Con Trump, l’economia ha «frantumato» tutte le previsioni negative

«In soli tre brevi anni, abbiamo frantumato la mentalità del declino americano, e respinto il ridimensionamento del destino dell’America». Così il comunicato del presidente Trump dopo la pubblicazione del Rapporto Economico del Presidente sullo stato annuale dell’economia degli Usa.

Tra i risultati di Trump, il più basso tasso di disoccupazione in mezzo secolo e la crescita reale del prodotto interno lordo (Pil) «che ogni anno ha superato le previsioni del Congresso di bilancio (Cbo)».

I risultati, identificati come «storici», comprendono anche cinque milioni di posti di lavoro in più rispetto alle previsioni del Cbo prima delle elezioni del 2016, e un tasso di disoccupazione inferiore di 1,4 punti percentuali.

Il presidente Donald Trump parla alla H&K Equipment di Coraopolis, Penn., il 18 gennaio 2018. (Charlotte CuthbertsonThe Epoch Times)

Tomas Philipson, presidente ad interim e vicepresidente del Consiglio dei Consulenti Economici della Casa Bianca, ha presentato il rapporto in una conferenza stampa del 20 febbraio, commentando che «l’economia statunitense continua ad avanzare oltre le aspettative pre-elettorali del 2016, offrendo guadagni inclusivi alle famiglie americane».

In contrasto con chi affermava che i tagli fiscali di Trump avrebbero favorito in modo sproporzionato i ricchi americani, Philipson fa inoltre notare che c’è stata una riduzione dei tassi di povertà, da record, per gli afroamericani e gli ispanici, oltre a una crescita salariale più rapida per il 10 per cento dei lavoratori meno abbienti, rispetto a quella del 10 per cento dei più ricchi.

Il Consiglio dei Consulenti Economici ha dichiarato: «Dalla storica riforma fiscale del presidente Trump, i redditi più bassi hanno giovato di guadagni più rapidi rispetto a tutti gli altri gruppi di reddito; la ricchezza netta detenuta dalla metà inferiore delle famiglie è cresciuta del 47 per cento: più di tre volte il tasso di aumento per il primo 1 per cento delle famiglie».

«Questi risultati non sono stati ottenuti per caso – ha scritto Trump in una lettera di presentazione del rapporto – Al contrario, sono stati sostenuti dai nostri pilastri fondamentali per la crescita economica che hanno messo gli americani al primo posto, tra cui i tagli alle tasse, la deregolamentazione, l’indipendenza energetica e la rinegoziazione commerciale».

Rottura con il passato

Philipson afferma che con Trump l’economia ha interrotto e invertito il trend economico passato in diversi modi e che «l’economia attuale non è un proseguimento dell’espansione dopo la Grande Recessione», ovvero della grande crisi finanziaria del 2009.

L’economia statunitense è ora al suo undicesimo anno di un boom da record. L’espansione economica post-crisi è iniziata sotto la precedente amministrazione, con il Pil reale che ha seguito essenzialmente una linea di tendenza costante e in crescita; questo suggerirebbe una sostanziale continuità dell’impatto politico, se non delle politiche stesse.

Il prodotto Interno Lordo (Pil) reale degli Stati Uniti, Tasso annuo destagionalizzato, recuperato da Fred il 20 febbraio 2020. (Fred)

Tuttavia, secondo Philipson questa interpretazione non tiene conto di una serie di fattori, come il fatto che l’economia di Trump abbia dovuto affrontare i venti contrari della politica monetaria, mentre l’amministrazione Obama ha usufruito di un rialzo dei tassi vicini allo zero. Un altro aspetto che differenzia la crescita sotto Trump, è che i cicli economici tendono a mostrarsi più vigorosi ‘da giovani’, ma con un tasso di crescita medio o a fine ciclo, diventa più difficile.

Philipson ha spiegato che «in genere, le economie crescono più velocemente dopo una recessione, per poi rallentare, in particolare in una recessione indotta dai mercati finanziari, come nel caso della grande recessione. L’espansione attuale differisce da questo, poiché la crescita ha accelerato successivamente nell’espansione, nonostante la politica monetaria sia stata molto più limitata nell’ultima parte dell’espansione», con i nove aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed tra il 2015-2018, che per definizione hanno un effetto di raffreddamento sulla crescita.

Grafico che mostra il Federal Funds rate, o il tasso d’interesse di riferimento che la sua politica monetaria cerca di influenzare. (Per gentile concessione di Nick ReeceMerk Investments)

Il Consigliere della Casa Bianca ha ulteriormente insistito che sotto l’attuale amministrazione, l’economia ha superato una serie di previsioni economiche post-2016, presentate dalla Cbo, citando come esempio un numero totale di posti di lavoro non agricoli che è 3,5 volte superiore alle stime: «Fondamentalmente con Trump l’economia ha infranto queste previsioni in ogni campo, in termini di nuovi posti di lavoro, Pil, salari, disoccupazione e così via».

 

La performance economica effettiva e quella prevista durante l’amministrazione Trump, in una serie di settori. (Consiglio dei Consulenti Economici, Bea, Cbo)

Il Consiglio dei Consulenti Economici ha dichiarato: «Nonostante la notevole svolta, alcuni sostengono falsamente che il presidente Trump abbia semplicemente ereditato l’economia storicamente forte di oggi. Come dimostra la pubblicazione odierna del rapporto economico 2020 del presidente, gli impressionanti guadagni economici sotto il presidente Trump superano di gran lunga le previsioni di prima delle elezioni del 2016 e i risultati della precedente parte dell’espansione».

Alan Tonelson, un esperto di commercio che ha fondato il blog di politica pubblica RealityChek, relatore in numerose conferenze sulla politica commerciale ed economica, ha detto a Epoch Times che un altro modo in cui l’espansione economica di Trump si differenzia da quella del suo predecessore, è che il miliardario ha prodotto una crescita significativa riducendo il deficit commerciale: «Un modo significativo nella quale l’espansione di Trump differisce dal quella di Obama, è che la prima ha generato crescita, frenando l’aumento del deficit commerciale, compresa la parte del deficit più influenzata dai flussi commerciali (il deficit delle merci non petrolifere). Quindi, in questo senso, la crescita degli Stati Uniti sta iniziando a diventare più autosufficiente, cosa che considero un grande vantaggio, ma di cui la maggior parte degli economisti non si preoccupa minimamente (anche alla luce di tutte le preoccupazioni espresse sull’effetto coronavirus dovuto all’eccessiva concentrazione dell’attività economica globale in Cina)».

L’economista ha fornito dati che mostrano un confronto parallelo tra la crescita del Pil e l’espansione del deficit commerciale, insieme con un confronto tra i due, spiegando che sotto Trump, «la crescita dell’economia è stata accompagnata da aumenti significativamente più lenti nella parte del deficit commerciale più fortemente influenzata dalle decisioni di politica commerciale».

Tonelson afferma che questo fenomeno può essere interpretato come «una crescita più autosufficiente a livello nazionale (non è un piccolo risultato, in un mondo ancora pericoloso), più sana e quindi più sostenibile».

 

Grafico che mostra il confronto e la crescita del deficit commerciale e di quella del Pil (Per gentile concessione di Alan Tonelson)

Secondo il Consiglio dei Consulenti Economici, la reale produzione economica degli Stati Uniti dovrebbe crescere del 3,1% nei quattro trimestri del 2020, e a un ritmo medio annuo del 2,9% tra il 2019 e il 2030.

 

Articolo in inglese: White House Releases Economic Report, Says Trump Economy ‘Has Shattered’ Downbeat Projections

 

 
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