Cosa sta succedendo agli Stati Uniti? La ‘profezia’ di un agente del Kgb

Di Jean Chen

Gli esseri umani hanno una debolezza: è facile che vedano i problemi degli altri ma è difficile che vedano i propri. Per questo, esaminando se stessi con gli occhi dei propri nemici si possono scoprire prospettive interessanti.

Per molti americani il retrogusto delle elezioni presidenziali del 2020 è amaro. Sentono che c’è qualcosa di sbagliato nel proprio Paese. Ma cosa?

Per capirlo può essere utile osservare gli Stati Uniti con gli occhi di un loro vecchio nemico che molti pensavano sconfitto: l’Unione Sovietica del ventesimo secolo.

La profezia di un agente del Kgb

Su YouTube si può trovare un’intervista rilasciata nel 1985 da Yuri Bezmenov, un agente del Kgb fuggito in Occidente nel 1970. L’intervista riguarda la strategia messa in campo dall’Unione Sovietica per sovvertire gli Stati Uniti. È uno di quei documenti che apre gli occhi. Di seguito una citazione:

«L’ideologia del marxismo-leninismo sta venendo inculcata nelle teste ‘morbide’ di almeno tre generazioni di studenti americani, senza essere messa in discussione o controbilanciata dai valori fondamentali dell’America e del patriottismo americano […] Il processo di allontanamento dalla moralità negli Stati Uniti è già sostanzialmente completato […] Gran parte del lavoro viene fatto da americani sugli americani a causa della mancanza di standard morali».

«Come ho detto prima, l’esposizione a informazioni vere non basta più. Una persona che è stata allontanata dai valori morali non è in grado di valutare le informazioni vere. I fatti non gli dicono nulla. Anche se gli do informazioni, prove autentiche, documenti, fotografie. Anche se lo porto con la forza in Unione Sovietica e gli mostro un campo di concentramento, si rifiuterà di crederci finché non riceverà un calcio nel suo grasso sedere. Quando lo scarpone militare lo colpirà, allora capirà, ma non prima. Questa è la tragica realtà della perdita della moralità».

È impressionante guardare questa intervista. Perché quello che il signor Bezmenov descriveva 35 anni fa è oggi sotto gli occhi di tutti. La cosa più preoccupante è che il processo di distruzione della moralità è stato portato avanti principalmente «da americani sugli americani a causa della mancanza di standard morali». Come dichiarava Bezmenov, «negli ultimi 25 anni, ci sono più che riusciti perché il processo di distruzione della moralità ha ormai raggiunto aree dove in passato neanche il compagno Andropov [leader del Kgb nel 1967-1982, ndr] e tutti i suoi esperti sognavano un tale enorme successo».

Secondo Bezmenov, solo il 10-15 per cento del personale e delle risorse del Kgb era destinato al tradizionale spionaggio in stile di James Bond, mentre il resto era destinato a un tipo di sovversione ideologica «legale, palese e aperta». L’ex spia russa ha quindi specificato che la sovversione avviene in quattro fasi: distruzione della moralità, destabilizzazione, crisi e ‘normalizzazione’.

La prima fase, che dura circa 15-20 anni, è il periodo di tempo necessario per allevare una generazione, e consiste nel fare il lavaggio del cervello al popolo con l’ideologia comunista. A questo scopo è necessaria la manipolazione della stampa e del mondo accademico.
Mentre la seconda fase – secondo Bezmenov – consiste nel gettare la società nel caos, e di solito richiede 2-5 anni. Durante questa fase, lo status quo nell’economia, nelle relazioni internazionali e nella difesa viene alterato. L’establishment promette tutti i tipi di benefit al fine di ottenere il consenso della popolazione e creare un governo sempre più forte che invada le vite dei cittadini. E anche in questa fase la stampa e il mondo accademico sono fondamentali.

La terza fase provoca una crisi che porta a una guerra civile, a una rivoluzione o a un’invasione straniera. Questa fase dura solo 2-6 mesi. È la fase in cui gli idealisti di sinistra, anche noti come ‘utili idioti’, non sono più necessari, perché si ritrovano delusi dalla realtà e diventano ostacoli. Saranno eliminati, esiliati o imprigionati, come è successo a Grenada, in Afghanistan, in Bangladesh e in Cina: «È lo stesso schema ovunque», ha spiegato Bezmenov.

Questi tre passaggi culminano nella quarta e ultima fase della ‘normalizzazione’: la popolazione comincia ad accettare e ad assimilare il comunismo. Questa fase finale può richiedere fino a 20 anni per essere completata.

Oggi, 35 anni dopo l’intervista, l’agghiacciante profezia di Bezmenov suona ancora terribilmente attuale. Secondo i sondaggi annuali della Victims of Communism Memorial Foundation, il sostegno al socialismo e al marxismo tra i giovani negli Stati Uniti aumenta costantemente. In realtà, questo sta accadendo in tutti i Paesi occidentali. Proposte ambiziose come l’iniziativa del ‘Grande Reset’ mirano a cambiare il mondo in modo radicale sotto il profilo economico, delle relazioni internazionali e dei sistemi di difesa, e a stabilire una governance globale, il che suona come la seconda fase citata da Bezmenov, la destabilizzazione.

Gli Stati Uniti sono considerati come il faro della democrazia e della libertà. Ma le istituzioni americane, un tempo orgogliosamente basate sulla Costituzione e sulla separazione dei poteri, sembrano così impotenti di fronte alla dura prova delle elezioni presidenziali del 2020. La profonda frustrazione e sfiducia nel sistema non possono essere dissipate dalle intimidazioni politiche o ignorando deliberatamente le accuse di irregolarità basate su prove tangibili. Molti americani sono profondamente preoccupati per il futuro degli Stati Uniti.

«Gli Stati Uniti sono in stato di guerra – dichiarava Bezmenov – Una guerra totale non dichiarata contro i principi di base e le fondamenta di questo sistema […] La bomba a orologeria sta ticchettando. Ogni secondo, il disastro si avvicina sempre più. A differenza mia, non avrete nessun posto dove disertare a meno che non vogliate vivere in Antartide con i pinguini. Questo è quanto. Questo è l’ultimo Paese di libertà e possibilità».

Come è possibile che gli Stati Uniti abbiano raggiunto questo punto quasi inconsapevolmente?

Il sentiero surrettizio dell’infiltrazione

Una volta il senatore americano Ted Cruz ha rilasciato alcuni commenti sulla prestigiosa facoltà di legge da lui frequentata: «C’erano più comunisti auto-dichiarati che repubblicani. […] Se chiedevi di votare per decidere se questa nazione dovesse diventare una nazione socialista, l’80 per cento della facoltà avrebbe votato sì e il 10 per cento avrebbe pensato che fosse una scelta troppo conservatrice».

Il libro Come lo spettro del comunismo controlla il nostro mondo offre un’analisi completa dell’infiltrazione nonviolenta del comunismo in Occidente. Nel 1884, un anno dopo la morte di Karl Marx, allo scopo di spingere gradualmente il mondo verso il comunismo è stata fondata la British Fabian Society: un’organizzazione che incoraggia i suoi membri a promuovere gli obiettivi del socialismo unendosi ad altre organizzazioni e ingraziandosi figure importanti, come ministri, alti funzionari, industriali, decani universitari e leader della Chiesa.
Da allora, molti intellettuali hanno cominciato ad accettare le idee comuniste o le loro varianti socialiste-fabianiste.

Il movimento di controcultura degli anni Sessanta ha prodotto un gran numero di giovani studenti contro la tradizione che sono stati pesantemente influenzati dal marxismo culturale e dalle teorie della scuola di Francoforte. Dopo la laurea, sono entrati nelle istituzioni con la maggiore influenza sulla società e sulla cultura, come le università, la stampa, le agenzie governative e le organizzazioni non profit. A guidarli lungo il percorso è stata soprattutto la teoria della ‘lunga marcia verso le istituzioni’ proposta dal marxista italiano Antonio Gramsci.

Questa ‘lunga marcia’ mirava ad alterare le più importanti tradizioni della civiltà occidentale. E come conseguenza, generazioni di giovani sono state indottrinate dall’ideologia comunista.

Perché gli intellettuali sono così inclini al comunismo?

Gli intellettuali tendono a farsi ingannare dalle ideologie radicali.

Questo fenomeno ha attirato l’attenzione degli studiosi: lo storico britannico Paul Johnson, per esempio, ha scoperto che gli intellettuali radicali generalmente condividono le fatali debolezze dell’arroganza e dell’egocentrismo.

Questa arroganza è palese in uno scritto del politico e critico d’arte francese del XIX secolo Jules-Antoine Castagnary: «Accanto al giardino divino dal quale sono stato espulso, erigerò un nuovo Eden […] Al suo ingresso, metterò in piedi il Progresso […] e metterò una spada fiammeggiante nella sua mano ed egli dirà a Dio: WNon entrerai qui”».

Il rapido progresso scientifico del XVIII secolo ha rafforzato notevolmente la fiducia dell’umanità nelle proprie capacità e ha alimentato la moda intellettuale del progressismo. La gente ha iniziato ad adorare la ragione umana invece di Dio. Si riteneva che la ragione fosse in grado di condurre le persone sulla via della felicità e della moralità. La gente voleva creare un’utopia, un ‘paradiso in terra’, che è l’idea essenziale del comunismo.

In qualità di ‘sacerdoti’ della scienza moderna, alcuni intellettuali credono di essere gli interpreti della verità, e che la loro causa sia talmente importante che nessun mezzo vada escluso se può aiutarli a raggiungere lo scopo. E questo ha causato un lungo fiume di sangue e di miseria.

Cosa si può fare?

Duecento anni di esperimenti guidati dall’orgoglio e dalla ragione umana hanno portato al declino della moralità e alla perdita delle decine di milioni di vite causate dalle devastazioni del comunismo.

Uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, John Adams, scriveva: «La nostra Costituzione è stata fatta solo per un popolo morale e religioso. È del tutto inadeguata al governo di qualsiasi altro» tipo di popolo. È interessante notare che uno spietato dittatore comunista, Joseph Stalin, ha riecheggiato quest’idea ma da un’altra prospettiva: «L’America è come un corpo sano e la sua resistenza è triplice: il suo patriottismo, la sua moralità e la sua vita spirituale. Se riusciamo a compromettere queste tre aree, l’America crollerà dall’interno».

È tempo per il popolo americano (e anche per il resto del mondo) di tornare a essere umili, di guardare dentro se stessi e seguire la vera saggezza delle rette tradizioni spirituali. Questa è l’unica soluzione.

 

Jean Chen è originario della Cina e scrive sotto uno pseudonimo per proteggere la sua famiglia in Cina.

Le opinioni espresse in questo articolo rappresentano il punto di vista dell’autore e non riflettono necessariamente quello di Epoch Times.

Articolo in inglese: Looking Through an Adversary’s Eyes: A KGB Agent’s Prophecy

 
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