Di Maio e Salvini da Mattarella, Giuseppe Conte premier

Terminate le consultazioni tra partiti e presidente della Repubblica, Lega e Movimento 5 Stelle si dicono soddisfatti e attendono il responso del capo di Stato, nella speranza che si passi subito al voto. Di Maio, intanto, ha confermato le indiscrezioni: il candidato principale alla presidenza del Consiglio è Giuseppe Conte.

CHI È GIUSEPPE CONTE

Il candidato premier Giuseppe Conte è ordinario di diritto privato all’Università di Firenze e vicepresidente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, con un curriculum che Adnkronos definisce «invidiabile», e non a torto: studi a Yale, alla Sorbona, insegnamento alla Luiss, direzione di riviste specialistiche. Amato in particolare dai 5 Stelle, il tecnico era stato proposto inizialmente come ministro della Pubblica amministrazione. Il suo ‘motto’, la semplificazione.
In previsione del suo ruolo da ministro, infatti, le sue idee erano chiare: «Un taglia-leggi che valga a semplificare il quadro normativo, farraginoso, incoerente e a tratti incomprensibile – raccontava in un’intervista a Repubblica a fine febbraio – un provvedimento straordinario di riqualificazione dell’intero personale pubblico […] Un censimento di tutti i provvedimenti amministrativi esistenti al fine di operare una rigorosa e spietata semplificazione».

I MINISTRI

Anche se al momento si tratta solo di speculazioni della stampa, il ministero degli Esteri dovrebbe gestirlo Giampiero Massolo, diplomatico di esperienza, presidente di Fincantieri e membro del gruppo italiano della Commissione Trilaterale (cosa che stupisce, vista l’anima anti-establishment e qualcuno direbbe ‘complottista’, di parte del Movimento 5 Stelle). Il leghista Giancarlo Giorgetti, invece, dovrebbe occuparsi del Tesoro o prendere il posto di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Alla Difesa punta la Lega, ma ancora non vi sono nomi.
Luigi Di Maio dovrebbe capeggiare un super ministero di nuova formazione, quello del Lavoro-Sviluppo economico, mentre a Salvini toccherebbero gli Interni.

UNITI CONTRO LA FRANCIA

Nemmeno è nato il nuovo governo che già dalla Francia arrivano ‘minacce’, soprattutto per il timore che i lavori sulla Tav vengano fermati: «Se si decide unilateralmente di sospendere il progetto, di chiudere il cantiere, ciò comporterebbe necessariamente la conseguenza che il Paese che si ritira rimborsi all’Europa e al suo partner francese le somme che hanno speso», ha dichiarato Stephane Guggino, delegato generale del comitato della Transalpine. A riguardo, Di Maio si esprime con dura chiarezza: «Dico ai francesi che per la Tav avete scavato, scavato per anni ma ormai è superata, quindi prendiamoci quei soldi e mettiamoli nel trasporto pubblico locale». Mentre Salvini è più possibilista: «Non c’è il blocco della Tav. Ci sono progetti che saranno riesaminati: alcuni saranno confermati, altri ridiscussi».

Il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, in una intervista ha anche affermato che il nuovo governo italiano metterebbe a rischio la stabilità della zona euro se venisse meno ai propri impegni su temi come banche e deficit. Su Twitter, Salvini non le manda a dire: «Altra inaccettabile invasione di campo. Non ho chiesto voti e fiducia per continuare sulla via della povertà, della precarietà e dell’immigrazione: prima gli italiani».

Non è da meno nei toni Di Maio: «Prima di spread e dei parametri di Bruxelles vengono i cittadini italiani con i loro diritti essenziali. E se dovremo pretendere qualcosa in Europa non andremo col cappello in mano ma chiederemo i margini per poter spendere come seconda forza manifatturiera in Europa e che da 20 miliardi ne vede rientrare 10-12 rispetto a quella dominante».

Sarà tuttavia da vedere che effetto avranno fatto le parole del ministro francese, e soprattutto le preoccupazioni dell’Europa, sul presidente della Repubblica. «Speriamo che nessuno metta veti – dichiara infatti Salvini – su una scelta che rappresenta la volontà della maggioranza degli italiani». Più istituzionale, invece Di Maio: «Io e Salvini abbiamo chiuso un accordo politico. Ovviamente le prerogative sono ora del presidente della Repubblica, sceglierà lui i passaggi da fare».

 
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