risollevare.

Qui l’abile mossa del novello Grisù che potrà osservare e mitigare le scelte dei due scegliendo quella più popolare ed efficace, decidendo se alimentare i fuochi oppure spegnerli, nella sua doppia funzione di incendiario e di pompiere.

A qualcuno farà sorridere la ‘zappa’ dell’Agricoltura in mano al M5S (nello specifico a Stefano Patuanelli), ma perché no.

E un altro ministero fantasma al grillino Federico D’Incà ai Rapporti con il Parlamento ci conferma quanto alla fine una sedia, qualunque essa sia, abbia ancora il suo valore per i nuovi politicanti che criticavano la ‘vecchia politica’.

E Fabiana Dadone alle Politiche giovanili: una grillina che dovrà fare i conti con un campo che appartiene di fatto al Pd da eoni. Almeno come linee guida consolidate e presenti negli uffici che controllano la politica giovanile sul territorio.

Il Pd sbanca e spadroneggia nei settori collaterali che l’hanno reso forte, soprattutto nel campo della Cultura con Dario Franceschini che continuerà l’opera decennale di propaganda di sinistra, ma che si dovrà contrapporre ad una Azzolina che con i suoi banchi a rotelle e con le lezioni a distanza ha stufato più o meno tutti. Il suo mandato dovrà per forza di cose allontanarsi da quello che i nostri figli hanno dovuto sopportare nell’ultimo anno. Sempre se vuole uscirne bene.

E Renzi prende il contentino alle pari opportunità con Elena Bonetti, mentre alla Lega va il Turismo, un settore che necessita un vero lavoro di ripresa sul territorio.

Berlusconi prende Maria Stella Gelmini agli Affari regionali, perché dare gli affari regionali alla Lega sarebbe stato troppo di parte…

Il resto ‘tecnici’. Ma tecnico significa solo essere abituato a gestire qualcosa professionalmente, non garantisce l’idea politica che deve essere alla base di ogni decisione ‘tecnica’. Per questo si vedrà non solo in base alle abilità dei singoli individui, ma anche in base alle direzioni stabilite dal Consiglio dei Ministri.

E il tecnicismo di Draghi è già messo in risalto dall’abilità di realizzare una coalizione altrimenti considerata impossibile, usando le risorse attuali per portare avanti un governo che se non fosse stato fatto con gli equilibri delle poltrone, non sarebbe stato mai fatto.

Ma ricordiamoci che il novello Grisù discende da un’antica stirpe di leader di banche Europeiste che non hanno storicamente mai fatto nient’altro che i propri interessi.

Se il Draghetto diventerà un Drago che spara fuoco sull’Italia, naturalmente dopo averla spremuta fino al midollo, oppure diventerà un pompiere, lo dirà solo il tempo.

Perché gli equilibri sono instabili, ed è tutto appeso ad una sottile fune fatta di poltrone.

Basta pochissimo perché tutto crolli.

 

L’autore dell’articolo, Gigi Morello, è nato a a Torino e ha vissuto diversi anni negli Usa. Musicista, didatta e regista televisivo musicale, ha scritto per diverse testate specializzate nel settore musicale. Ha fondato e diretto progetti umanitari no profit e riceve dalla Croce Rossa Italiana encomi per tre diverse iniziative. Ha pubblicato nel 2020 due libri dal titolo ‘Alleanza Anti Casta’ e ‘Illuminismo Illuminato per Tempi Oscuri’, editi da Amazon. Il 4 luglio 2020 ha Fondato ‘Sogno Americano’ il primo Movimento Americanista Italiano.

Le posizioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente le vedute di Epoch Times.

 
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