Davos: l’82 percento della ricchezza mondiale è in mano all’1 percento dei ricchi

Il 22 gennaio 2018 si è aperto a Davos, in Svizzera, il 46esimo Forum mondiale dell’economia. Sebbene il tema dell’incontro sia il digitale, entrato ormai dappertutto, le ‘meraviglie’ dell’elettronica sono state messe in secondo piano da una notizia alquanto cupa. l’Ong britannica Oxfam ha infatti lanciato un appello a tutti i governanti, affinché «l’economia funzioni per tutti e non solo per la minoranza ricca».

La direttrice dell’Oxfam, Winnie Byanyima, alla vigilia dell’inaugurazione del World Economic Forum (Wef), ha osservato: «Il boom dei miliardari non è il segno di un’economia prospera, ma un sintomo di fallimento del sistema economico». Lunedì, la sua organizzazione, ha presentato una relazione sulle ineguaglianze dal titolo: ‘Ricompensare il lavoro con la ricchezza’.
Le conclusioni dello studio sono allarmanti: l’82 percento della ricchezza creata nel 2017 in tutto il mondo, è finita nelle mani dell’1 percento delle persone più ricche del pianeta. Nello stesso tempo, tre miliardi e 700 milioni di persone, cioè la metà della popolazione mondiale, non ha ricevuto nessun beneficio dalla crescita globale.

SCONVOLGIMENTI DIGITALI

Ma, per la prima volta, un ‘Lupo di Wall Street’ vaga nel palazzo dei congressi di Davos, che ospiterà da mercoledì il 46esimo Forum economico mondiale: Leonardo Di Caprio, che ha interpretato questo personaggio diabolico in un film di Martin Scorsese, mercoledì riceverà un Crystal Award per il contributo dato al miglioramento del mondo.

Anche se non sarà al centro del Forum, che quest’anno verte sul tema del «Controllo della quarta rivoluzione industriale», questo titolo riflette ugualmente una profonda preoccupazione.

I circa 2.500 partecipanti che saranno nella località sciistica svizzera (1.500 dirigenti aziendali, 300 funzionari governativi, 250 giornalisti, 40 leader culturali), sono tutti preoccupati dagli sconvolgimenti indotti dalla tecnologia digitale, che trasforma in modo straordinariamente rapido, violento e pervasivo non solo l’economia, la società e la politica ma «probabilmente l’essenza stessa della natura umana». Ma questa nuova preoccupazione non impedirà ai ‘Grandi della Terra’ di affrontare altri problemi connessi, come la scarsità della crescita, la sfida della sicurezza o la tutela dei beni comuni mondiali come il clima.

LA RIVOLUZIONE DIGITALE

Nell’ultimo decennio, si è assistito al confluire di diversi fattori – quali l’onnipresenza di internet, gli smartphone con geolocalizzazione e la semplificazione delle infrastrutture informatiche da parte dei giganti della rete – e l’economia ha subito un’enorme trasformazione.
In vent’anni, internet ha radicalmente trasformato il nostro modo di comunicare e di lavorare. E la storia continua: come ricorda l’analisi sulla cosiddetta ‘Internet delle Cose’, pubblicata nel 2015 da France Stratégie, la prossima ondata dell’innovazione digitale dovrebbe mettere in rete 80 miliardi di oggetti e apparati entro il 2020.

Grazie alla crescita esponenziale della tecnologia digitale, settori come l’intelligenza artificiale, l’elettronica o la medicina, hanno fatto progressi notevoli. Si potrebbe perciò parlare di shock digitale della Terza rivoluzione industriale, dopo la prima Rivoluzione industriale del XVIII secolo in Inghilterra con la macchina a vapore e la meccanizzazione del tessile, e dopo quella iniziata con l’uso dell’elettricità e la produzione in serie del XIX secolo? Forse. E le trasformazioni tecnologiche che modificano profondamente la nostra società, non senza suscitare dibattiti o ansie, possono anche generare mutamenti sociali che possono divenire terreno fertile per nuove scoperte tecnologiche.
Tutto sta a usare bene, le scoperte tecnologiche.

 

Articolo in francese: Davos : 82% des richesses planétaires pour 1% des plus riches

Traduzione di Francesca Saba

 
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