«Come un animale»: Wang descrive i 700 giorni di detenzione in un campo di lavoro cinese

Di Rita Li

Quasi due decenni fa, Wang Ying è stata condannata a due anni di lavori forzati perché nel suo bagaglio sul treno per tornare a casa, aveva due libri.

«Fammi vedere il tuo biglietto. […] Qual è il tuo bagaglio?», le ha chiesto un agente che le si è avvicinato la mattina del 3 ottobre 2002, cercando di scoprire la sua identità, dopo che si era insospettito vedendo che il suo compagno di viaggio era seduto a gambe incrociate.

L’agente ha finito per trovare due libri del Falun Gong, milioni dei quali erano già stati bruciati o cestinati su ordine del Partito Comunista Cinese (Pcc).

Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una pratica spirituale che ha avuto origine in Cina, e comprende cinque esercizi a movimenti lenti, tra cui uno a meditazione,  e degli insegnamenti morali basati sui principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Secondo dati dell’epoca, nel 1999 era praticato da 70-100 milioni di persone in Cina, ma in seguito è stato brutalmente soppresso dal regime cinese che si sentiva minacciato dalla sua crescente popolarità. Il Falun Dafa Information Center riporta che dal luglio 1999, milioni di persone sono state incarcerate all’interno di prigioni, campi di lavoro e altre strutture.

Con l’inizio della persecuzione, Wang, un’insegnante universitaria che praticava il Falun Gong dal 1996, era stata costretta a lasciare la sua casa di Pechino e il suo giovane figlio nel 2001, dopo che le autorità avevano minacciato di mandarla in un cosiddetto ‘centro di lavaggio del cervello’ (una struttura dedita alle torture psicologiche).

Non vedendo suo figlio da più di un anno, Wang ha deciso quindi di riunirsi alla sua famiglia a Pechino. Tuttavia, la polizia locale l’ha arrestata e trattenuta subito dopo che il treno è arrivato in città.

Dopodiché a suo figlio di quattro anni è stato detto: «La mamma è in viaggio d’affari». Tuttavia, era ancora difficile per lui capire perché i suoi compagni di gioco all’asilo avessero delle madri che andavano a prenderli dopo la scuola, mentre lui aveva solo i nonni. «Quando sono tornata [dopo essere stata rilasciata dalla prigione, ndr], mio ​​figlio mi seguiva ovunque andassi, ma non mi ha chiamato ‘mamma’, nemmeno una volta. Non era più abituato a farlo», ha raccontato Wang, che ora risiede in Australia.

‘Non sei un umano’

Wang racconta che è stata separata dai suoi cari per più di 700 giorni. Il tempo trascorreva durante la prigionia. «Non sei nemmeno un umano. Sei come un animale».

Il 23 novembre 2002, dopo la condanna, Wang è stata accompagnata al dipartimento di spedizione dal centro di detenzione, dove erano tenuti i detenuti prima di essere mandati in diversi campi di lavoro. All’arrivo, è stata costretta ad accovacciarsi di fronte al muro per un lungo periodo ed è stata soggetta a una perquisizione umiliante da parte delle guardie carcerarie.

«Prima del pasto, devi cantare una canzone per ringraziare il Partito Comunista, poi prendere una ciotola e accovacciarti, aspettando di essere servita».

«Mentre cammini, devi tenere la testa bassa e dirigerti lungo il muro laterale, non al centro. Questa è la loro regola». Quando passavano davanti alle guardie, i detenuti dovevano fermarsi e dire: «Saluti, capitano».

«C’è stato un momento in cui ho dimenticato di fermarmi. Di conseguenza sono stata punita a inginocchiarmi sul pavimento e copiare le regole del campo su una piccola panchina di ferro».

Pagata un centesimo al giorno

Nel gennaio 2003 è stata mandata al campo di lavoro femminile di Pechino.

Costruito nell’ottobre 1999, il campo conteneva solo 100-200 persone, principalmente tossicodipendenti e prostitute, ma dal luglio 2000, all’indomani della persecuzione del Falun Gong, il numero di detenuti è salito a quasi 1.500. Sei su un totale di sette unità erano dedicate alla persecuzione del Falun Gong, secondo Minghui, un sito web con sede negli Stati Uniti che documenta la persecuzione.

Per mesi, Wang è stata costretta a lavorare a maglia dalle 6:00 alle 21:00 quasi tutti i giorni, per fare guanti, maglioni e cappelli, per l’esportazione. A volte non le era permesso dormire fino a quando non avesse finito il lavoro.

Questi ordini sono stati effettuati da società cinesi, che hanno subappaltato i campi di lavoro a basso prezzo per realizzare cospicui profitti.

Wang ha impiegato un’intera giornata per lavorare a maglia un paio di guanti, ma la paga era solo di un centesimo al paio. «Il governo ti paga», le disse un ufficiale del campo. «Dovresti esserne grata. Potremmo non pagarti nulla». Dopo il suo rilascio nell’agosto 2004, Wang ha ricevuto un messaggio dal campo che la invitava a ritirare lo stipendio non pagato: 10 centesimi in totale.

Oltre a produrre beni economici, tutti i prigionieri indipendentemente dall’età, dovevano svolgere la quantità necessaria di lavoro agricolo, inclusa la costruzione di serre, lo sgombero dei terreni agricoli incolti, il diserbo e la concimazione.

Di solito i detenuti non avevano acqua calda per lavarsi, ma solo un asciugamano bagnato per pulire il corpo. A Wang è stato permesso di fare la doccia una volta ogni uno o due mesi.

Wang ha raccontato che era in grado di perseverare attraverso il suo dolore fisico mantenendo la sua fede.

Tormento psicologico

Fu l’infinito tormento mentale, piuttosto che lo sforzo fisico, che portò Wang sull’orlo del baratro. «Distruggerti e quindi [costringerti a, ndr] rinunciare. Questo è il loro scopo nel “trasformarti”», ha spiegato.

«Trasformare» è un termine usato dal Pcc, che implica il costringere i praticanti del Falun Gong a rinunciare al loro credo attraverso minacce, torture e lavaggio del cervello. Nondimeno, molti praticanti prigionieri sono stati costretti a scrivere dichiarazioni di «trasformazione» in cui affermano di rinunciare alle loro convinzioni.

Wang spiega che un leader del campo di lavoro che riesce a «trasformare» un gran numero di praticanti sarà considerato un «lavoratore modello», una designazione direttamente collegata a bonus e opportunità di promozione.

Per raggiungere un «tasso di trasformazione del 100%», il campo di lavoro mira a distruggere la fede dei praticanti e il loro spirito.

Quando è arrivata per la prima volta al campo non le è stato permesso di dormire per più di una settimana. È stata costretta a stare seduta immobile su un piccolo sgabello in una cella della prigione per 24 ore al giorno, mentre un prigioniero stava di guardia: «L’unica volta che ho potuto alzarmi è stato quando sono andata in bagno sotto la sorveglianza di una guardia».

Una volta esaurita la forza di volontà di una vittima, i praticanti vengono costretti a firmare le cosiddette «tre dichiarazioni» per rinunciare alla loro fede: una dichiarazione di garanzia, una di pentimento e una di rinuncia. Eppure non finisce lì: «Pensi che sia finita, ma è appena iniziata», spiega Wang.

Anche lei alla fine ha firmato le dichiarazioni, ed è stata avviata a una nuova fase chiamata «rieducazione», dove i praticanti sono costretti a partecipare a sessioni di lavaggio del cervello, a guardare video di propaganda, scrivere «diari del pensiero» che riflettono i loro stati d’animo, e recidere mentalmente la loro relazione con il Falun Gong, calunniando e diffamando la pratica e il suo fondatore. Questo processo veniva video-registrato per poi essere usato nella futura propaganda del Pcc.

«Maledire e calunniare [la tua fede, ndr] più e più volte ha causato molta sofferenza [tra i detenuti, ndr]», ha detto Wang, aggiungendo che ha visto molti praticanti finiti per soffrire di disturbi mentali.

‘Morte spirituale’

L’esperienza di Wang le ha aperto gli occhi sulla tragedia che colpisce qualcuno quando è costretto a tradire la propria coscienza, sottolineando che la «morte spirituale» è fatale per gli esseri umani.

Molti praticanti che si sono «trasformati» sono stati costretti a mentire e persino a picchiare gli amici praticanti per dimostrare che avevano rinunciato completamente al Falun Gong.

«Più duramente hai maledetto, meglio sei stata ‘trasformata’». Lo scopo di questa crudeltà era di «fare a pezzi una persona spiritualmente. Sai che [la pratica, ndr] è buona, ma sei costretta a mentire contro il tuo cuore» e alla fine, alcune persone finiscono per diventare «bifronti».

Wang Ying e suo figlio si uniscono alla celebrazione della Giornata mondiale della Falun Dafa dopo essere fuggiti in Australia. (Gentile concessione di Wang Ying)

Wang che è fuggita in Australia con suo figlio il 26 gennaio 2008, racconta che la prima volta che si è unita agli esercizi di gruppo con i praticanti del Falun Gong locali in un giardino all’aperto, si è commossa fino alle lacrime. «Non lo vedresti affatto [nella Cina continentale, ndr]. Mio figlio è diventato estroverso», ha detto sorridendo. «Amava molto le sue nuove uniformi scolastiche».

 

Articolo in inglese: ‘Like an Animal’: Mother Describes 700 Days Detained in a Chinese Labor Camp Over Her Faith



 
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