Coronavirus, può sopravvivere tre ore nell’aria e tre giorni su certe superfici

Di Isabel van Brugen

Il nuovo coronavirus può rimanere attivo nell’aria fino a 3 ore, mentre su alcune superfici può sopravvivere fino a 3 giorni; questo è quanto emerso dagli ultimi studi in materia.

I ricercatori americani dei National Institutes of Health, dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), dell’Ucla e dell’Università di Princeton hanno però sottolineato nel loro ultimo studio, pubblicato mercoledì 11 marzo, che i risultati non dimostrano che qualcuno sia mai stato infettato attraverso la semplice diffusione del virus nell’aria o tramite il contatto con superfici contaminate.

«Non stiamo in alcun modo dicendo che stia avvenendo una trasmissione aerea del virus», ha dichiarato il leader dello studio Neeltje van Doremalen presso l’Istituto Nazionale delle Allergie e delle Malattie Infettive. Tuttavia, van Doremalen ha aggiunto che tale trasmissione è teoricamente possibile in quanto le ricerche suggeriscono che il virus rimane vivo per lunghi periodi nell’aria.

Il team ha usato un nebulizzatore per diffondere nell’aria tracce del nuovo coronavirus, al fine di ricreare quello che accade quando una persona infetta tossisce o diffonde il virus nell’aria in altri modi.

I risultati hanno indicato che a distanza di tre ore è ancora possibile rilevare tracce vitali del virus nell’aria, mentre sulle superfici in rame il virus ha resistito fino a quattro ore, e sul cartone è rimasto attivo fino a 24 ore dalla diffusione. Inoltre, lo studio ha rivelato che il virus può rimanere attivo per 2 o 3 giorni sulle superfici in plastica o acciaio inossidabile.

Tuttavia, i ricercatori hanno constatato che i risultati ottenuti dai test sono abbastanza simili a quelli dei test effettuati sul virus che ha scatenato l’epidemia di Sars del 2003; il che suggerisce che non sia la sua persistenza la causa della molto più ampia diffusione del nuovo coronavirus rispetto alla Sars.

I ricercatori hanno ipotizzato che la grande estensione dell’epidemia di coronavirus possa essere legata al fatto che i soggetti infetti possono «diffondere e trasmettere il virus anche in stato pre-sintomatico o asintomatico».

Secondo lo studio, altri fattori che probabilmente svolgono un ruolo importante «includono la quantità di virus necessaria per causare un’infezione, la stabilità del virus nel muco e fattori ambientali come la temperatura e l’umidità relativa».

I risultati non sono ancora stati esaminati da altri scienziati e sono stati pubblicati su un sito dove i ricercatori possono condividere rapidamente il loro lavoro prima della pubblicazione. Tuttavia, se venissero confermati, aggiungerebbero nuove evidenze correlabili all’ampia diffusione del virus all’interno delle comunità.

Julie Fischer, professore di microbiologia all’Università di Georgetown, ha descritto lo studio come un «lavoro solido» che risponde alle domande del pubblico e sottolinea l’importanza dei consigli sull’igiene che i funzionari della sanità pubblica stanno enfatizzando.

«Quello che dobbiamo fare è lavarci le mani, ed essere consapevoli che le persone infette possono contaminare le superfici», ha dichiarato la Fischer.

Dal canto suo, Van Doremalen ha suggerito che pulire le superfici con soluzioni contenenti candeggina diluita aumenti le probabilità di uccidere il virus.

L’ampia diffusione del nuovo coronavirus è stata classificata mercoledì come ‘pandemia globale’ dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che ha sollecitato un’azione aggressiva da parte di tutti i Paesi per contrastare la sua diffusione. Il virus, che causa la malattia denominata Covid-19, si è ormai diffuso rapidamente in tutta Europa, in Medio Oriente e in parte degli Stati Uniti.

Mentre la Cina, dove l’epidemia è iniziata, ha ancora di gran lunga il maggior numero di casi, con più di 80 mila infezioni dichiarate ufficialmente, l’Italia si trova al secondo posto con oltre 15 mila casi confermati, seguita dall’Iran dove le autorità locali parlano di 10 mila infezioni, poi c’è la Corea del Sud con oltre 7 mila e 800 casi confermati.

Mercoledì 11 marzo, il capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato: «Abbiamo chiesto quotidianamente che i Paesi intraprendessero azioni urgenti e aggressive. Abbiamo suonato forte e chiaro il campanello d’allarme».

«Tutti i Paesi possono ancora cambiare il corso di questa pandemia, se i Paesi individuano, testano, trattano, isolano, e mobilitano la propria gente a reagire. Siamo profondamente preoccupati dai livelli allarmanti della diffusione e della gravità, come anche dagli allarmanti livelli di inazione».

L’11 marzo il presidente americano Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti imporranno un divieto di viaggio di 30 giorni per i viaggiatori provenienti dall’Europa, a fronte delle preoccupazioni legate al coronavirus.

Il divieto entrerà in vigore venerdì a mezzanotte ed esclude i Paesi non Schengen come il Regno Unito e l’Irlanda, nonché gli americani che devono rientrare e hanno effettuato gli «appropriati controlli» per il virus.

 

Articolo in inglese: Coronavirus Can Survive in Air for 3 Hours, on Surfaces for up to 3 Days: Study

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