Coronavirus, ‘chiuse’ Lombardia e 14 province del Nord

Per fronteggiare l'emergenza coronavirus Conte approva nuove misure che limitano al minimo gli spostamenti

ROMA  ̶  Il premier Giuseppe Conte ha ‘chiuso’ la Lombardia e altre 14 province di Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Marche. La misura precauzionale mira ad arginare la diffusione del coronavirus nel Paese.

Restano comunque delle restrizioni senza precedenti, che avranno un impatto su 16 milioni di persone; il vincolo di evitare ogni spostamento è valido fino al 3 aprile. Secondo le nuove misure infatti le persone non dovrebbero lasciare né entrare nelle zone rosse. Queste includono tutta la Lombardia, e altre 14 province del Nord tra cui Venezia, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Rimini.

Le regioni del Sud come Puglia, Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Abruzzo, dopo il nuovo decreto di Conte, dovranno inoltre mettere in quarantena chi viene dalle zone rosse.

Emergenza coronavirus, invito a evitare ogni spostamento

Conte nella notte ha però specificato che non è un vero e proprio divieto, poiché ci si potrà lo stesso spostare per lavoro, emergenze o motivi di salute: «Non ci saranno spostamenti in entrata e in uscita da quelle aree, né all’interno delle aree stesse, salvo che per motivi certificati di lavoro, emergenze o salute».
Ha aggiunto: «Dobbiamo limitare la diffusione del virus ed evitare che gli ospedali si affollino».

Secondo il decreto, tutti i musei, palestre, centri culturali, impianti sciistici e piscine saranno chiuse nelle zone rosse; inoltre è stato annullato il congedo per gli operatori sanitari, vista l’alta mole di lavoro negli ospedali. Si valuta anche lo stop della serie A.

Ristoranti e bar delle zone rosse potranno rimanere aperti dalle 6 del mattino fino alle 18, sempre e solo se possono garantire la distanza di sicurezza di almeno un metro.

Piazza del Duomo a Firenze. Non molte persone ai tavolini dopo l’emergenza coronavirus. (Jennifer Lorenzini/Reuters)

Il governo ha approvato il progetto poche ore dopo la notizia dell’incremento del numero dei casi di 1.200 persone nell’arco di 24 ore: il più grande aumento giornaliero dall’inizio dell’epidemia in Italia due settimane fa.

I decessi dovuti al virus sono al momento 233, mentre il numero di pazienti in terapia intensiva è salito a 567, con un aumento del 23 per cento rispetto al giorno precedente. Dei 5.883 italiani originariamente contagiati, 589 sono completamente guariti.

Le regioni di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto rappresentano l’85 per cento di tutti i casi e il 92 per cento dei decessi registrati.

Verso termine quarantena per 11 città del Nord

Conte ha dichiarato tuttavia che la quarantena per le zone originariamente infettate, che interessavano 11 città e che rappresentavano l’epicentro dell’epidemia, sta per essere revocata. Tuttavia, ha esortato chiunque abbia febbre a non lasciare la propria casa, anche se non sicuro di essere positivo al coronavirus.

Dalla politica arrivano però anche voci di dissenso verso le nuove misure, diffuse già dalla giornata di sabato prima dell’approvazione ufficiale del governo. Secondo il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, le misure «vanno nella giusta direzione», ma ma sono un «pasticcio».

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ha invece dichiarato: «Abbiamo visto queste misure all’ultimo minuto. Non abbiamo collaborato nell’elaborarle e ora ci viene chiesto di dare il nostro consenso quasi immediatamente. È letteralmente impossibile».

 

Articolo in inglese: Italy Orders Lockdown of Rich North to Try to Halt Coronavirus

 
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