Covid in Cina, Bassetti: probabili 70-80 milioni di morti in soli 3 mesi

I dati ufficiali del regime sulle morti di Covid in Cina non tornano affatto. L’allarme arriva da esperti di tutto il mondo, Italia compresa.

Un nuovo resoconto del regime cinese sul Covid – uscito solo dopo la pressione e la pretesa a livello globale di trasparenza a seguito delle immagini trapelate delle file ai crematori – ha dichiarato a gennaio quasi 60 mila morti in un mese. Ma conoscendo i metodi di censura del regime, che per anni ha continuato a comunicare un bilancio totale delle morti di covid di poco superiore a 4 mila, questi dati potrebbero essere ancora solo la punta dell’iceberg, nonché un’indicazione del fatto che la situazione in Cina sia molto più grave. Gli esperti sono infatti concordi su questo.

«I nuovi dati sui decessi [riportati dal regime, ndr] sono ancora sospetti», ha dichiarato Song Guo-cheng, ricercatore presso l’Istituto di Relazioni Internazionali della National Chengchi University di Taiwan. Secondo Song infatti, il tasso di infezione da Covid-19 suggerisce un numero di morti molto più alto.

«Le informazioni ottenute da varie fonti e rapporti online sono in netto contrasto con le cifre divulgate dal Partito Comunista Cinese. Questo sottolinea che il Pcc sta ancora giocando con i dati, nascondendo [la vera portata dell’epidemia, ndr]», ha continuato Song.

Secondo l’esperto infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, che ha parlato all’agenzia Dire, «le notizie provenienti dalla Cina sono poche, molto disordinate e confuse. Parlano di un 90% della popolazione che in alcune città e province è già stato contagiato, dunque (approssimativamente) il 90% di un miliardo e mezzo sono circa un miliardo e trecento milioni di potenziali contagiati». Bassetti fa inoltre notare come anche gli spostamenti per festeggiare il Capodanno cinese possano aver contribuito ai contagi.

Questo significa, continua Bassetti, che «potenzialmente potrebbero esserci circa 130-140 milioni di casi impegnativi». Ed è infatti in merito alle morti di Covid in Cina che la sua stima fa tremare i polsi. Secondo il ragionamento dell’infettivologo infatti, considerando che in Cina gli ospedali «non funzionano esattamente come in Italia e […] non ci sono un certo tipo di farmaci», questo «potrebbe avere grandi conseguenze: noi abbiamo avuto una letalità intorno all’1-2%, ma se in Cina la letalità dovesse essere nella forbice alta, cioè intorno al 4-5%, e potrebbe essere ragionevole pensarlo, parliamo di un numero di morti che può arrivare a 70-80 milioni. In Cina, potenzialmente, potrebbe allora accadere che in tre mesi si facciano 10 volte tutti i morti fatti in tre anni nel resto del mondo».

Un’ondata terribile che potrebbe segnare la fine della pandemia o l’inizio di un’altra ondata secondo Bassetti.

La cosa preoccupante tuttavia è che se quella considerata da Bassetti è una stima nell’immediato futuro, è plausibile, secondo altri esperti, che il regime cinese abbia potuto nascondere i dati su contagi e morti in tutte le altre ondate precedenti, compresa quella iniziale, tre anni fa, quando è iniziato tutto. Infatti, nel 2019 a Wuhan il regime cinese aveva messo a tacere i medici informatori che avevano provato a parlare dell’epidemia, nascondendo la gravità del contagio e permettendo così lo scoppio della pandemia.

Il dott. Scott Atlas, senior fellow presso la Hoover Institution di Stanford e consigliere sul Covid-19 durante l’amministrazione Trump, ha dichiarato a Ntd Television: «Non possiamo fidarci dei numeri che arrivano dalla Cina. All’inizio non avevano senso. È molto difficile capire cosa sta succedendo quando non c’è trasparenza». Così, la cifra totale delle vittime nel Paese nel corso dei tre anni di pandemia potrebbe essere difficile da immaginare. Ha infine osservato come il regime cinese «apparentemente preferisca salvare la faccia piuttosto che dire la verità e cooperare pienamente con la comunità internazionale».

 
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