Deputata repubblicana presenta impeachment contro Biden

La neoeletta rappresentante repubblicana Marjorie Taylor Greene (R-Ga.), ha annunciato di aver introdotto articoli di impeachment contro il neo presidente americano, ritenuto non idoneo a ricoprire la carica.

Un giorno dopo che Biden ha prestato giuramento come 46° presidente degli Stati Uniti, l’ufficio della Greene ha comunicato che gli articoli di impeachment appena presentati riguardano le presunte azioni di Biden all’interno di un accordo «quid pro quo» con l’Ucraina e il presunto abuso di potere «che ha consentito a suo figlio, Hunter Biden, di sottrarre denaro ai più grandi nemici americani, Russia e Cina».

La mossa arriva a meno di un mese dall’inizio del primo mandato di Greene al Congresso. Tuttavia, i democratici controllano sia la Camera che il Senato, quindi è improbabile che il tentativo di mettere sotto accusa il democratico Biden abbia successo.

«Il presidente Joe Biden – sostiene la Green – non è idoneo a ricoprire la carica di presidente. Il suo curriculum di abusi di potere come vicepresidente del presidente Obama è lungo e inquietante. Il presidente Biden ha dimostrato che farà tutto il necessario per salvare suo figlio, Hunter, e riempire le tasche della sua famiglia con denaro proveniente da società energetiche straniere corrotte. C’è anche un video registrato in cui il presidente Biden ammette un quid pro quo con il governo ucraino, minacciando di trattenere un miliardo di dollari di aiuti esteri se non avessero eseguito i suoi ordini. Il presidente Biden che risiede alla Casa Bianca è una minaccia per la sicurezza nazionale e deve essere immediatamente messo sotto accusa».

In un evento al Council on Foreign Relations nel 2018, Biden (nel 2016 responsabile della supervisione degli sforzi contro la corruzione in Ucraina), spiegava chiaramente che nel 2016 aveva minacciato di trattenere 1 miliardo di dollari in aiuti per l’Ucraina a meno che l’allora presidente Petro Poroshenko non licenziasse Viktor Shokin. Shokin all’epoca stava indagando su Burisma, una compagnia energetica in Ucraina di cui Hunter era membro del consiglio dal 2014 al 2018: «Li ho guardati e ho detto: parto tra sei ore. Se il pubblico ministero non viene licenziato, non riceverai i soldi. Bene, quel figlio di [imprecazione, ndr], è stato licenziato, e hanno messo al suo posto uno che all’epoca era solido».

Hunter Biden ha spiegato di aver fatto il consulente per Burisma, ma secondo i critici non faceva alcun lavoro in cambio del suo sostanzioso reddito, un’accusa che lui però nega.

In precedenza Biden ha negato di aver usato la sua influenza per far licenziare Shokin per proteggere il figlio, ma in seguito ha affermato che Shokin è stato licenziato perché era un inetto. Tuttavia, in una dichiarazione giurata ottenuta dal giornalista investigativo John Solomon, Shokin stesso ha affermato di essere stato licenziato perché Biden non era soddisfatto delle indagini su Burisma.

La Greene sostiene: «Durante la vicepresidenza di suo padre, Hunter Biden ha costruito molti rapporti d’affari con cittadini stranieri e ha ricevuto milioni di dollari da fonti straniere, apparentemente in cambio di rapporti con suo padre. Le transazioni finanziarie in cui Hunter si è impegnato illustrano seri problemi di controspionaggio ed estorsione relativi a Hunter Biden e alla sua famiglia. Il presidente Biden ha gravemente messo in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti e delle sue istituzioni di governo. Attraverso un palese nepotismo, ha permesso a suo figlio di influenzare la politica estera e di beneficiare finanziariamente come risultato del suo ruolo di vicepresidente. Ha sostenuto suo figlio impegnandosi in collusione con funzionari legati al Partito Comunista Cinese. Ha permesso a suo figlio di scambiare appuntamenti con suo padre e altri alti funzionari dell’amministrazione in cambio di una compensazione finanziaria. Ha permesso a suo figlio di prendere soldi dagli oligarchi russi, tra cui Elena Baturina, la moglie dell’ex sindaco di Mosca».

L’anno scorso il New York Post ha ottenuto e-mail e messaggi da un laptop che pare appartenga a Hunter Biden, che dimostrano come Hunter aveva cercato di organizzare un incontro con suo padre e un alto dirigente di Burisma. Entrambi i Biden hanno però negato che questo sia avvenuto. Joe Biden ha poi definito l’inchiesta «un’altra campagna diffamatoria».

Altre e-mail ottenute dal giornale mostrano (se vere) che Hunter Biden era impegnato in accordi che coinvolgevano un gigante energetico cinese con legami con l’esercito cinese, la Cefc China Energy (ora fallita). Tony Bobulinski, ex socio in affari di Hunter Biden, durante una conferenza stampa a Nashville nell’ottobre 2020, ha annunciato che Hunter e i suoi collaboratori lo hanno portato a un accordo con Cefc China Energy nel 2017.

Una corte d’appello federale di New York alla fine di dicembre 2020 ha confermato la condanna per corruzione di Patrick Ho, un uomo d’affari cinese ed ex capo di un think tank finanziato dal Cefc China Energy. Nondimeno, Hunter è attualmente sotto inchiesta federale dall’ufficio del procuratore degli Stati Uniti nel Delaware per ragioni fiscali. I dettagli e la natura dell’indagine non sono stati divulgati pubblicamente, e l’Ufficio ha affermato che non intende rilasciare commenti.

Nel dicembre 2020 il senatore Chris Coons (D-Del.), amico e consigliere di Biden, ha dichiarato che Joe Biden non interferirà nelle indagini. L’allora presidente eletto si diceva «fiducioso» del fatto che suo figlio non avesse fatto nulla di male e sosteneva che le accuse contro Hunter Biden fossero un «gioco scorretto».

 

Articolo in inglese: Articles of Impeachment Filed Against Biden by GOP Rep. Marjorie Taylor Greene

 
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