Dopo il Covid, vorremo ancora quello che volevamo?

Di Froma Harrop

Quando la Germania ha lasciato che i piccoli negozi riaprissero, non è accaduto quello che si aspettavano. I politici pensavano che le persone sarebbero uscite in massa, dopo cinque settimane di lockdown, e avrebbero acquistato prodotti a destra e a manca. Si sbagliavano.

Il direttore di un negozio di macchine per caffè espresso a Berlino, ha dichiarato al Financial Times: «Nessuno è realmente interessato allo shopping in questo momento».

Stessa storia nella periferia di Atlanta. La Georgia ha dato il via libera a ristoranti, parrucchieri, tatuatori e altre attività simili, riaprendo i battenti prima degli altri Stati americani, ma questo finora non ha ravvivato l’economia locale. Alcuni hanno deciso di non riaprire per proteggere i propri dipendenti e clienti dal virus, mentre quelli che hanno riaperto non sonno affatto entusiasti.

Al Wall Street Journal, un barbiere ha raccontato che venerdì alla riapertura c’era stato diverso movimento, ma poi è calato e ora i suoi affari sono praticamente fermi.

Che cosa sta succedendo? La gente se ne sta alla larga per paura di prendere il virus? Hanno perso il lavoro e quindi non hanno soldi da spendere? Forse no, potrebbero aver semplicemente perso la voglia di acquistare cose nuove e di mangiare fuori; forse si sono trovati bene a lavorare da casa in tuta o in jeans; forse hanno riscoperto il piacere di cucinare in casa; e potrebbero aver notato di aver speso molto meno denaro rispetto al solito.

Tutto ciò potrebbe indurre grandi cambiamenti nella mente delle persone. Se fosse così, le società che dipendono dalla spesa dei consumatori – che negli Stati Uniti rappresentano il 70 per cento dell’economia – dovrebbero adattarsi al meglio. Se le aziende e i loro dipendenti decidono di continuare a lavorare a distanza, anche la domanda di prodotti di abbigliamento calerà, come anche i pranzi fuori e il consumo di benzina.

Nel frattempo, un evento così drammatico come l’attuale pandemia, spingerà molti a riconsiderare la gestione delle proprie finanze.

Prima c’erano le buste paga a coprire le spese. A gennaio, quando il mercato del lavoro era in piena crescita, chi avrebbe mai pensato che all’improvviso tutto sarebbe cambiato? La sicurezza finanziaria non si basa solo sull’avere un lavoro, è necessario anche saper risparmiare.

Una professionista cinese di Pechino ha raccontato al New York Times che le sue entrate sono precipitate. Traduttrice di opere teatrali francesi, faceva la bella vita, comprava tubetti di crema per il viso da 170 dollari (153 euro) e spendeva oltre 200 dollari al mese nei ristoranti. Ora però si domanda a cosa le servano le sue borse alla moda, e ha detto che le sue priorità finanziarie sono cambiate: «Quando troverò un lavoro, comincerò a risparmiare, e non potrò più vivere una vita consumistica come prima».

La Cina ha fatto molta strada nella riapertura della sua economia. I negozi sono aperti e le fabbriche sono operative, ma la giovane generazione di grandi spendaccioni sembra non essere tornata, almeno non ancora. Le vendite al dettaglio rimangono sorprendentemente basse, e la sete di viaggiare sembra essere scomparsa. Questo avrà un impatto sull’economia mondiale.

L’obbligo di indossare mascherine e mantenere la distanza dagli altri, attenua ulteriormente il piacere di uscire. Ma non prendendo queste precauzioni pare che si corra il rischio di ammalarsi. La nuova frugalità potrebbe riflettere più di un semplice calo del reddito. Forse, in fondo, si tratta di un cambiamento di valori.

Naturalmente, tutto è soggetto a cambiamenti. Da un momento all’altro potrebbe arrivare un vaccino che ci libera dalla paura del Covid-19. Oppure la nuova realtà potrebbe reindirizzare, piuttosto che bloccare i dollari dei consumatori. Potrebbe crescere l’interesse verso le attrezzature per il fitness casalingo o verso le ultime tecnologie per migliorare l’esperienza delle videoconferenze. Nel frattempo, in molti vorrebbero non aver dato via le proprie macchine da cucire.

Naturalmente dopo il Covid le persone avranno ancora desideri materiali, ma potrebbero volere cose diverse.

 

Froma Harrop ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, Harrop ha lavorato al business desk di Reuters, ha curato rapporti economici per il New York Times e ha lavorato nella redazione del Providence Journal. Ha scritto per diverse pubblicazioni, come il New York Times, Harper’s Bazaar e Institutional Investor.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente quelle di Epoch Times.

Articolo in inglese: After COVID, Will We Want What We Wanted?

 
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