Il Daily Mail fa causa a Google per monopolio della pubblicità digitale

Di Janita Kan

La società madre del Daily Mail sta facendo causa a Google per presunti comportamenti anticoncorrenziali legati alla manipolazione dei risultati di ricerca e delle aste pubblicitarie, che causerebbero ingenti perdite agli editori online.

La causa, che è stata presentata in un tribunale federale a Manhattan, sostiene che Google abbia costruito una posizione dominante nel mercato della pubblicità digitale e stia usando questo potere per eliminare la concorrenza. Inoltre, afferma che il colosso della tecnologia controlla attualmente gli strumenti utilizzati dagli editori e dagli inserzionisti per acquistare e vendere spazi pubblicitari online.

«Google sostiene che il suo sistema pubblicitario per gli editori, in quanto strumento per gli editori, massimizza il rendimento degli spazi pubblicitari degli editori. Ma Google opera in un conflitto di interessi», afferma la causa.

«Con il suo controllo sul servizio di pubblicità per gli editori, Google controlla come gli editori sollecitano e valutano le offerte in tempo reale per il loro spazio pubblicitario. Nel frattempo, gestendo il più importante software di scambio e acquisto, Google è il più potente acquirente di quegli spazi».

«La meccanica della condotta di Google si è evoluta nel tempo, ma il risultato è rimasto lo stesso: Google manipola il processo delle offerte in tempo reale per escludere gli scambi rivali, sottopagare lo spazio degli editori e, infine, ridurre la qualità e la quantità delle notizie online», sostiene la causa.

Tra le tattiche usate da Google ci sarebbero la manipolazione dei risultati di ricerca per «punire» gli editori che «non si sottomettono alle sue pratiche».

Un portavoce del Daily Mail ha dichiarato al Wall Street Journal in un comunicato che le preoccupazioni del giornale derivano dal fatto che gli articoli della testata sulla famiglia reale britannica sono stati ‘minimizzati’ nel 2021 nei risultati di ricerca di Google.

Google ha contestato le accuse nella causa, affermando che le dichiarazioni del Daily Mail sono «completamente imprecise».

«L’uso dei nostri strumenti di ad-tech non ha alcuna influenza su come il sito web di un editore si classifica nella ricerca di Google. Più in generale, competiamo in uno spazio ad-tech affollato e competitivo dove gli editori hanno ed esercitano molteplici opzioni. Il Daily Mail stesso autorizza decine di aziende ad-tech a vendere e gestire il loro spazio pubblicitario, tra cui Amazon, Verizon e altri. Ci difenderemo contro questi reclami privi di fondamento», ha affermato Google in un comunicato all’edizione americana di Epoch Times.

Ad ogni modo, questa è l’ultima di una serie di cause intentate contro Google per comportamento anticoncorrenziale. A gennaio, una società di media della Virginia Occidentale, che gestisce diversi giornali, ha intentato una causa chiedendo a un tribunale federale di determinare se Google e Facebook hanno violato le leggi antitrust. La causa sostiene che Google avrebbe esercitato illegalmente il potere di monopolio nel mercato della pubblicità digitale, che ha impedito ai giornali di competere sul mercato e ha fatto perdere loro la fonte primaria di entrate.

Inoltre, l’azienda della Silicon Valley sta affrontando molteplici cause antitrust intentate dal Dipartimento di Giustizia e dai procuratori generali di diversi Stati.

Nel frattempo, Google sta subendo pressioni anche da parte di governi in tutto il mondo che sono preoccupati per il potere che queste aziende hanno sul dibattito pubblico e sulla concorrenza commerciale. L’Australia è solo l’ultimo Paese ad aver approvato una legislazione che obbliga Google e Facebook a pagare per i contenuti delle notizie. La legge sostiene il giornalismo di interesse pubblico e mira a fornire un campo di gioco equo tra queste piattaforme e le società di media, che hanno perso entrate pubblicitarie a favore di queste piattaforme. Altri Paesi hanno segnalato l’intenzione di seguire le orme dell’Australia.

Un gruppo bipartisan di parlamentari statunitensi ha introdotto una legge simile, il Journalism Competition and Preservation Act, che fornirebbe un porto sicuro di quattro anni dalle leggi antitrust per consentire ai piccoli editori di notizie di negoziare collettivamente con grandi aziende tecnologiche come Google e Facebook sulla distribuzione dei loro contenuti.

Il Daily Mail chiede alla corte di dichiarare che le azioni di Google hanno violato le leggi antitrust e di concedere un provvedimento ingiuntivo per ripristinare la concorrenza e risarcire i danni.

 

Articolo in inglese: Daily Mail Files Anti-Trust Lawsuit Against Google for Monopoly Over Digital Ads

 
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