Crollo delle vendite immobiliari in Cina, Pechino deve agire o sarà crisi totale

Nuova battuta d’arresto per il mercato immobiliare cinese: un crollo delle vendite pari al 30% dopo l’apparente ripresa di maggio e giugno.

Poiché l’edilizia abitativa rappresenta circa il 30% del prodotto interno lordo (Pil) cinese, questa notizia solleva dubbi sul possibile raggiungimento dell’obiettivo prefissato dal governo di una crescita reale del 5,5%. Dovrebbe essere chiaro ormai al Partito Comunista Cinese che questa crisi richiede un’azione tempestiva. Eppure l’ufficio politico del Pcc non mostra alcuna propensione ad agire.

La crisi immobiliare del Paese è iniziata più di un anno fa, quando il grande sviluppatore immobiliare Evergrande Group, ha annunciato di non essere in grado di onorare tutti i suoi debiti, circa 300 miliardi di euro in passivo. E poiché privati, banche e altre istituzioni detenevano tali passività come attività, questo ha messo in discussione anche la loro affidabilità finanziaria.

Giacché un gran numero di persone aveva pre-acquistato appartamenti in future costruzioni da Evergrande, l’annuncio ha portato a interrogarsi sulla sostenibilità del debito ipotecario che queste persone avevano contratto per quegli acquisti. In altre parole, il probabile fallimento non sarebbe solo di Evergrande ma anche di altri costruttori. All’apparizione di una possibile crisi finanziaria, come sempre, seguono dubbi sul fatto che si possa far fronte ai propri obblighi finanziari.

Se il Pcc avesse sin da subito protetto la fiducia nell’intero sistema finanziario cinese, il recente crollo immobiliare non sarebbe avvenuto. Ad esempio, rendendo il credito a basso costo e prontamente disponibile, magari anche da fonti governative, la Banca Popolare Cinese avrebbe potuto rassicurare tutti del fatto che gli altri avrebbero probabilmente adempiuto ai propri obblighi, ripristinando così la fiducia nonostante i fallimenti degli immobiliaristi. Pechino avrebbe anche potuto garantire che gli acquirenti non avrebbero perso gli appartamenti per i quali avevano pagato in anticipo. In assenza di tale mosse la crisi si è aggravata e si è diffusa.

Il calo delle vendite di luglio è solo la fase più recente di questa crisi continua e finora incontrollata. Già da tempo le istituzioni finanziarie hanno limitato le loro attività non avendo ancora valutato attentamente la portata di queste imprese fallimentari.

Questa valutazione ha portato le banche a preoccuparsi del proprio bilancio e allo stesso tempo, i cittadini a non fidarsi delle istituzioni bancarie con la conseguenza di un’ondata di ritiro dei depositi. Questa combinazione di eventi ha indotto alcune banche, in particolare la Bank of China, a proteggersi ponendo dei limiti ai prelievi. Ma quando la gente non è riuscita ad ottenere il proprio denaro, sono scoppiate proteste così gravi che l’Esercito Popolare di Liberazione è dovuto intervenire per mantenere l’ordine.

Nel processo, coloro che avevano pre-acquistato gli appartamenti si sono resi conto che non avrebbero avuto nessun aiuto dal governo e in risposta hanno minacciato di interrompere i pagamenti dei mutui su quelle unità abitative inesistenti. Questa minaccia ha sollevato ulteriori dubbi su una serie di finanziatori e ulteriormente eroso la fiducia nella finanza cinese. Non c’è quindi da stupirsi che i cinesi siano riluttanti a impegnarsi nell’acquisto di una nuova abitazione.

Eppure, fino ad oggi il Pcc non ha adottato alcun rimedio al di là della piccola riduzione del tasso di interesse target da parte della Banca Popolare Cinese. In un anno la crisi si è allargata ed è diventata più pericolosa di quanto si pensasse, ma il Politburo continua a insistere che la soluzione spetta ai governi provinciali e locali.

Una simile affermazione sarebbe dubbia in qualsiasi circostanza, soprattutto ora che queste unità governative più piccole si trovano ad affrontare un fardello di debiti già enorme, pressato dalla continua sollecitazione di Pechino su enormi progetti infrastrutturali. Finché il Pcc non interverrà, la crisi continuerà a colpire il sistema finanziario e a compromettere le prospettive di crescita economica.

Articolo in inglese: China’s Housing Crisis: The Pain will Persist Until Beijing Acts

 
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