Il balletto occidentale e la danza classica cinese

La danza è un’arte trasmessa sin dalle origini della Storia, sia nei teatri delle corti che in strada, in scenari più popolari. Il suo fine è sempre stato quello di emozionare mentre diffonde i suoi messaggi, che possono essere insegnamenti divini, mitologici o storici.

Nell’antica Cina quest’arte si è sviluppata nel corso delle dinastie, in un arco di tempo di 5 mila anni, quindi dall’inizio della cultura cinese, dando alla nascita quella che oggi è conosciuta come la vera danza classica cinese. Alcuni dei suoi aspetti più notevoli, oltre alla visibile relazione dei suoi movimenti con le arti marziali, sono il ‘portamento’, che include la coltivazione dell’aspetto spirituale dei ballerini, e la ‘forma’ che è una caratteristica originaria e connaturata della Cina, e che si lascia guidare appunto dal carisma del ballerino.

In Occidente, la danza classica ha ereditato dall’Italia il termine ‘Balletto’ durante la fine del sedicesimo secolo, quando la sua influenza nei teatri era maggiore. A quei tempi, gli episodi che si rappresentavano, così come gli stati d’animo dei personaggi, si rifacevano per la maggior parte alla mitologia.

IL BALLETTO OCCIDENTALE

Tra i primi balletti, in occidente si ricorda la messa in scena in Francia del Ballet Comique de la Reine nel 1581, dal coreografo e musicista italiano Baldassarre di Belgioioso. Il musicista, detto anche Baltazarini, è il primo a sperimentare il matrimonio di danza e musica, ponendo le basi per lo sviluppo dell’Opera lirica.

La codificazione delle tecniche del balletto avviene a fine diciassettesimo secolo, sotto la corte di Luigi XIV, appassionato di danza e ribattezzato come ‘Re Sole’, dopo la sua interpretazione di questo personaggio nel Balletto della notte. A quel tempo i costumi erano molto elaborati; la notte ad esempio, era stata rappresentata con un mantello di stelle, e il fiume, con una gonna adornata con canne ed alghe. Le maschere inoltre, aiutavano a trasmettere la sensazione di tragedia o divertimento.

Per preservare le tradizioni della danza classica in Francia, nel 1661 viene creata l’Accademia Reale di Danza, con tredici maestri di ballo. Il leader dell’accademia, Pierre Beauchamp, identifica cinque posizioni fondamentali che perdureranno nel tempo nella danza classica occidentale. C’è da ricordare anche che all’inizio, questo balletto includeva solamente artisti uomini; nel 1681 anche le donne cominciano ad apparire sul palco: in un primo momento indossano vestiti molto pesanti, che le limitano nei loro movimenti, poi a o poco a poco, cominciano a indossare costumi sempre più leggeri.

Il balletto classico migra nel frattempo anche in Russia, dopo la presentazione del Balletto di Orfeo ed Euridice, l’8 febbraio del 1675, sotto la corte dello Zar Alexei Mikhailovich. Questa danza era alternata a canti e letture di poesie in versi.
Successivamente, sotto il potere di Pietro I, la danza classica entra nella società russa, e nel 1738 viene aperta nel Paese la prima scuola di balletto russo, che più avanti darà vita alle famose opere rappresentate ancora oggi nei teatri più famosi del mondo, come ‘Lo Schiaccianoci’, il ‘Lago dei Cigni’ e ‘La Danzatrice del tempio’.

Lo sviluppo della danza occidentale prosegue, fino a fiorire nell’800 come ‘balletto classico romantico’, le cui esibizioni sono accompagnate dalle composizioni dei più grandi maestri di musica classica di tutti i tempi, comparsi sempre in quel periodo storico. In questo periodo le storie raccontate tramite la danza esprimono dei messaggi culturali elevati. La tecnica, appena affinata, è quella che viene ancora oggi trasmessa nelle scuole di danza classica in Occidente.

Nel ventesimo secolo, infine, si aggiungono allo scenario danza contemporanea e danza moderna, che hanno incorporato alcuni passi della danza classica cinese ma in un modo non standardizzato e, soprattutto, senza trasmettere l’anima di questi movimenti, ovvero il loro ‘portamento’ e la loro ‘forma’ originaria. Viene data invece enfasi alla libertà di espressione, che ha dato origine a un altro stile di danza.

LA DANZA CLASSICA CINESE

Secondo quanto spiegato sul sito di Shen Yun Performing Arts in un articolo dell’esperto Li Hongzhi (una delle massime autorità al mondo in materia di arte e storia cinese), migliaia di anni fa, le arti sceniche corporali cinesi sono state influenzate dai movimenti, dalle tecniche e dai salti delle arti marziali, anche se venivano espresse con un approccio diverso.

Infatti, di pari passo con lo sviluppo della millenaria cultura cinese, la danza classica ha fatto sue alcune caratteristiche come l’allenamento del ‘portamento’ cinese e della ‘forma’, che si sono trasmessi in modo naturale attraverso le dinastie. Questi aspetti sono quelli che la distinguono maggiormente (al di là delle analogie) dalle arti marziali. Inoltre, gli aspetti divini e spirituali, così come i valori morali, sono maggiormente presenti nella danza.

La ‘forma’ è stata inclusa per sistematizzare gli insegnamenti e le differenti tecniche, che si sono diffuse sia a livello delle corti imperiali sia popolare per imitazione. Per quanto riguarda gli artisti di strada, la fonte principale cui attingevano per esprimere i movimenti della danza, erano – di nuovo – le arti marziali, con l’aggiunta degli elementi della danza classica cinese.

La danza classica cinese si è arricchita attraverso ogni dinastia. La forma tradizionale dei suoi insegnamenti al livello più professionale, in origine è stata trasmessa da maestro a studente, allo stesso modo dei maestri buddisti e taoisti. Nelle corti, le ragazze passavano gli insegnamenti alle altre ragazze, mentre nella popolazione la danza veniva trasmessa attraverso la famiglia.

Alcuni passi della danza classica cinese, seppur distorti, sono stati introdotti al mondo dagli atleti cinesi, che hanno iniziato a usarli in questo campo durante gli anni 70. Inoltre, anche le scuole di danza moderna e contemporanea hanno iniziato a trasmettere queste tecniche, che sono state tuttavia private del loro portamento classico intrinseco.

Secondo un altro esperto di danza classica cinese, David Wu (citato nel libro ‘The Making of Anthropology in East and Southeast Asia’), la danza classica della dinastia Han, trasmessa attraverso l’Opera cinese, ha avuto difficoltà a trasmettersi completamente in Cina, e lo stesso vale per alcune danze etniche e folcloristiche. L’autore spiega infatti che i ballerini e coreografi cinesi, durante la rivoluzione culturale di Mao hanno eliminato ogni traccia delle ricerche effettuate da parte degli etnologi e archeologi sulla danza, al fine di trasformare la danza e adattarla allo standard imposto dal partito comunista.

Wu racconta inoltre di avere personalmente intervistato dei ballerini professionisti, scoprendo le interferenze da parte del partito e dei funzionari: alcuni dei ballerini hanno dichiarato che le cosiddette ‘truppe dell’arte e della letteratura’, ricevevano costanti ordini e interferenze da parte delle autorità, poiché l’arte creata dai ballerini era sempre soggetta a revisioni, critiche e modifiche di interpretazione. Ordini e direttive erano la routine quotidiana, e provenivano dalle autorità nelle accademie di danza, dalle autorità del partito, dai funzionari o direttamente dai ministri della Cultura. Viene da sé, quindi, che «i ballerini non abbiano potuto fare altro che assecondare le autorità secondo quella che veniva definita la “corretta via politica del socialismo”».

Tutto questo ha eliminato l’aspetto del portamento e della forma originari della danza classica cinese. L’aspetto divino e spirituale della danza classica cinese, così come i suoi valori, è in questo modo andato perduto nel tempo.

Come risultato, oggi si vedono numerosi movimenti della danza classica cinese distorti in diversi aspetti, come spiega ancora Li Hongzhi: «Molte diverse forme di danza, arti fisiche e sport in tutto il mondo hanno adottato le tecniche e i salti della danza classica cinese. Alcune le hanno copiate un po’ meglio, mentre altre in modo piuttosto insufficiente, inaccurato, non conforme agli standard richiesti e persino sgradevole. E questo ha deteriorato la squisita cultura di cinquemila anni». 

Traduzione di Alessandro Starnoni

 
Articoli correlati