Il piano dettagliato della Cina per sconfiggere gli Stati Uniti, punto per punto

Di Nicole Hao e Cathy He

Un eminente professore cinese – nonché consigliere del Partito Comunista Cinese – ha tracciato un piano completo affinché il regime comunista possa rimpiazzare gli Stati Uniti come superpotenza mondiale.

L’articolata strategia del professore coinvolge una serie di azioni maligne per sovvertire gli Stati Uniti e rafforzare il regime cinese. Queste includono: interferire nelle elezioni americane, controllare il mercato americano, coltivare nemici globali che disturbino gli Stati Uniti, rubare la tecnologia americana, espandere il territorio cinese e influenzare le organizzazioni internazionali.

Il piano è stato esposto in dettaglio da Jin Canrong, professore e decano associato della Scuola di Studi Internazionali presso la Renmin University of China di Pechino, in un discorso del luglio 2016 sulla ‘Filosofia strategica sino-statunitense’ tenuto in due giornate al Southern Club Hotel Business Class nella città di Guangzhou, nel sud della Cina.

«Vogliamo essere il leader mondiale», ha dichiarato Jin, spiegando il desiderio del leader cinese Xi Jinping per un «rinvigorimento nazionale» del Paese.

Soprannominato ‘maestro di Stato’ nell’internet cinese, Jin è un eminente studioso noto per la sua feroce retorica anti-americana. Nonché un consigliere di due potenti organi del Pcc, il Dipartimento dell’Organizzazione e il Dipartimento del Lavoro del Fronte Unito, sebbene non sia chiaro quanto sia effettivamente vicino a Xi Jinping.

Indebolire gli Stati Uniti

La strategia per rimpiazzare gli Stati Uniti è formata da due grandi componenti: indebolire l’America attraverso fattori interni ed esteri, e al contempo rafforzare il potere economico, militare e diplomatico del regime cinese.

Usando una metafora aziendale per illustrare la dinamica Usa-Cina, Jin ha paragonato gli Stati Uniti al presidente di un’azienda, e la Cina a un vicepresidente che vuole ottenere il posto più alto: «Gli Stati Uniti sono un uomo di mezza età, che è di bell’aspetto, ha forti capacità e il sostegno della maggior parte dei dipendenti».

«[Per sostituirlo, ndr], dobbiamo innanzitutto creare le condizioni per rendere più facile che gli Stati Uniti commettano errori. Secondo, dovremmo renderli il più occupati possibile [ad affrontare i problemi, ndr], al punto che si sentiranno depressi e vorranno rinunciare. Terzo, dovremmo intrecciarci con gli Stati Uniti, in modo che non possano attaccarci».

Jin ha dichiarato che il Pcc stava studiando vari modi per indebolire gli Stati Uniti, che ha descritto come un compito «molto difficile». Il professore ha quindi offerto quattro tattiche pratiche.

1. Manipolare le elezioni

Jin ha suggerito che il Pcc dovrebbe interferire nelle elezioni americane per portare i candidati pro-Pechino al potere. E ha indicato le elezioni per i seggi alla Camera dei Rappresentanti come un bersaglio facile.

«Il governo cinese vuole organizzare investimenti cinesi in ogni singolo distretto congressuale per controllare migliaia di elettori in ogni distretto», ha spiegato Jin.

Lo ‘studioso’ ha quindi sottolineato che con una popolazione (all’epoca) di circa 312 milioni di persone sparse in 435 distretti congressuali, ciascun distretto ha circa 750 mila residenti.

«Il tasso di voto negli Stati Uniti è di circa il 30%, il che significa che circa 200 mila residenti in ogni distretto congressuale votano per il rappresentante di quel distretto. Normalmente la differenza di voti tra due candidati è di 10 mila voti o meno. Se la Cina ha migliaia di voti a disposizione, la Cina sarà il capo dei candidati».

Jin ha quindi aggiunto che la Cina ambiva a controllare perlomeno la Camera dei Rappresentanti: «Lo scenario migliore è che la Cina possa comprare gli Stati Uniti, e trasformare la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti nel secondo comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo», ha dichiarato riferendosi al comitato che supervisiona il Parlamento fantoccio di Pechino.

2. Controllare il mercato statunitense

Aumentare gli investimenti cinesi negli Stati Uniti è un altro modo per esercitare influenza nel sistema politico del Paese, ha affermato Jin, facendo notare che questa tattica ha il vantaggio aggiunto di arricchire gli uomini d’affari cinesi e il Pcc.

Una nave container ormeggiata al porto di Qingdao, nella provincia orientale cinese dello Shandong, il 17 maggio 2019. (STR/AFP/Getty Images)

«Le opportunità di investimento negli Stati Uniti sono relativamente buone. Il mercato statunitense è aperto, più aperto di quello giapponese ed europeo», ha dichiarato, aggiungendo che i suoi vantaggi includono la sua dimensione, la trasparenza e la stabilità.

Secondo l’esperto, il regime cinese vuole che gli uomini d’affari cinesi controllino il mercato statunitense e che sviluppino le loro attività nel Paese.

Per raggiungere questo obiettivo, il regime cinese ha cercato di negoziare con Washington il Trattato bilaterale d’investimento Usa-Cina (Bit). L’accordo è stato attivamente negoziato durante il decennio precedente al 2017, ma è precipitato durante il governo del presidente Donald Trump.

Alcune aziende statunitensi che desiderano entrare nel mercato cinese e il Consiglio d’affari Usa-Cina hanno sostenuto la firma del Bit.

3. Alimentare i nemici degli Stati Uniti

Jin ha dichiarato che il «compito strategico» del Pcc consiste nel garantire che gli Stati Uniti abbiano non meno di quattro nemici.

Secondo Jin, i quattro nemici sono necessari per spremere le risorse degli Stati Uniti e al contempo impantanare il governo in dibattiti interni su quale minaccia debba avere la priorità.

Per esempio, prima della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti avevano due avversari, la Germania nazista e l’Unione Sovietica, ha spiegato il professore, e «gli americani hanno discusso più e più volte su chi fosse la vera minaccia. Se gli Stati Uniti hanno quattro nemici, perderanno totalmente la direzione».

Analizzando la situazione al 2016, Jin ha concluso che gli Stati Uniti avevano solo tre avversari: «Il terrorismo è sicuramente un nemico degli Stati Uniti. La Russia sembra un altro […] Sicuramente, gli Stati Uniti ci trattano come un concorrente […] Non è abbastanza».

Il professore ha dichiarato che negli ultimi anni, il Pcc ha cercato di trasformare il Brasile in un avversario degli Stati Uniti, ma non ha avuto successo perché il Brasile «non voleva essere valorizzato».

Ha affermato che il Pcc ha effettuato molti investimenti in Brasile nel tentativo di ottenere il suo sostegno su questioni globali, incluse le prese di posizione contro gli Stati Uniti. Xi ha visitato il Brasile nel 2014 e aveva accettato di investire in infrastrutture nella regione occidentale del Paese, così come in una ferrovia per collegare i porti del Brasile e del Perù.

Tuttavia, Jin ha dichiarato che in seguito il regime cinese ha rinunciato a questo approccio e sta cercando un altro ‘valido’ candidato da trasformare in un avversario degli Stati Uniti.

4. Causare problemi internazionali agli Stati Uniti

Secondo Jin, il regime cinese ha un vantaggio strategico a causa del ruolo degli Stati Uniti come leader globale: ogni volta che c’è una crisi nel mondo, gli Stati Uniti dovranno intervenire per mantenere la stabilità globale, il che a sua volta prosciuga le risorse degli Stati Uniti e distoglie la loro attenzione dalla Cina.

Come esempi, ha citato le guerre in Afghanistan e in Iraq, che ha descritto come sforzi «del tutto non validi dal punto di vista strategico» che sono costati agli Stati Uniti «6 mila miliardi di dollari e 10 mila vite di soldati».

Come risultato, gli Stati Uniti «hanno sprecato dieci anni [senza essere consapevoli dello sviluppo della Cina, ndr], e hanno lasciato che la Cina diventasse grande».

Un’altra possibile tattica è quella di vendere i titoli del Tesoro Usa posseduti dal Pcc per scatenare una crisi del debito, ha affermato. Di fatto, secondo il Tesoro degli Stati Uniti, la Cina detiene attualmente quasi mille e cento miliardi di dollari in titoli del Tesoro degli Stati Uniti.

Infine, secondo Jin, anche impegnarsi in lunghi negoziati con gli Stati Uniti è una strategia efficace per impantanare la superpotenza, dando al regime il tempo di concentrarsi sul proprio sviluppo. Durante tali negoziati, gli Stati Uniti non intraprendono azioni punitive contro il Pcc, come le sanzioni, e concentrano invece le loro energie sulla preparazione e lo svolgimento dei colloqui. Nel frattempo, il regime cinese, che non ha alcuna intenzione di negoziare in buona fede, userà il respiro datogli nel corso dei negoziati per solidificare il suo potere sia dentro che fuori la Cina.

In effetti, l’ex vice consigliere per la sicurezza nazionale Matthew Pottinger, a febbraio, ha messo in guardia il nuovo governo statunitense dalle «trappole negoziali» del Pcc. Pottinger ha dichiarato che anni di continui dialoghi formali tra le due parti, come il «Dialogo economico strategico» hanno permesso al regime di «guadagnare tempo» e continuare impunemente i suoi assalti economici agli Stati Uniti.

Rafforzare il regime cinese

Il primo jet di linea per passeggeri di grandi dimensioni sviluppato in Cina, il C919, viene presentato dopo essere uscito dalla linea di produzione della Shanghai Aircraft Manufacturing Co. a Shanghai, Cina, il 2 novembre 2015. (VCG/VCG via Getty Images)

Durante il suo discorso, Jin ha precisato che il regime cinese ha fatto grande affidamento sugli investimenti e il commercio con gli Stati Uniti per stimolare il proprio sviluppo economico nel corso degli ultimi 40 anni. Ha quindi tracciato quattro approcci per espandere ulteriormente il potere economico e politico del Pcc in patria e all’estero.

1. Rubare la tecnologia statunitense

Il professore ha ammesso che il Pcc è stato dipendente dalla tecnologia americana rubata per alimentare la sua crescita: «L’industria cinese ha una grande produzione, ma manca di certe tecnologie. Negli ultimi 30 anni, abbiamo comprato tecnologia, di cui il 46% dalla Germania. Gli Stati Uniti hanno la migliore tecnologia, ma non ce la vendono».

«Gli americani pensano che gli hacker cinesi rubino molte delle loro cose. Questo può benissimo essere vero». Jin ha addirittura aggiunto che la tecnologia chiave per il jet da combattimento cinese J-20 e il missile balistico intercontinentale DF-41 è stata rubata dagli Stati Uniti.

Inoltre, il regime è desideroso di mettere le mani sulla tecnologia spaziale americana.

Nel giugno 2016, il razzo cinese Long March 7 ha inviato nello spazio un satellite di pulizia dei detriti orbitali denominato Aolong-1. Pechino ha sostenuto che Aolong-1 abbia semplicemente riportato i detriti spaziali sulla terra, ma Jin ha suggerito che il satellite avesse un’altra missione.

«Gli Stati Uniti hanno detto che stava raccogliendo i satelliti americani e per riportarli in Cina – ha detto Jin – Possiamo smontare i satelliti [americani, ndr] e riassemblarli in quelli cinesi».

2. Espandere il territorio del regime

Secondo l’accademico cinese, il regime comunista occuperà l’intero Mar Cinese Meridionale e l’isola di Taiwan nel prossimo futuro.

Di fatto, il Pcc rivendica il dominio di quasi tutto il Mar Cinese Meridionale, nonostante una sentenza del 2016 di un tribunale internazionale abbia stabilito che le sue rivendicazioni territoriali sono illegittime. Anche le Filippine, il Vietnam, la Malesia, il Brunei e Taiwan hanno rivendicazioni contrastanti nella regione. Sede di ricche zone di pesca e di risorse naturali potenzialmente preziose, il Mar Cinese Meridionale è anche una delle principali rotte di navigazione al mondo.

Dal canto suo, Pechino ha tentato di rafforzare le proprie rivendicazioni nelle vie d’acqua strategiche costruendo isole artificiali nella zona e avamposti militari sopra di esse. «In un anno e mezzo [nel 2013 e 2014 sotto l’amministrazione di Xi, ndr], la Cina ha creato più di 3.200 acri [1294 ettari, ndt] di territorio. Gli altri quattro Stati contendenti hanno creato appena 100 acri in 45 anni», ha dichiarato Jin. E secondo lo studioso, il Pcc continuerà a creare territori artificiali nel Mar Cinese Meridionale.

Una delle isole artificiali cinesi nel Mar Cinese Meridionale, 21 maggio 2015. (Marina degli Stati Uniti/Handout via Reuters)

Nel suo discorso, si è anche vantato del successo del regime nello strappare il controllo di Scarborough Shoal alle Filippine nel 2012, con l’aiuto di pescherecci cinesi e navi della guardia costiera.

«Anche se le Filippine vogliono che gli Stati Uniti prendano il controllo delle scogliere [nel Mar Cinese Meridionale, ndr], gli Stati Uniti non possono sorvegliarle – ha dichiarato Jin – Se gli Stati Uniti posizionano lì una portaerei, la Cina può semplicemente inviare 2 mila pescherecci e circondare la portaerei. Allora la portaerei non oserà sparare ai pescherecci».

In relazione a Taiwan, il Pcc ha vari modi per portare l’isola democratica sotto il suo controllo, secondo Jin. Il regime considera da sempre l’isola autogovernata come parte del suo territorio e ha giurato che porterà Taiwan sotto il suo dominio con la forza, se necessario. Per esempio, il regime potrebbe corrompere i politici taiwanesi, vietare il commercio e il turismo dalla Cina, convincere i pochi Paesi rimasti che riconoscono diplomaticamente Taiwan a passare dalla parte della Cina, bloccando la partecipazione di Taiwan alle organizzazioni internazionali e alle riunioni, e assassinando alcuni taiwanesi per instillare paura tra la popolazione.

3. Accrescere l’influenza globale con progetti guidati dal Partito

La strategia di Xi per rafforzare il potere globale del regime ha due pilastri, secondo Jin. Uno è la Belt and Road Initiative (Bri) [nota in Italia come la Nuova Via della Seta, ndt], l’altro è la Free Trade Area of the Asia-Pacific (Ftaap).

La Bri, precedentemente nota come One Belt One Road, è una massiccia strategia di investimento globale lanciata dal Pcc nel 2013, volta a rafforzare l’influenza economica e politica del regime in Asia, Europa, Africa e Sud America. Il progetto prevede investimenti in infrastrutture e progetti per lo sfruttamento delle risorse naturali in molti Paesi. È stato criticato dagli Stati Uniti e da altri governi come un esempio di diplomazia della ‘trappola del debito’, che appesantisce i Paesi in via di sviluppo con oneri di debito insostenibili, permettendo così al regime di esportare la sua tecnologia e la sua governance all’estero.

«Lo scopo ultimo della Bri [Nuova Via della Seta, ndt] è quello di fare squadra con la potenza industriale della Germania. Allora non ci sarà posizione per gli Stati Uniti nel campo da gioco industriale del mondo», ha detto Jin.

Allo stesso modo, l’accademico del Pcc ha dichiarato che il Ftaap, un accordo di libero scambio proposto tra 21 Paesi dell’Asia-Pacifico, aprirebbe un condotto di influenza per il Pcc nella regione.

Il professore ritiene inoltre che le banche di sviluppo sostenute dalla Cina, la Nuova Banca di Sviluppo e la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture, lavorino a vantaggio di Pechino, poiché i Paesi che ricevono prestiti dalle banche diventano vincolati al regime.

«Stiamo costruendo la nostra cerchia di amici nel mondo. Saremo più potenti degli Stati Uniti con più amici – ha dichiarato – Allora potremo dire agli Stati Uniti che siamo l’unico rappresentante del mondo».

4. Influenzare le organizzazioni internazionali

Jin ha infine esposto il piano del Pcc per esercitare una maggiore influenza sugli organismi globali come le Nazioni Unite, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Interpol, il Fondo Monetario Internazionale, il Comitato Olimpico Internazionale e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.

L’obiettivo del regime cinese è che «tutte queste organizzazioni internazionali siano controllate dalla Cina. Possiamo nominare qualcuno che parli cinese [che rappresenta la Cina, ndr] come loro leader».

Il candidato cinese alla guida dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) Qu Dongyu si rivolge ai membri e ai delegati della Fao durante l’assemblea plenaria per l’elezione del nuovo direttore generale della Fao, nel quartier generale della Fao a Roma. il 22 giugno 2019. (Vincenzo Pinto/ AFP via Getty Images)

Jin ha quindi sottolineato che Xi è diverso dai suoi predecessori nelle sue ambizioni. Questo perché i precedenti leader del Pcc, come Deng Xiaoping, Jiang Zemin e Hu Jintao, hanno lavorato duramente per sviluppare il potere del regime ma non hanno avuto il coraggio di usarlo: «Non importa quanto potere tu abbia, non è niente se non hai il coraggio di usarlo. Il presidente Xi osa usarlo. Hanno il potere, osano usare quel potere, e tutti i suoi attacchi fanno sanguinare l’altra parte».

Le ambizioni di Xi, tuttavia, non possono essere rivelate al mondo esterno, ha dichiarato il professore.

Quando Xi ha preso il potere nel 2012, ha esortato il Paese a realizzare il ‘sogno cinese’. Questo significava ufficialmente diventare un Paese «moderatamente benestante» entro il 2021, e poi un «Paese socialista forte, democratico, civilizzato, armonioso e moderno» entro il 2049.

Jin ha comunque spiegato che l’obiettivo di Xi è in realtà quello di sostituire gli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale entro il 2049.

«Il Ministero degli Esteri continua a dire che la Cina ama la pace. Ma nessun giornalista alle conferenze stampa ci crede», ha dichiarato il professore.

 

Articolo in inglese: CCP Adviser Outlined Detailed Plan to Defeat US, Including Manipulating Elections

 
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