Crisi di governo, le prime consultazioni in sintesi

Primo giro di consultazioni concluso. Il presidente Sergio Mattarella per il momento osserva e attende l'eventuale formazione di nuove maggioranze

Dopo appena un anno, si rimescolano le carte in Parlamento: nel pomeriggio del 22 agosto si è concluso il primo giro di consultazioni tra le principali forze politiche italiane e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a seguito delle dimissioni rassegnate dal premier Giuseppe Conte.
Le brevi conferenze stampa dei vari gruppi si sono succedute a partire dal 21 agosto, delineando con maggiore precisione i possibili scenari futuri. Il discorso più atteso è stato l’ultimo in programma, ovvero quello del Movimento 5 Stelle, le cui intenzioni erano rimaste sostanzialmente ignote sino ad allora; ma anche alcune delle parole pronunciate da Matteo Salvini hanno catturato l’attenzione dell’uditorio, poiché il leader della Lega ha inaspettatamente aperto alla possibilità di una ricucitura con il Movimento 5 Stelle.

La parola al Movimento 5 Stelle

Dopo aver incontrato Mattarella, Luigi di Maio, affiancato dai due capogruppo in Parlamento del M5s, ha aperto il suo discorso ringraziando il presidente della Repubblica e tirando una dura stoccata a Matteo Salvini per aver aperto una «crisi di governo che ha fatto piombare nell’incertezza milioni di italiani». Con parole molto pesanti il vicepremier ha affermato: «qui si rischia di riportare il Paese in una condizione non diversa da quella della crisi del 2008». E ha sottolineato il fatto che il Movimento 5 Stelle continua ad avere la maggioranza relativa in Parlamento.

In aperta contraddizione con le affermazioni di Salvini – secondo cui il governo si trovava in una condizione di stasi – Di Maio ha affermato: «La fine prematura di questo governo ha bloccato riforme determinanti che stavano per essere approvate e che avrebbero migliorato sensibilmente la qualità della vita degli italiani; leggi concepite dal M5s e che erano a un passo dalla realizzazione».

Uno dei punti chiave della conferenza del Movimento è stato l’annuncio di un programma composto da 10 punti prioritari da portare a compimento; punti che spaziano dal taglio dei parlamentari, al blocco dell’aumento dell’Iva fino a un «cambio di paradigma sull’ambiente» e addirittura alla necessita di riconoscere la cittadinanza digitale a ogni cittadino italiano, sin dalla nascita.

Naturalmente il vero ‘punto’ è che per realizzare questo programma sarà necessario formare un nuovo governo.

Dopo un’ulteriore frecciata al leader leghista, il vicepremier Di Maio ha sottolineato: «Il voto è un’ipotesi che non ci intimorisce affatto», ma anche che, per il bene dell’Italia il M5s ha deciso di avviare «tutte le interlocuzioni necessarie per individuare una maggioranza solida al servizio dei cittadini». Maggioranza che dovrebbe essere proprio quella composta da Pd, M5s e altri gruppi minoritari come Leu, e che sin dal primo momento è stata vituperata da Salvini, da tutto il centrodestra e anche da una porzione consistente dell’elettorato a 5 stelle.

La conferenza stampa di Salvini

Alle 16.45 del 22 agosto Matteo Salvini ha esordito ringraziando il gruppo parlamentare delle Lega per la sua compattezza e ha riepilogato le ragioni che dal suo punto di vista hanno portato alla crisi di governo: «L’Italia non può permettersi di perdere tempo, non può avere un governo che litiga, […] i troppi ‘no’ hanno portato allo stop di un governo che tante cose buone ha fatto, fino a che è stato il governo dei sì e del fare».

Il ministro degli interni aveva ribadito il 20 agosto ,durante la seduta straordinaria in Senato, quali dovrebbero essere le priorità dello Stato italiano in questo cruciale frangente storico, per affrontare le sfide che attendono il Bel Paese nei prossimi anni: innanzitutto, un’ampia e coraggiosa manovra per ridurre le tasse su imprenditori e famiglie di almeno 50 miliardi di euro.

In linea con quanto aveva affermato negli scorsi giorni, Salvini ha dichiarato: «Oggi la via maestra sono e dovrebbero essere le elezioni». E si è detto preoccupato da «ipotesi di governi non per fare qualcosa, ma per andare contro qualcuno: Matteo Salvini e la Lega».

Ma la sorpresa del discorso di Salvini è stata una rinnovata apertura verso il Movimento 5 Stelle: «Se qualcuno mi dice ragioniamo perché dei no diventino sì, miglioriamo la squadra, miglioriamo il programma, diamoci un tempo, diamoci un obbiettivo, non “contro” ma “per”… Io ho sempre detto che sono uomo concreto e quindi non porto rancore, guardo avanti, non indietro».

Il vicepremier ha anche pronunciato parole positive nei confronti della sua controparte: «Ritenevo e ritengo che Luigi di Maio abbia lavorato bene nell’interesse di questo Paese». Ha poi ribadito che riterrebbe totalmente irrispettoso nei confronti degli italiani un accordo Pd-5 Stelle per la formazione di un governo «degli sconfitti».

I «non negoziabili principi» del Pd

Il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, ha affermato dopo le consultazioni di essere disposto a tentare di formare un governo di intesa con il Movimento 5 Stelle – nonostante le divergenze – per il bene della nazione: «Per le difficoltà enormi della nostra economia, per la crescita di molti indici di diseguaglianza sociale, per un tessuto imprenditoriale in grave difficoltà e un grave isolamento internazionale del nostro Paese. Per questi motivi riteniamo utile provare a dare vita a un governo di svolta».

Zingaretti ha poi rialzato la posta mettendo sul tavolo i cosiddetti «non negoziabili principi» a cui dovrà attenersi un eventuale nuovo governo: linea europeista, pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, «svolta radicale nelle scelte economiche e di sviluppo», «svolta con l’Europa nell’organizzazione e gestione dei flussi migratori».

Il dem ha quindi concluso il suo discorso ribadendo di non voler fare un governo a ogni costo, «quello che serve è un governo di svolta, alternativo alle destre». E ha precisato che «se non dovessero esistere queste condizioni lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni anticipate, alle quali il Partito Democratico è pronto»

La posizione di Fratelli d’Italia

Anche Giorgia Meloni si è recata al Quirinale il 22 agosto per incontrare il presidente della Repubblica. La sua posizione è fondamentalmente rimasta immutata dalle elezioni Europee dello scorso maggio, ma il suo intervento è comunque stato significativo, poiché ha esposto con chiarezza il pensiero di Fdi in questo delicato frangente storico:
«La nostra idea è che non si possa avere un governo che ha la maggioranza in parlamento ma che non ha il consenso dei cittadini, perché questo io lo considererei irrispettoso della volontà popolare e irrispettoso della nostra democrazia. È vero che in una democrazia parlamentare decide il Parlamento, ma non penso che i nostri padri costituenti intendessero che il Parlamento si poteva organizzare per mandare al governo gente che se si andasse a votare mediamente andrebbe a casa. […] Nell’ultimo anno il centrodestra ha vinto tutte le elezioni che si sono susseguite, a partire dalle elezioni politiche del 2018».

«Si sa cosa vogliono gli italiani, è chiarissimo a tutti. Gli italiani vogliono un governo che fermi l’immigrazione clandestina, che tagli le tasse, che difenda gli interessi degli italiani in Europa. Invece qui si prende in considerazione l’ipotesi di mettere in piedi governi che riaprano i porti, che si inventino la patrimoniale e che siano eterodiretti dalla Francia e dalla Germania e dagli interessi delle nazioni straniere».

Conclusione

Ad oggi è ignoto in quale fase siano i negoziati ‘sotterranei’ tra il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, per cui è difficile dire se sarà possibile o meno giungere alla formazione in tempi brevi – come richiesto da Mattarella – di un eventuale governo rosso-giallo. L’altro interrogativo riguarda la possibilità di una nuova collaborazione tra Lega e Movimento 5 Stelle, che appare però difficoltosa a fronte delle numerose accuse reciproche che si sono succedute nell’ultimo periodo da parte di entrambi gli schieramenti. In alternativa, non resta quella che il leader del Carroccio ha definito a più riprese «la via maestra»: il voto anticipato.

Di fatto, al termine delle consultazioni in Quirinale, il presidente Mattarella ha dichiarato: «Svolgerò nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e assumere le decisioni necessarie. Sono possibili solo governi che ottengono la fiducia del Parlamento con accordi dei gruppi su un programma per governare il Paese, in mancanza di queste condizioni la strada è quella delle elezioni».

 

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