Decreto Rilancio, Cgia Mestre: insufficiente per le piccole imprese

«Pochi spiccioli» per le piccole imprese. Questo in sintesi il parere della Cgia di Mestre sui contributi a fondo perduto, previsti dal nuovo ‘decreto Rilancio’ del governo, per le imprese e i professionisti danneggiati economicamente dalla pandemia.

Per l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre infatti, «con i contributi a fondo perduto il Governo sta offrendo un bicchiere d’acqua a tutti, ma non è nelle condizioni di togliere la sete a coloro che ne hanno veramente bisogno». La conclusione, espressa in una nota a caldo dall’ufficio studi di Paolo Zabeo, si basa su dei risultati di simulazioni economiche effettuate dallo stesso ufficio sugli effetti dei contribuiti alle imprese.

Perché per la Cgia di Mestre non è sufficiente

La simulazione economica condotta dalla Cgia di Mestre sugli effetti di questi contributi a fondo perduto previsti per le imprese (che arriveranno nella seconda metà di giugno) mostra infatti risultati «modestissimi». Come spiega il comunicato dell’associazione, gli esempi sono stati «realizzati su micro e piccole imprese» obbligate a chiudere le attività nell’aprile 2020 per decreto.

Nei primi due esempi si esaminano gli effetti su attività che, secondo il decreto Rilancio dovranno ricevere il 20 per cento del disavanzo (o della perdita) tra il fatturato 2019 e 2020.  Secondo queste regole, un parrucchiere il cui fatturato medio annuo è di 70 mila euro, e che ha avuto una perdita ad aprile 2020 su medesimo mese del 2019 di oltre 5.833 euro, riceverà solamente 1.167 euro.

Invece, per imprese con fatturato appena maggiore, la percentuale di indennizzo sulla perdita scende al 15 per cento. Ad esempio, un’impresa edile con un fatturato di 450 mila euro, che ha avuto una perdita sullo stesso di 37.500 euro da aprile 2019 ad aprile 2020, riceverà 5.625 euro.

Con fatturati ancora più grandi, ma sempre sotto i 5 milioni, ad esempio per una concessionaria di automobili o per un’attività alberghiera, verrà corrisposto il 10 per cento della perdita. Così, un albergo con 416 mila euro di perdita nell’arco dell’anno, su un fatturato di 5 milioni, riceverà un’indennità a fondo perduto di 41 mila euro.

Per il segretario della Cgia Renato Mason quindi, gli indennizzi diretti introdotti, più «l’abbattimento dell’Irap, la riproposizione dei 600 euro, la detrazione del 60 per cento degli affitti delle attività che hanno visto crollare di almeno il 50 per cento il fatturato negli ultimi 3 mesi, e il taglio delle bollette», sono interventi non ancora sufficienti a «colmare la rovinosa caduta del fatturato» registrata di recente dalle «tantissime» piccole imprese sul territorio italiano.

Questi contributi a fondo perduto previsti dal decreto Rilancio vengono riconosciuti a imprese e altri operatori economici con partita Iva e con fatturato inferiore a 5 milioni di euro nell’ultimo periodo di imposta. I contributi spettano inoltre a condizione che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Per chi ha iniziato l’attività a partire dal 1° gennaio del 2019 invece, il contributo spetta anche in assenza di tali requisiti.

 
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