Covid in Cina, milioni di test tutti negativi? I primi a non crederci sono i residenti, ecco perché

Licenziati i funzionari che comunicano casi di positività al virus. Quarantene forzate in hotel costosi. I residenti non ci stanno e mettono in dubbio le dichiarazioni delle autorità sull'epidemia

Di Nicole Hao

8,8 milioni di test, tutti negativi al virus del Pcc, almeno secondo le autorità cinesi. Il 15 ottobre le autorità della città epicentro dell’ultima ondata di epidemia hanno reso noto di non aver trovato alcun nuovo infetto.

Ma sono gli stessi residenti del posto a sollevare grande scetticismo, considerando che Pechino ha inviato esperti medici nella città costiera di Qingdao il 14 ottobre, e due funzionari sono stati licenziati per aver ‘gestito male’ l’epidemia.

Il 14 ottobre Pechino ha inoltre ordinato che i residenti di Qingdao evitassero di visitare la capitale nei giorni a seguire. Chiunque abbia il desiderio di visitare la capitale deve presentare il risultato negativo del test dell’acido nucleico effettuato 7 giorni prima, così come la ‘luce verde’ dell’app sullo smartphone che sta a significare che la persona non è infetta.

«Non credo alle cifre dell’epidemia riferite dalle autorità. Non mi fido della qualità e dell’accuratezza dei kit per i test», dichiara un residente di Qingdao, al quale ci riferiamo con il soprannome ‘Tai’ per ragioni di sicurezza e su richiesta dell’intervistato che teme rappresaglie dal Partito per aver parlato con media stranieri.

«La situazione in Cina è che i funzionari governativi vengono licenziati non appena segnalano nuove infezioni. Così non comunicano la reale portata dell’epidemia e mettono in quarantena persone che potrebbero essere infette»

Più test, più licenziamenti

Durante una conferenza stampa del 15 ottobre, i funzionari della città di Qingdao hanno esortato i residenti a non viaggiare o pianificare viaggi, se non per ragioni di emergenza.

Luan Xin, il vicesindaco di Qingdao, ha reso noto che 8,8 milioni di persone sarebbero risultate negative ai test. Dopodiché le autorità cittadine hanno iniziato a condurre test anche al di fuori delle zone più a rischio, con l’intenzione di testare tutti gli abitanti della città.  Al momento sono stati raccolti 10,47 milioni di campioni e la popolazione totale della città è di circa 11 milioni di abitanti.

Il vicesindaco Luan ha affermato inoltre che non ci sono state nuove infezioni dal 12 ottobre, con un totale di soli 13 pazienti diagnosticati finora.
Ha aggiunto che le autorità hanno licenziato due funzionari che non si sono «comportati bene» nell’affrontare l’epidemia. Si tratta del capo del Partito Comunista Cinese e direttore della commissione sanitaria di Qingdao, Sui Zhenhua, e del vicecapo del Partito e direttore del Chest Hospital di Qingdao, Deng Kai. Sui è stato licenziato il 14 ottobre, e Deng il giorno dopo.

Le autorità hanno riferito che la maggior parte delle persone infette avrebbero contratto il virus al Chest Hospital.

Misure restrittive

Alla conferenza stampa del 14 ottobre, Chen Wansheng, vicedirettore dell’ufficio del governo della città, ha annunciato che il governo centrale ha inviato a Qingdao otto esperti nel campo delle malattie respiratorie, infettive, della cura dei pazienti critici e della medicina tradizionale cinese, per dirigere il personale medico locale.

Anche la commissione sanitaria della provincia di Shandong ha inviato a Qingdao nove specialisti in tubercolosi, ha aggiunto Chen. Ha spiegato che sette dei pazienti con Covid-19 avevano anche la tubercolosi, e che erano in cura al Chest Hospital quando è stato loro diagnosticato il nuovo coronavirus.

Sempre Chen ha fatto sapere che la Commissione Sanitaria Nazionale ha «urgentemente» spedito 9 mila millilitri di plasma che conteneva gli anticorpi dei pazienti guariti dal Covid, per curare i pazienti di Qingdao in gravi condizioni.

Altre città cinesi hanno reagito all’epidemia costringendo tutti i residenti che avevano visitato Qingdao di recente a sottoporsi ai test per Covid-19. Nello specifico, i viaggiatori che erano stati nei distretti di Shibei e Licang, dove vivono alcuni dei pazienti diagnosticati, sarebbero stati inviati direttamente nei centri di quarantena.

Li Ling (pseudonimo) viene dalla città di Guangzhou, nella Cina meridionale. Ha visitato Qingdao con la sua famiglia come turista dal 5 al 9 ottobre, durante i giorni di festa nazionale. Il 12 ottobre, Li e i suoi familiari hanno fatto i test dell’acido nucleico (pagando), che sono risultati tutti negativi.

Tuttavia, il 13 ottobre, il governo di Guangzhou ha lo stesso costretto la signora Li a fare una quarantena di 14 giorni in un hotel, a un costo di 4.032 yuan (513 euro) per il soggiorno, più le spese per i pasti. A suo marito invece non è stata richiesta la quarantena.

Li ha riferito a The Epoch Times di aver incontrato altri tre residenti di Guangzhou che avevano anch’essi visitato Qingdao di recente, e sono stati anche loro costretti alla quarantena nello stesso hotel.

«Noi [le quattro persone] ci siamo rifiutati di andare in quell’albergo per la quarantena perché era troppo costoso. Loro [i funzionari locali] non ci hanno permesso di comprare cibo o di mangiare fino alle 17:00 passate, dopo di che abbiamo accettato di registrarci in un albergo di quarantena meno costoso», ha riferito Li. «Mi sento impotente e innocente. Non posso lavorare per 14 giorni e devo pagare il costo della quarantena. È una grande perdita».

Zhou Na, residente di Qingdao, ha confidato che anche se è andata al lavoro come al solito, lei e i suoi amici credono tutti che la vera portata dell’epidemia sia molto peggiore di quanto le autorità abbiano ammesso.

«Non abbiamo il coraggio di uscire a divertirci. Abbiamo smesso di andare a mangiare nei ristoranti. Indossiamo mascherine tutto il giorno e ci laviamo le mani frequentemente – ha detto Zhou a The Epoch Times – La risposta dei funzionari mi ha spaventato. Voglio assolutamente sapere la verità».

 

Articolo in inglese: Locals Skeptical as Chinese Authorities Claim No New Virus Cases, Issue Strict Containment Measures

 
Articoli correlati